Solidarietà a Mimmo Lucano

mimmo lucano - copertina libro

Lasciate che vi racconti una storia. E’ tipo un romanzo, solo che è vera. Inizia, come nella migliore tradizione della letteratura romantica, in un paesino povero. Il protagonista è uno, non nel senso che intendiamo oggi. Non è un individuo. E’ un gruppo. Poi il racconto si concentrerà solo su un individuo, ma il protagonista … Leggi tutto

Pensioni e rivalutazioni, facciamo chiarezza

euro

Da diversi giorni sto assistendo ad un curioso dibattito sulla rivalutazione delle pensioni, in cui ho sentito tutto e il contrario di tutto. C’è chi sostiene che le pensioni sono diminuite e chi, invece, dice che addirittura sono aumentate! In questa immagine, pubblicata sul profilo Facebook di Carlo Sibilia, si sostiene che c’è un aumento … Leggi tutto

Elezioni Europee: nessuno stravolgimento, ma la Lega esulta

elezioni europee 2019 salvini

I risultati delle ultime elezioni europee ci restituiscono due dati tra loro contrastanti, ma che devono essere analizzati unitariamente. Il primo: Nessun stravolgimento Non sembrano stravolti gli equilibri politici nel nuovo parlamento europeo, dato che Popolari, Socialisti e Liberali hanno ottenuto un’ampia maggioranza, come si vede nel prospetto sottostante: Ppe 23,83% – 179 seggi; S&D … Leggi tutto

La repressione dello striscione

striscione zorro salvini restiamo umani

Facciamo il gioco dello striscione. Dirò qualche frase e valuteremo insieme se sono mere informazioni che meritano di essere censurate e, nel peggiore dei casi, perseguite penalmente, oppure un libero parere. La differenza tra un’informazione e un parere sta in questo: l’informazione in sé afferma un fatto specifico. Quando è pretestuosa o addirittura falsa non … Leggi tutto

Cannabis light, giullari e mafiosi

Il Ministro dell’Interno, che tante volte appare come un giullare di corte, ha deciso in modo autoritario di far chiudere la fiera della cannabis a Torino e, tramite una circolare indirizzata ai questori, ha fatto chiudere due negozi in provincia di Macerata, annunciando di estendere la circolare a tutta Italia. Insomma, il Salvini giullare si … Leggi tutto

Il falso tira e molla sulla TAV

treno simpson tav

La discussione di questi giorni in merito alla TAV rappresenta, nella dialettica politica tra i due governanti / contendenti, un falso problema o, per dirla meglio, un’illusione demagogica.

In prim’ordine perché tutto è stato deciso, il progetto andrà avanti e questo lo sanno benissimo sia i leghisti che i pentastellati, in second’ordine perché ognuno di loro vuole mantenere illibata la sua immagine davanti all’elettorato e quindi il braccio di ferro tra Salvini e Di Maio va visto semplicemente in questa chiave di lettura: Il M5S salvi capre e cavoli, in vista delle elezioni europee. Perché questi continui battibecchi e il tentativo, da parte del Presidente Conte, di giungere in soccorso alla parte più debole del governo dimostrano un re-bilanciamento del peso politico, oggi tutto spostato a favore della Lega, nonché l’interesse a mostrarsi determinati a bloccare l’opera in un gioco di specchi riflessi, ma al cui interno si nascondono le vere intenzioni.

Tra l’altro la presa di posizione di Conte non è casuale né dettata da emotività, ma è un modo per abbagliare la discussione pubblica sul tema, accreditarsi presso l’elettorato grillino e mostrarsi all’opinione pubblica come puro e obiettivo sostenitore delle ragioni del M5S.

Al netto del fumo negli occhi gettato sull’opinione pubblica, quello che resta nella sostanza è la volontà ferma di realizzare l’opera, sia da parte di Salvini che da parte – ovviamente – dell’establishment europeo. Su questo non ci sono sovranismi che tengono.

Salvini, del resto, è un fermo sostenitore dell’opera poiché lui rappresenta gli interessi di quella borghesia industriale, tutta italiana, che vuole che la TAV sia realizzata per evidenti ragioni di profitto. Al di là dei costi di investimento, che ricadono sui conti pubblici europei, non vi sono dubbi che tutti i grossi imprenditori, italiani e non, sono concordi nel volere la TAV. Quindi a beneficiare dell’opera saranno gli agglomerati industriali europei, le grandi aziende, gli importatori e tutto quel tessuto economico che, per semplicità espositiva, chiameremo capitalisti.

