Due parole sul progetto della pista Porsche di Nardò

Un’analisi del progetto di ampliamento della pista Porsche, tra Porto Cesareo e Nardò (LE). In che consiste. A che punto siamo. Com’è andato il procedimento di approvazione del progetto. Cos’è il bosco dell’Arneo e quali sono rischi e vantaggi del progetto.

Intro

Sin da piccoli ci hanno insegnato che gli alberi sono nostri amici.

Producono ossigeno, trattengono e stoccano le emissioni inquinanti immesse in atmosfera, servono a stabilizzare il terreno, evitando quindi cedimenti in caso di alluvioni o frane.

Evitano la desertificazione della terra, perché assorbono e rilasciano nutrienti, fanno in modo che intorno crescano altre varietà vegetali, generando biodiversità.

Inoltre fanno ombra e quindi riducono l’innalzamento delle temperature sui suoli.

Infine, costituiscono quello che, nel complesso, viene definito paesaggio, ossia una bellezza naturalistica che, nel suo insieme, connota un certo territorio.

Se poi mettiamo che il bosco (ossia l’insieme di alberi e altre varietà) è antico, ancora meglio. Perché un bosco antico produce più ossigeno, riduce più le temperature, genera più stabilità nei suoli, crea più bellezza.

Sappiamo anche che i servizi ecosistemici prodotti da un bosco sono nettamente superiori a quelli prodotti da alberi giovani. Perché il bosco è autosufficiente, non ha bisogno d’acqua e prende i nutrienti dalle stesse scorie che produce.

Le piante giovani, invece, hanno bisogno d’acqua. E nel Salento non ce ne sta. Ce n’è poca e quella poca sta diventando sempre più salmastra. Ciò per via dell’innalzamento del livello del mare che è arrivato ad occupare le falde d’acqua dolce.

Ricordiamoci questo dato, perché ci tornerà utile tra poco.

Insomma, ci hanno insegnato sin da piccoli che il bosco è essenziale per la sopravvivenza del pianeta e dell’essere umano. E noi sappiamo benissimo che funziona così.

Ma ciò non vale per tutti. O quantomeno per chi ha altri interessi, prevalenti sulla salvaguardia dell’ambiente.

Interessi privati, industriali, strategici sì, ma limitati a specifici gruppi e non a vantaggio della collettività.

Ma vogliono farci tonti e dirci che l’interesse di un grande gruppo ad ampliare un centro di collaudo equivale ad un interesse pubblico. Perché il grande gruppo propone delle misure compensative giudicate rilevanti dal decisore politico. Tra poco vedremo di che si tratta.

Come di consueto, prima di andare a vedere cosa ha proposto Porsche, facciamo giusto una breve contestualizzazione.

Vediamo innanzitutto cos’è il Bosco dell’Arneo. Cos’è la pista di Nardò. Come si sono svolti i fatti. Chi ha appoggiato il progetto e quali iter si sono già conclusi. In che consiste il progetto, quali opere compensative prevede e, infine, chi si oppone, chi lo sostiene e per quali ragioni.

Cos’è il bosco d’Arneo

Vittorio Bodini

L’Arneo è un grosso bubbone sull’incrocio delle tre province che formano il Salento: Lecce, Brindisi e Taranto. Ma dei 42.000 ettari che occupa e che sottrae alla vita delle popolazioni, la parte maggiore, e per disgrazia la più deserta, la più ispida e priva d’acqua, di comunicazioni e di ogni altro segno umano che non siano i cartelli di caccia riservata rientra nella Provincia di Lecce.

Così scriveva Vittorio Bodini dell’Arneo, un enorme comprensorio di terre, dal nome quasi epico, che richiama alla mente miti, leggende e storie fantastiche, ma che in realtà è stato, per secoli, un latifondo in mano a pochi notabili locali e, solo a seguito di feroci e cocciute battaglie dei contadini negli anni Quaranta del secolo scorso, redistribuito, anche se non in modo equo, ai contadini stessi.

