Guerra in Ucraina e revisionismo euratlantico

Soldati ungheresi rincorrono un migrante

Il revisionismo è l’arte di dire e poi ritrattare, fare e disfare, modificare – più che interpretare – i fatti a proprio vantaggio. Ma a vantaggio di chi? E cosa c’entra il revisionismo con l’attuale conflitto russo-ucraino? Leggendo la Treccani, al termine revisionismo, si ritrova questa definizione: Nella politica internazionale, qualsiasi atteggiamento o attività di … Leggi tutto

Guerra in Ucraina: fuori dalla NATO

nazisti ucraina

La guerra in Ucraina appena scoppiata mi inquieta particolarmente, perché rappresenta l’inizio di una tragedia che potrebbe ricordare a larghi tratti le dinamiche e gli esiti della Grande Guerra. Una cosa in comune ce l’hanno: l’imperialismo. La crisi ucraina, sfociata in guerra, parte proprio da ciò, dal riemergere del conflitto russo-statunitense in chiave imperialista. Oggi … Leggi tutto

Allen Ginsberg e l’underground culturale

Allen Ginsberg

Allen Ginsberg uno dei massimi esponenti della beat generation degli anni ’50 e ponte con il movimento hippy degli anni ’60, non fu solo un poeta, un attivista, un artista provocatore, ma un precursore di quello che più tardi sarà definito l’underground culturale. Il 3 giugno 1926 nasce nel New Jersey il poeta Allen Ginsberg. … Leggi tutto

Walt Whitman e la libertà (anche del verso)

walt whitman

Il 31 maggio del 1819 nasceva Walt Whitman, il poeta della libertà e, immancabilmente, l’inventore del verso libero. Da tutti conosciuto come quello del oh capitano! mio capitano! Anni fa ero un fermo sostenitore delle regole metriche nella poesia. Non ritenevo degne d’attenzione le poesie in versi liberi né consideravo poeti tutti quelli che li … Leggi tutto

Negli USA pure il Covid-19 è razzista con gli afroamericani

afroamericani covid

Stando agli ultimi dati diffusi in USA, il numero dei contagiati supera quota 985.000 persone, mentre i decessi sono oltre 55.000. Tra i contagiati, il 30% riguarda gli afroamericani, anche se questi rappresentano solo il 13% della popolazione americana. In particolare in Louisiana il 32% della popolazione è afroamericana, ma i decessi collegati al Covid-19 … Leggi tutto

Parliamo dei Curdi

curdi pkk

Perché è importante stare accanto ai curdi, perché bisogna chiedere di abbandonare la NATO e costringere le istituzioni italiane ed europee a mettere all’angolo Erdogan e prendere una posizione netta contro la vendita di armi in Turchia. Chi sono i curdi I curdi sono un’antichissima minoranza etnica (si ritiene esistente sin dal VII secolo d.C.) … Leggi tutto

Davvero ci serve un’arma?

arma

La riforma della legittima difesa è legge. Brevemente il nuovo provvedimento prevede che la proporzionalità tra la difesa e l’offesa sia sempre sussistente, che non sia prevedibile la punizione per grave turbamento, escludendo di fatto l’eccesso colposo nelle svariate ipotesi di legittima difesa e, infine, dispone che, in caso di furto in appartamento, il condannato possa accedere al beneficio della sospensione condizionale della pena solo dopo aver risarcito il danno alla persona offesa.

La modifica delle norme sulla legittima difesa va vista non come un provvedimento a sé, ma come un tassello di un quadro più ampio.

Subito dopo l’approvazione della legge, difatti, la Lega ha depositato in Parlamento una proposta di legge (collegata) per consentire una più semplice e meno burocratica diffusione delle armi da fuoco, per difesa personale.

Serve davvero un’arma?

A sentire Salvini, tutti gli esponenti della Lega e buona parte dei politici di destra, un’arma ci serve. Perché, a loro dire, l’Italia è un paese insicuro in cui i reati (soprattutto predatori) sono in aumento, tant’è che Salvini non manca occasione di pubblicare notizie di reati, in special modo quando commessi da stranieri, e di instillare tra la gente un senso di insicurezza sempre più diffuso. Complice anche buona parte dell’informazione, gli italiani oggi si sentono meno sicuri rispetto al passato e quindi sono facilmente persuasi dalla necessità di difendersi con le armi.