Quest’aspetto va sottolineato per tutti coloro che ritengono Salvini un sovversivo dell’ordine europeo e un sovranista puro. Il sovranismo di Salvini non è altro che conservazione di un sistema economico-politico volto a tutelare gli interessi dei ceti più ricchi, una forma di reazione non tanto ai diktat europei, quanto alle classi più deboli della popolazione. Altrimenti non si spiegherebbe perché viene ben visto da Confindustria e da tutti i rappresentanti del capitalismo, non solo nostrano.

La sua lotta in Europa non è lotta per la sovranità del popolo italiano, ma una lotta tutta interna agli interessi capitalistici dei suoi più fermi alleati. In questo quadro va vista la sua battaglia a favore della TAV.

In altre parole Salvini non fa altro che conservare gli interessi di quei soggetti che vogliono abbattere i costi, velocizzare gli spostamenti di merci e aprirsi a nuovi mercati. Tutto bello, sì. Peccato che tutto ciò – come si è visto negli ultimi secoli – non avvantaggia l’economia reale, non incide sul benessere collettivo né migliora le condizioni di vita dei cittadini. Anzi, più il capitalismo matura, si coalizza, si internazionalizza, diventa tecnologico, tende a monopolizzare e a ridurre il liberismo e più aumentano le disparità sociali, le crisi economiche e la povertà di masse di persone.

Eppure quest’opera la paghiamo noi. Il grosso dell’investimento è sorretto dai bilanci europei, ossia da quelle somme che tutti gli anni gli Stati membri versano all’UE e che, ovviamente, derivano da imposte e tasse che noi paghiamo. Se poi inseriamo questo concetto nell’ordine di idee da cui nasce la flat tax, capiamo perfettamente che chi paga l’opera (e tutte le opere che verranno, oltre a tutte le politiche economiche che si faranno) non è l’imprenditore, ma il lavoratore, visto che il lavoro è maggiormente tassato rispetto al profitto. E poi pagheremo tutti, indistintamente, senza progressività, con l’IVA e con tutte quelle tasse che gravano sui consumi. Insomma, il sovranismo salviniano è sovranismo degli interessi economici della borghesia che lo appoggia, non del popolo grullo che lo acclama.

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Il progetto TAV

Il costo totale dell’opera è di 8,6 miliardi di euro e l’Europa, come detto, ne mette la maggior parte, mentre investe per circa il 40% sul tratto franco-italiano, ossia quello per cui oggi si sta tanto discutendo.

Quindi l’opera la paghiamo noi ma andrà a vantaggio dei grandi gruppi industriali e di quel tessuto economico-commerciale europeo e internazionale che vuole assolutamente ridurre i costi, aprirsi a nuovi mercati e far viaggiare le merci con più efficienza.

Ma guardiamo il lato positivo delle cose.

Il treno è solo un mezzo. Spostare merci velocemente e a minori costi e minor impatto ambientale è un bene, ma tutto ciò dipende da chi lo utilizza e con quali finalità. Dipende da chi produce quelle merci e a chi sono destinate.

Le infrastrutture sono utili, ma il fine a cui sono destinate può cambiare e può avvantaggiare determinate classi sociali. Il vero problema non è il mezzo, ma chi lo detiene. Del resto un ponte con un Paese straniero può essere usato per facilitare la guerra oppure per facilitare i rapporti tra esseri umani. Il mezzo è uno strumento, è il fine che lo rende utile o dannoso.

Certo allo stato attuale la TAV servirà gli interessi del capitale, ma non è detto che una futura (e possibile) classe dirigente interna o europea possa destinare l’infrastruttura ad altri e più proficui utilizzi. E poi, come ogni grande opera, ci sono gli elementi negativi (l’impatto ambientale, gli alti costi di realizzazione, ecc.) ma anche quelli positivi, come la limitazione del trasporto su gomma. Del resto anche il trasporto su gomma incide negativamente sull’impronta ambientale e non si può certo nascondere che il carburante consumato da circa 1 milione di tir all’anno che passa dalla val di Susa ingrossi comunque i fatturati delle compagnie petrolifere, oltre a creare caos, inquinamento, sfruttamento dei poveri autisti da parte di una miriade di padroncini e centellinati danni alle fragili infrastrutture della rete stradale e autostradale.