In quella zona sono sorte, nel tempo, attività produttive che rappresentano, oggi, vere e proprie eccellenze del territorio. La Masseria La Grande, che produce latticini di altissima qualità, l’agricampeggio Le Fattizze, che, oltre ad offrire ospitalità, propone percorsi educativi sulla sostenibilità e cura la manutenzione del bosco di sua competenza, oltre a centinaia di piccoli proprietari che in quella zona producono olio, vino, ortaggi o usano le terre per allevamenti di animali, per fini produttivi o per il semplice sostentamento delle proprie famiglie.

Il Bosco d’Arneo si estende per circa 200 ettari, all’interno dell’anello che occupa una superficie di circa 700 ettari, tra i Comuni di Nardò e Porto Cesareo ed è ciò che rimane dell’antico bosco del Salento.

Un bosco che, stando alle fonti storiche, era esteso per tutto il territorio, dal tarantino fino a Leuca e, con i disboscamenti selvaggi intensificatisi nel corso del Novecento, si è progressivamente ridotto.

Oggi restano poche altre testimonianze, tutte protette per legge e appartenenti ai siti Natura 2000: il bosco dei Cuturi (in agro di Manduria), quello di Porto Selvaggio (per cui Renata Fonte ci ha lasciato la vita) quello della selva di Supersano (una lingua di bosco tra i comuni di Supersano e Ruffano) e qualche rimanenza di bosco tra Tricase e le serre salentine.

Composto prevalentemente da lecci, pini, frassini (ormai rarissimi in Puglia) e arbusti della macchia mediterranea, il bosco è un sito delicatissimo, autosufficiente e fonte di rifugio per una lunga sequela di animali: ricci, volpi, tassi, uccelli di varie specie, ecc.

Dunque il bosco d’Arneo è un sito raro e fragile, oltre a rappresentare un polmone verde è una sorta di reperto archeo-naturalistico di un antichissimo bosco che si sviluppava per tutta la provincia. Difatti nelle varie petizioni che si stanno diffondendo in questi mesi si parla di alberi di 200 anni, ma in realtà ce ne sono di molto più antichi.

Cosa c’entra Porsche con l’Arneo?

Il progetto Porsche nel bosco d'Arneo. Fonte: fonte https://secure.avaaz.org/campaign/it/salviamo_bosco_arneo_11/
Il progetto Porsche nel bosco d’Arneo. Fonte: https://secure.avaaz.org/campaign/it/salviamo_bosco_arneo_11/

Nel gennaio del 1970 Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), nell’ambito della c.d. Questione meridionale, promosse il Programma di Investimenti della FIAT nel Sud Italia, che includeva la realizzazione di una pista per la prova delle automobili, nel territorio del Comune di Nardò. Fu così costruito un anello “perfetto”, di 4 km di diametro e 12,6 km di circonferenza, all’interno del bosco.

Negli anni della crisi della FIAT, il circuito subì un ridimensionamento, tanto che si pensava di dismetterlo.

Nel 1999 la pista è stato acquisita dal gruppo italiano Prototipo, che ha iniziato un’espansione, aggiungendo altri 5.000 metri quadrati di officine e uffici, in quanto si occupava di testare auto plurimarche. Nel 2002 e nel 2008 sono stati realizzati alcuni circuiti di prova per arrivare agli attuali 20 (e più).

Poi nel 2012 arrivò la proposta di acquisto di Porsche, che da allora lo usa per testare le proprie auto.

Il progetto nello specifico

Il 26 ottobre 2021 Porsche ha inviato alla Regione Puglia un progetto con una serie di investimenti, pari a 450 milioni di euro, per l’ampliamento del centro prove Nardò Technical Center (d’ora innanzi “Pista di Nardò” o, semplicemente, “la pista”), prevedendo la realizzazione di:

Nove piste in più;

parcheggio;

mensa;

stazione di servizio;

centro di valutazione e check-in;

centro medico;

nuovi alloggi per il personale;

aree tecniche;

strutture di logistica;

aree di manutenzione e collaudo dei mezzi;

altri edifici tecnici, amministrativi e strumentali.

Il tutto coinvolgerà una superficie di più di 500 ettari di terreno.

Le opere di cantiere comporteranno il taglio di oltre 400.000 metri quadri di foresta, circa 40 ettari oltre a più di un milione e mezzo di metri quadri di altre superfici boscate, tra cui lecci, frassini e altre varietà, oltre a 70.000 metri quadri di habitat di steppa, specie prioritaria.