Eppure oggi ci sono meno reati che nel…1960 o, addirittura, rispetto al 1865! Ma senza andare troppo lontano, negli ultimi anni i reati in Italia sono sempre più in calo e siamo gli ultimi in Europa non solo per crescita economica, ma anche per il tasso di omicidi (in questo caso, meno male).

Già, perché se andiamo a leggere i dati che ogni anno, tradizionalmente a ferragosto, emana il Viminale (di cui, lo ricordo giusto per forma, Salvini è a capo), scopriamo che, per esempio, nel 2018 ci sono stati 319 omicidi rispetto ai 371 del 2017 (-15%), così come abbiamo avuto 1.189.499 furti contro 1.302.636 nel 2017, ossia una riduzione di quasi il 9%.

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Dati Viminale, 2018

La cosa più importante, però, riguarda la violenza di genere. In questo caso scopriamo che nonostante le denunce per stalking siano diminuite (anche se spesso ciò dipende dal fatto che le donne rinunciano a farle, per mancanza di fiducia nella giustizia), sono aumentati gli ammonimenti del Questore per violenza domestica (+17,9%) e gli allontanamenti (+33,1%). La cosa che più sconvolge sono gli omicidi in ambito familare/affettivo, rimasti invariati rispetto all’anno precedente e che hanno avuto come vittime le donne nel 68,7% dei casi.

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Insomma, la violenza non viene da fuori, ma da dentro le mura domestiche.

Se circolassero più armi, siamo sicuri che servirebbero a difendersi e non ad offendere? Non credo che una maggiore diffusione delle armi porterebbe gli italiani a sentirsi più sicuri, anzi, aumenterebbe il numero degli omicidi e forse anche quello dei suicidi, soprattutto tra le mura protette di proprietà rese sempre più sicure da intrusioni esterne ma, come si legge nei dati e come sappiamo dalle cronache quotidiane, sempre più fragili nei rapporti interni e familiari.

Se prendiamo ad esempio un Paese che apre alla vendita facile di un’arma, cioè gli USA, vediamo che, secondo una ricerca condotta dal servizio statistico del Congresso, su 327,2 milioni di abitanti, ci sono in circolazione quasi 360 milioni di armi (se escludiamo i bambini e gli anziani praticamente ogni americano ha almeno due armi in casa). E che succede? Succede che, per esempio nel 2015, su 336 giorni analizzati ci sono state 355 sparatorie, di cui molte sono state vere e proprie stragi (da notare l’assenza di analisi sotto Natale, quando tutti sono più buoni o più concentrati a consumare…).

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Sparatorie negli USA nel 2015

 Un’arma è uno strumento. E’ la razionalità che ne può fare uno strumento di difesa o di offesa. Ma nella realtà attuale esiste la razionalità? O semmai esiste una paura indistinta, artatamente sobillata dalla propaganda politica, non suffragata dalla realtà stessa, che porta alla nevrosi e all’irrazionalità? E non esiste forse un’irrazionale e violenta manifestazione di odio nei confronti di stranieri e donne, soprattutto, per queste ultime, all’interno del proprio ambito familiare? E se in quest’ambito si avesse a disposizione, anziché un coltello da cucina, da cui ci si può bene o male difendere, una pistola? E’ logico prospettare che in questo modo aumenterebbero i delitti di genere?

Un’arma è uno strumento. E’ il fine che la rende dannosa o meno. Ma la storia ci insegna che più si diffondono le armi e più se ne fa un uso distorto. So che questo mio pensiero è controcorrente e non smuoverà minimamente le coscienze di chi è mosso dalla paura più che dalla ragione, ma sono sicuro che in un futuro remoto ci renderemo conto della follia di irrazionali scelte politiche che oggi sembrano ragionevoli a chi la ragione l’ha smarrita per la via.

La guerra in Siria spiegata semplice

guerra in siria

Come nasce la guerra in Siria? Cosa è successo dal 2011 a oggi? Perché Putin difende Assad? E soprattutto, è davvero Assad il vero nemico e quello che ammazza i suoi concittadini con armi chimiche? Un’analisi critica e di semplice lettura sul conflitto siriano. Era il 15 marzo 2011 quando, sull’onda della Primavera araba, molti … Leggi tutto

La guerra calda tra Usa e Russia

putin assad trump Usa e Russia

Il Congresso USA approva nuove sanzioni contro la Russia, Putin risponde cacciando via 755 diplomatici e impiegati dell’ambasciata americana in Russia (su 1210), mettendosi così in pari con gli USA (455 sono i diplomatici e impiegati russi negli USA) e gli inizi di un agosto così rovente sul piano climatico e geo-politico ci regalano l’ennesimo teatro della guerra calda tra Usa e Russia. Calda come il sole d’agosto al mare, che ti scotta, ti arrossisce e ti spella. Ebbene, sul piatto della bilancia abbiamo diversi attori, tutti protagonisti di una fiction che, secondo alcuni, potrebbe condurci verso una guerra cruenta con la Russia da un lato e l’Europa (quasi) tutta schierata con gli USA dall’altro.