Insomma, ogni grande opera nasconde i suoi pro e contro. Ma va comunque evidenziato nuovamente che l’interesse attuale e cogente di Salvini e dell’Europa è quello di favorire gli interessi economico-finanziari del capitale, in un tira e molla tutto interno, senza dare alcun utile alle classi più svantaggiate.

Luigi di maio

Se il M5S vuole davvero rendersi utile alla causa e fare qualcosa di buono per il popolo, di cui oggi si sente portatore degli interessi e delle aspettative, non si limiti ad uno sterile NO all’opera che serve solo a tenersi buono l’elettorato più radicale, ma promuova una campagna volta a finanziare, in fase di realizzazione dell’opera, i territori coinvolti con parte dei fondi messi a disposizione per la TAV e li destini a misure di compensazione vincolate a progetti per le classi meno abbienti: fondi destinati all’istruzione, alla cultura, all’inclusione sociale, ecc. E s’impegni a costringere gli utilizzatori dell’opera a destinare parte dei ricavi ai territori e ai progetti sopra menzionati. In questo modo almeno si attenueranno le conseguenze e una parte dei profitti sarà redistribuita equamente tra chi l’opera la subisce e non ne trae alcun vantaggio. Almeno per ora.

Caso Diciotti: ci sono reati buoni e reati cattivi?

nave diciotti

Caso Diciotti. La responsabilità penale può avere varie gradazioni di disvalore sociale? Certamente può avere varie gradazioni in rapporto alla colpevolezza (dolo, colpa, ecc.) o alla gravità del fatto (con tutte le attenuanti o le aggravanti del caso), ma ha una gradazione in relazione alla sua stessa esistenza in vita? E se la Costituzione prevede che … Leggi tutto

Salvini: no agli ambulanti, si alla contraffazione

salvini ambulanti

Salvini ha dichiarato guerra agli ambulanti che ogni giorno vendono mercanzia varia sulle spiagge delle località turistiche d’Italia, emanando una circolare con ad oggetto Prevenzione e contrasto dell’abusivismo commerciale e della contraffazione. “Spiagge sicure – Estate 2018”. Cosa prevede la circolare? Perché la scelta di Arci Lecce di tutelare gli ambulanti e i clienti in … Leggi tutto

Il Casus Savonis, ovvero la differenza tra ruolo politico e di garanzia

Tutti sappiamo com’è andato a finire il tentativo, da parte di Lega e M5S, di formare il Governo Conte, ad un passo dal veleggiare nel mare giallo verde, ma improvvisamente arenato sulle sabbie di Savona, non l’amena località ligure, ma un Ministro dell’Economia scelto da Conte ma categoricamente rifiutato da Mattarella. Motivo del rifiuto da parte del Presidente della Repubblica? Paolo Savona è dichiaratamente antieuro. Oddio,  lo stesso Savona più volte ha ribadito (come anche Salvini e Di Maio) di non essere antieuropeista, ma di volere, per l’Italia, un ruolo più forte in Europa. Comunque sia il niet di Mattarella è stato categorico, tanto che subito dopo ha dato a Carlo Cottarelli l’incarico di formare un nuovo Governo.

In queste ore stiamo leggendo di tutto: da accuse di impeachment nei confronti di Mattarella ad astute strategie politiche da parte della Lega di insistere sul nome di Savona per avere una scusa per rafforzare il suo appeal elettorale. Due argomenti che vorrei subito bollare sinteticamente.

Voto anticipato e strategia salviniana?

Secondo alcuni commentatori, l’irrigidimento di Salvini sulla nomina di Savona è stata una strategia per mettere al muro il M5S e mostrarsi come vittima davanti all’elettorato, in modo da rafforzare il proprio appeal elettorale e vincere le prossime elezioni che, forse, saranno indette anticipatamente. Può darsi, ma in questo pasticcio in cui ci siamo invischiati tutto può succedere, persino che il PD possa guadagnare percentuali nella prossima campagna elettorale. Quindi non mi sento di parlare di strategie così avvincenti e in parte fuorvianti.

