Post-moderno

Se la società moderna è stata caratterizzata dalle conquiste della borghesia, dal crollo della nobiltà e dall’universalizzazione dei diritti umani, l’epoca del post-moderno ha fatto calare la maschera alla borghesia. Non più un ceto benevolo, paladino dei diritti, del suffragio universale, delle strutture rappresentative, ma un ceto mercante. Come tale, la borghesia ha spinto all’eccesso la propria volontà di mercificare qualsiasi cosa, per trarne profitto.

Peccato che nel mercificare tutto, si è finito per farlo pure con l’essere, divenuto avere. Così, a differenza delle civiltà che ci hanno preceduto, quella odierna è caratterizzata dal consumo, dal desiderio di avere, dalla nevrosi generata dal non avere o dall’avere troppo.

Si finisce per fare un percorso in catene immaginifiche, come tanti schiavi, in apparente libertà, sospinti dal desiderio di possedere e dal vivere tra le illusioni del futuro e i ricordi di quanto fosse bello il passato. Ci si dimentica, così, dell’oggi, dell’essere e delle emozioni. Si finisce, insomma, per impedire il progresso a tutto vantaggio dello sviluppo. Ma il progresso non ha fine, lo sviluppo, invece, fa una brutta fine.

Post-moderno

Vivere post-moderno
consumo eterno
o, almeno, ciclico
come crisi generate
da bisogni indotti
spinti e sospinti
da famelici mercati
beni divenuti merce
soggettivismo nevrotico
passato indomito
futuro eroico
essere statico
annichilito
sommanti a narcise
reazioni, di pancia
e sesso divenuto
libero in gabbia
ombre d’un presente
assente, schivo
disordinato
nell’alcool versato
nuotano fanti
e dei e illusioni passate.
E la speranza
diventa guerra
di poveri, soggiogati
da catene invisibili
i cui lucchetti
su pelli appiccicati
fanno da sonagli
a carni smembrate
sanguinanti ego.
E guarda – toh –
s’accapigliano l’un l’altro
nel percorso verso
il mattatoio
mentre lo schiavista
– anch’esso schiavo –
ne frusta le carni.
Odi vicini
lontani timori
reverenti
verso il padrone
che si sfrega le mani
mentre unge
le lame affilate.

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