Ma andiamo con ordine e vediamo che è successo.

Gli USA sanzionano la Russia

Pochi giorni fa il Congresso degli Stati Uniti d’America ha votato, quasi all’unanimità, una mozione per inasprire le sanzioni economiche verso la Russia, introdotte dopo l’annessione della Crimea del 2014, ciò per 3 motivi: il primo è perché, secondo loro, il Cremlino avrebbe interferito nelle elezioni politiche del 2016 (quelle che hanno portato alla vittoria di Trump); il secondo per l’annessione della Crimea alla Russia (cosa che agli USA non è mai scesa); il terzo per la guerra in Siria. Mo’ vediamo tutto con ordine. Sta di fatto che Trump tra pochissimo sarà costretto a firmare perché è vero che è fesso, ma sa che se non firma, può dire addio alla Casa Bianca, così, di colpo. In realtà Trump non sa che fare, fosse per lui porrebbe un veto nei confronti del Congresso, ma non può, altrimenti sarebbe tacciato di russiafilia (e gli contesterebbero di nuovo il russiagate), mentre gli USA – si sa – sono russiafobici e quindi ogni scusa è buona per inasprire i rapporti con la seconda superpotenza del Mondo. Ma vediamo i tre motivi che hanno spinto il Congresso a questa scelta.

Il russiagate

Secondo loro le elezioni statunitensi sono state influenzate dalla Russia, da qui è nato il nome russiagate (interferenze russe nelle ultime presidenziali statunitensi). Peccato che si tratti solo di enormi cazzate. Nessuno, finora, è stato in grado di fornire uno straccio di prova che dimostri le interferenze russe nella scelta del Presidente degli USA. Insomma, è solo fantasia statunitense, la stessa che ha portato a innumerevoli guerre (insensate) nella storia.

Crimea e Ucraina

La Crimea è una Regione dell’Ucraina. Dopo la rivoluzione arancione, a seguito del proliferare di gruppi neo-fascisti, pronti ad entrare in Europa, il popolo della Crimea, con referendum, ha scelto di essere annesso alla Russia e, quindi, di staccarsi dall’Ucraina. Né la NATO né l’UE hanno legittimato il referendum (cioè uno strumento democratico che legittima una scelta popolare) e quindi la Russia è andata in soccorso alla Crimea schierando le proprie forze armate. Quest’atteggiamento dispotico non è sceso alla comunità internazionale (in particolare ad USA, Francia e Inghilterra…), che hanno contestato le decisioni del Cremlino, chiedendo, quindi, di apporre pesanti sanzioni alla Russia. In poche parole è come se in una famiglia di divorziati una bambina, molestata dal padre, decidesse di andare a vivere con la madre e il giudice l’ammonisse dicendo che la sua scelta è scorretta e che deve continuare a vivere con il padre molestatore!

La guerra in Siria

Il discorso qui è semplice, anche se spesso viene incasinato dai media. La guerra in Siria inizia nel 2011, con la maledetta Primavera Araba, un movimento spontaneo (seh, seh, proprio…) con l’obiettivo di capovolgere i regimi, ma di fatto pilotato e finanziato dalla NATO. Da allora ad oggi la Siria è stato teatro di guerre cruente tra la popolazione, i terroristi e le due superpotenze: USA e Russia. Entrambe dicevano di voler sconfiggere l’ISIS, ma di fatto gli USA volevano sbarazzarsi di Assad, mentre la Russia lo difendeva. Assad, proprio come Saddam Hussein e Gheddafi, è un dittatore. Ma, a quanto ne sappiamo, è sempre stato un dittatore che ha saputo gestire il proprio paese. Certo, è un dittatore, ma non è molto diverso dai Presidenti USA che si alzano un giorno la mattina e iniziano a far guerre nel mondo…