Impeachment

Premesso che odio profondamente i termini di derivazione anglosassone, quando si parla di impeachment in riferimento al Presidente della Repubblica, nell’assetto istituzionale italiano, ci si riferisce ad una norma costituzionale ben precisa: l’art. 90 della Costituzione (su cui ci tornerò a breve), che recita: “Il presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione”. Quindi sono due le forme di impeachment: alto tradimento (ossia, per esempio, cospirare con potenze straniere per sovvertire l’ordine nazionale) o attentato alla Costituzione (ossia violare più principi costituzionali e sovvertire le istituzioni costituzionali). Chiaramente non siamo di fronte a questi casi e quindi il famoso impeachment è solo una parola mediaticamente efficace ma istituzionalmente non percorribile, per non dire risibile.

Il ruolo di Mattarella

Detto ciò, l’aspetto su cui vorrei porre l’attenzione è semplice: può il Presidente della Repubblica porre un veto sulla scelta di uno o più Ministri operata dal potenziale Presidente del Consiglio? In altre parole, quando Conte è andato da Mattarella con la lista dei Ministri, quest’ultimo poteva porre il veto sulla scelta di Savona come Ministro dell’Economia? Il quesito non è di semplice soluzione, perché ci sono due ostacoli: il primo è il dettato costituzionale, molto vago sul tema, il secondo è la prassi costituzionale, per cui nella vaghezza della norma più volte i Presidenti della Repubblica, nella storia, hanno valicato il proprio ruolo, ma ciò non significa che avrebbero potuto farlo. Perché la Costituzione non va letta articolo per articolo, ma nella sua interezza.

Il dettato costituzionale

L’art.92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri“. Ciò vuol dire che la scelta dei Ministri risulta dalla volontà di tre soggetti distinti: il Capo dello Stato che compie la nomina, il Presidente incaricato di formare il Governo che formula la proposta e la maggioranza parlamentare che lo sostiene. Quindi, in altre parole, il Presidente della Repubblica può al più consigliare il Presidente del Consiglio designato, ma non porre un veto esclusivo nella scelta della squadra di Governo, in quanto valicherebbe il suo confine di garante della Costituzione e dell’iter procedimentale e si porterebbe su un campo politico, ossia di scelta delle personalità che andranno a formare il Governo e che dovranno ricevere la fiducia dal Parlamento, unico organo in grado di operare una scelta politica sull’Esecutivo. Tuttavia il Presidente della Repubblica può – nel caso in cui la maggioranza parlamentare non sia esattamente solida – consigliare un’alternativa nella scelta di uno o più Ministri, ma mai porre un veto esplicito.

Già, perché un costituzionalista come De Siervo scrisse che “la disciplina costituzionale appare esplicita nell’escludere un potere del Presidente della Repubblica nella scelta dei Ministri, anche se sembra che in alcuni discussi casi vi siano state pressioni in tal senso da parte di alcuni Presidenti o almeno qualche caso di preclusione verso alcuni esponenti politici”.

Il caso Savona

Se il Presidente della Repubblica ha un ruolo di garante e può – per etichetta istituzionale – al più dare un consiglio e mai entrare nel campo delle scelte politiche, cosa succede nel caso in cui valichi il suo ruolo? La Costituzione ci dà una risposta e ci dice, sostanzialmente, due cose: che spetta al Parlamento dare la fiducia al Governo e quindi scegliere il percorso politico da intraprendere (art. 94) e che il Presidente della Repubblica è irresponsabile per tutti gli atti che compie nell’esercizio delle sue funzioni (art. 90). La responsabilità delle proprie scelte va sempre di pari passo con la volontà politica di compierle. Se la Costituzione attribuisce una irresponsabilità, allora chiaramente non dà margine di discrezionalità politica sul ruolo cui la concede.

Dalla combinata lettura delle due disposizioni si evince una cosa semplice: Lega e M5S hanno la maggioranza in Parlamento? Sembrerebbe di si. Hanno un accordo? Si. Il contratto di governo, piaccia o non piaccia (a me non piace, ma è un’altra storia), c’è stato e quindi i due soggetti politici erano pronti a governare. Avevano trovato un accordo anche sul candidato Premier, quindi bastava solo far vagliare il nascituro governo dal Parlamento. L’iter istituzionale, seppur lento, stava prendendo la sua piega, ma poi Mattarella ha posto un veto sul nome di un Ministro e – giustamente – il candidato Premier, Conte, è stato costretto a rinunciare al suo incarico. Mattarella ha travalicato il suo ruolo? Sì. Non c’è dubbio. Ha rispettato il dettato costituzionale? No. E’ evidente. L’avrebbe fatto se avesse sciolto le camere dopo che il Governo Conte non avesse ottenuto la fiducia dal Parlamento, ma in questo caso è sceso su un campo squisitamente politico: ha detto no a un Ministro. Perché? Perché, a quanto pare, non è in linea con la politica europea, perché i mercati e il debito pubblico sono in bilico e perché è necessario garantire continuità con la nostra permanenza nel sistema europeo. La scelta di Mattarella è stata una scelta politica, che spettava al Parlamento, non certo a lui.