Un polmone verde al posto del quale il gruppo Porsche s’è impegnato a piantumare 1,2 milioni di piantine di nuovi alberi al di fuori dell’anello interessato dagli abbattimenti.

Oltre a ciò è previsto l’esproprio (già partito) nei confronti di 134 proprietari terrieri, per la realizzazione di dette opere e per avere spazio a sufficienza per la piantumazione delle giovani piante, come promesso da Porsche.

Cos’ha convinto la Regione a dire di sì?

La Regione Puglia ha autorizzato il progetto, fatto proprio dagli assessori Alessandro Delli Noci (sviluppo economico) e Anna Grazia Maraschio (ambiente) con Deliberazione di Giunta n. 53 del 31 gennaio 2022, in cui si approva la sottoscrizione di un Accordo di Programma (ex art. 34 del D.Lgs 267/2000) tra Regione Puglia, Comune di Nardò, Comune di Porto Cesareo e Consorzio ASI di Lecce finalizzato alla approvazione del Piano di Sviluppo del Nardò Technical Center, comprensivo delle opere di interesse pubblico e del loro piano di gestione.

Quali sono le opere di interesse pubblico che interessano la Regione?

Di seguito l’elenco delle opere proposte da Porsche.

Opere ritenute di interesse pubblico da parte della Regione. Oltre all’elenco, vi è la contestuale motivazione prodotta dalla Regione (fonte, Delibera n. 53/2022):

1. La realizzazione del centro di elisoccorso, equipaggiato con attrezzature sanitarie di primo intervento, consente di integrare il sistema sanitario di emergenza della Regione Puglia, migliorando la copertura nel Salento e bilanciando la copertura già attiva nel nord della regione grazie al centro di elisoccorso attualmente presente a Foggia; un intervento tempestivo risulta, infatti, fondamentale per le urgenze, gli interventi di primo soccorso e le patologie tempo-dipendenti;

2. Il progetto di riqualificazione e valorizzazione ecologico-ambientale e paesaggistica, che prevede un processo programmato di interventi di naturalizzazione all’esterno della proprietà del Nardò Technical Center, integrando aree demaniali ed ulteriori aree da acquisire, consentirà un sensibile ampliamento delle aree boscate e di interesse paesaggistico, garantendo in tal modo anche una maggiore fruibilità delle aree protette, oltre che il miglioramento degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico; al contempo si realizzerà un incremento della funzionalità e della qualità ambientale a livello territoriale grazie ai corridoi ecologici di connessione tra entroterra e mare; tali opere potranno essere utili anche al fine del superamento degli aspetti relativi all’incidenza negativa dell’intervento sulle componenti naturali che interessano l’area (presenza di habitat di importanza comunitaria);

3. La realizzazione del Centro Visite Polifunzionale rappresenta una nuova polarità per il territorio, che consentirà di tutelare e valorizzare la Riserva Naturale e la Zona Speciale di Conservazione (ZSC), mediante la promozione e la divulgazione di attività culturali ed educative per la tutela dell’ambiente e delle naturalità esistenti;

4. Implementazione di un centro di sicurezza antincendi. Il Nardò Technical Center nel corso dell’ultimo decennio è stato già protagonista di continue azioni di salvaguardia dell’ambiente, con un costante monitoraggio e un servizio antincendio proattivo in affiancamento e/o sostituzione dei Vigili del Fuoco; tale attività ha limitato notevolmente il numero di focolai e di incendi sia all’interno della proprietà NTC sia nelle aree limitrofe di proprietà pubblica e/o privata, grazie ad un’azione coordinata con il Corpo dei Vigili del Fuoco e con gli Enti Territoriali preposti.

Tutto qua.

Perché queste opere non sono di interesse pubblico?

Ora vediamo perché queste opere proposte da Porsche non reggono affatto alla prova dei fatti. Né dal punto di vista giuridico.

Vediamo perché la Regione non ha tenuto conto di un principio basilare. Cioè che determinati interessi pubblici vanno contemperati con altri interessi pubblici e, solo alla fine di questo processo di confronto tra più interessi contrastanti, va fatto un bilanciamento e va presa una decisione, contemperando potenzialità e rischi.