Sta di fatto che gli USA sono convinti che Assad abbia le famigerate armi chimiche (madò! che scusa del cazzo, non avete proprio fantasia…) e che le abbia usate per attaccare Khan Sheikhoun. La Russia, alleata con Assad (perché in Siria ha diversi interessi economici) dice di no. Gli USA e la NATO dicono di si. E qui scoppia il casino. Putin difende Assad, che dice di non avere armi chimiche, mentre Trump dice di sì. Però possiamo fidarci degli USA? Ecco le ultime cazzate sparate dagli USA per giustificare le proprie guerre:

Numero 1. La guerra in Iraq. Correva l’anno 2003. L’allora Segretario di Stato Colin Powell, presso l’Onu, agitava una fialetta contenente, secondo lui, un veleno militare potentissimo in possesso degli iracheni. Nonostante i dubbi da tutto il mondo, il 20 marzo 2003 gli americani, con Francia e Inghilterra, attaccavano l’Iraq. Poi si scoprirà, dopo l’uccisione di Saddam (con un processo farsa sommario e vergognoso) che l’Iraq non ha armi chimiche manco per il cazzo e infatti, nel 2016, Blair, dopo un lungo processo, si scuserà perché non esistevano prove della presenza di armi chimiche in Iraq. Eh? Ma siamo impazziti? Te ne esci così, bello bello? Una comunità internazionale seria ti avrebbe già sbattuto in galera, tu e quel criminale di Bush.

Numero 2. La guerra in Libia. Correva l’anno 2011. Secondo una fonte poi rivelatasi inattendibile e sempre a causa della stra-maledetta Primavera Araba, Gheddafi stava facendo mattanza delle popolazioni di Tripoli e Bengasi. La realtà è che Francia, Inghilterra e USA volevano trovare un pretesto per accaparrarsi i giacimenti di petrolio e gas naturale della Libia, ma non sapevano come fare. E quindi convincevano la NATO che bisognava intervenire. Faranno solo un gran casino, quel casino che noi italiani ora stiamo vivendo con il dramma degli sbarchi e che i poveri libici vivono quotidianamente con le guerre tribali (che Gheddafi seppe gestire egregiamente). Le notizie si riveleranno false. Non c’è stato mai alcun attacco da parte di Gheddafi. Il risultato: un paese in lotta, con due governi, migliaia di morti innocenti e centinaia di migliaia di profughi che passano da quel Paese e che vengono trattati come schiavi. Però ora il risultato è che Macron può gestire la Libia come meglio gli pare.

La situazione attuale

Quindi come possiamo ora credere agli USA? Come possiamo credere che Assad stia facendo mattanza di civili usando armi chimiche? Putin lo sa ed è per questo che lo difende a spada tratta. Certo, se Assad stesse mentendo, Putin ci farebbe una figura di merda, ma – dati i precedenti – è molto più probabile che a mentire (e a fare future figure di merda, mai però sanzionate) siano gli americani, la NATO e, come sempre, Francia e Inghilterra.

E quindi siamo a oggi. Oggi che Putin, per rispondere alle insensate sanzioni statunitensi, caccia via i diplomatici americani dal territorio russo. Dovranno andar via entro i primi di settembre, a meno che Trump non si metta contro il Congresso e non avvii tentativi diplomatici con il Cremlino.

Una cosa però è certa: da queste tensioni diplomatiche non ne scaturirà una nuova guerra, almeno non una guerra fatta di bombe, armi chimiche, morte e distruzione. La guerra tra gli USA e la Russia è sì calda, ma non calda di bombe, è calda di rapporti diplomatici. Sia Putin che Trump sanno benissimo che – qualsiasi cosa accadrà – nessun missile colpirà il territorio nemico, perché altrimenti si aprirebbe il vaso di Pandora e gli altri nemici dei due Paesi – dichiarati o nascosti – si sentirebbero legittimati a partecipare, ma soprattutto perché gli interessi economici sono preminenti rispetto a quelli bellici. Nessuno dei due Paesi vuole una guerra vera e diretta, semmai il territorio dello scontro tra i due sarà il Medioriente, in particolare la Siria, che rappresenta un boccone geo-politico troppo importante nello scontro tra le due superpotenze, almeno finché Assad resterà fermamente alleato della Russia. Poi si vedrà. Peccato che è quasi impossibile fare previsioni, perché se è vero che la Russia lascia intendere le sue mosse, l’America, con un Trump ballerino e schiavo del Congresso, non ci fa capire le sue intenzioni. Ma forse non le conosce nemmeno lui.