Detto ciò, sono d’accordo con la sua scelta. Già. Anche io temo ripercussioni sulla nostra economia, anche io temo che i mercati possano subire contraccolpi a causa di un Governo populista e demagogico, anche io temo per le sorti dell’Italia nel caso in cui sia messa in discussione la permanenza in Europa (non perché l’Europa, così com’è, ci faccia bene, ma perché pesanti saranno le ripercussioni, anche in termini di stabilità sociale…), anche io ho paura del crollo degli investimenti, ma onestamente ho più paura di un assetto istituzionale anarchico, in cui – secondo valutazioni squisitamente politiche – un Presidente della Repubblica possa andare oltre al suo ruolo e prendere decisioni politiche, che non gli competono affatto. Ho paura più di questo che del crollo dei mercati. Perché? Perché se un arbitro dovesse, durante la partita, mettersi al posto dell’allenatore, fare cambi o modificare la strategia di gioco, pur restando arbitro, voi cosa pensereste? Pensereste che la partita è truccata, no? Che sta assumendo un ruolo che non è suo. Se l’arbitro diventa allenatore e inizia ad impartire ordini ai giocatori, mentre fa ancora l’arbitro, non pensate che stia influenzando la partita? E se poi fischia un fallo nei confronti della squadra che allena e che arbitra, cosa pensereste?

Quando un Presidente della Repubblica – che è irresponsabile e imparziale – fa queste scelte, fa esattamente quello che farebbe un arbitro se decidesse di fare l’allenatore. Né più né meno.

Le conseguenze

Le conseguenze di questa intrusione di Mattarella nel percorso di formazione di un soggetto politico-esecutivo (il Governo) scelto da un soggetto politico per eccellenza (il Parlamento) ha ripercussioni forti, perché al momento Mattarella, dopo aver esautorato il nascituro governo, ha dato incarico ad un soggetto terzo, non conforme alla maggioranza parlamentare, di formare un governo tecnico (balneare? pluriennale? Dipende da cosa prevarrà in Parlamento, se la volontà di maturare la pensione o la regola democratica di traghettare il paese verso nuove elezioni), l’ennesimo governo tecnico, che piace a quelli che dettano le vere regole: i neo-capitalisti, quelli che possono campare solo se vige la regola principe del capitalismo (sia essa di matrice statunitense o europea): gli sfruttatori possono arricchirsi solo se esistono gli sfruttati. Come una banca guadagna grazie allo sfruttamento del nostro mutuo, così il sistema bancario europeo può guadagnare se tiene al guinzaglio il debitore, ossia l’Italia e tutti i paesi del Sud, non soltanto un Sud geografico, ma culturale ed economico.

Non credo che il M5S e la Lega avrebbero fatto la differenza o ci avrebbero traghettati verso un benessere maggiore. Non credo nel benessere, non in questo sistema capitalista. Non credo che flat tax o reddito di cittadinanza ci avrebbero giovato. Anzi. Credo che però avrebbero dato uno scossone a questo sistema basato sullo sfruttamento, un sistema che prima o poi vedrà la morte (il capitalismo finanziario non può vivere assai, si basa su ineguaglianze troppo evidenti e su speculazioni troppo spregiudicate) e che si sostiene su un esilissimo equilibrio, per giunta messo in discussione dai precari e cangianti rapporti geo-politici globali attuali. No, Lega e M5S non avrebbero cambiato il sistema, ma basta una leggera scossa per buttare giù tutto. E quella scossa sarebbe avvenuta (e avverrà, prima o poi) anche involontariamente. E poi come lo rimetti in piedi un equilibrio precario basato sulla finanza e la speculazione? Sarà per questo che dubito che torneremo presto alle elezioni. La paura è troppa e lo spread, lo spauracchio finanziario (quindi inesistente e pilotato) ne è la prova.