Allora, partiamo dal primo.

Il centro di elisoccorso

Non si capisce a cosa serva un centro di elisoccorso all’interno di una struttura privata, distante dai centri urbani di Porto Cesareo, Torre Lapillo, Veglie, San Pancrazio salentino, ecc. e che, comunque, non potrebbe prestare servizio nei principali ospedali della Provincia, dato che non dispongono di una pista di atterraggio. E poi è più rapido il trasporto d’emergenza su gomma, visto che gli ospedali di Nardò, Copertino e Lecce sono a pochi minuti di percorrenza dalle località marine vicine alla pista.

La pista più vicina di elisoccorso, in Puglia, è quella di Bari. Per arrivarci ci metti più tempo che arrivare all’ospedale di Lecce in macchina (20/25 minuti circa). Sarebbe più opportuno prevedere un presidio medico nei centri urbani di Porto Cesareo e Torre Lapillo, quantomeno durante la stagione estiva, anziché prevedere una inutile pista di elisoccorso che, con molta probabilità, sarà usata solo dai dirigenti dell’azienda per arrivare comodamente alla struttura.

Il progetto di riqualificazione e valorizzazione ecologico-ambientale e paesaggistica ed i corridoi ecologici

Praticamente Porsche sta dicendo: estirpo e distruggo centinaia di alberi antichi, polmoni verdi, di 200 e passa anni, per fare spazio e mettere più cemento, più catrame, più metallo. Poi ripianto piantine giovani al di fuori della pista. Dove? Nei terreni privati, che sto espropriando. Quanto tempo ci vorrà prima che quelle piante assolvano i servizi ecosistemici che già oggi assolve il bosco? Cioè attrarre e stoccare CO2, fornire ossigeno, biodiversità, rifugio per gli animali selvatici? Almeno una settantina d’anni, se non più. Sempre se nel frattempo non seccano. Perché acqua, nel Salento, non ce n’è e non si sa con quale acqua verranno annaffiati più di un milione di giovani alberi. Almeno nei primi 3-4 anni di vita.

Non ci si spiega come fa la Regione a parlare di “miglioramento degli habitat” se, per i primi decenni, quegli alberi saranno piccoli e non forniranno alcun tipo di nutrimento per i terreni, ombra o rifugio per gli animali.

L'ingresso alla pista della Porsche. L'unico "corridoio ecologico" (che di ecologico ha poco)
L’ingresso alla pista della Porsche. L’unico “corridoio ecologico” (che di ecologico ha poco). Lo vedi il muro grigio a destra e sinistra? Quello recinta tuuuuutta la pista per tuuuutto il perimetro

I corridoi ecologici tra entroterra e mare sono pure una presa in giro, perché si sa benissimo che l’anello della Pista è chiuso e di accessi al bosco ce ne stanno pochi e passano tutti dall’ingresso della pista. Basta dare un’occhiata a Google Maps per capirlo. Quindi, di fatto, il corridoio ecologico sarà la strada che porterà i visitatori dal deserto alla strada provinciale.

Il Centro Visite Polifunzionale

Non si capisce quale interesse pubblico si nasconda dietro quest’opera. Anzi, sembra quasi un insulto alle intelligenze dei salentini e dei turisti, visto che un centro per la “promozione e la divulgazione di attività culturali ed educative per la tutela dell’ambiente e delle naturalità esistenti” è una presa in giro, dopo aver disboscato ettari di bosco! Quale tutela promuoverà? Quella del deserto?

Il Servizio antincendio

Anche questo è un gettare fumo negli occhi. Ci sarà poco da incendiare se il bosco sarà fatto fuori. Inoltre i veri custodi del bosco dell’Arneo sono quelli che ci operano dentro. Sono i gestori dell’agricampeggio Le Fattizze, che tengono pulito il bosco e lo tengono costantemente monitorato.

Oppure i gestori delle masserie che operano all’interno dell’anello, che hanno tutto l’interesse a salvaguardare l’ambiente, perché è grazie ad esso che operano e producono prodotti di qualità.

I veri presìdi dell’ambiente sono quelli che dall’ambiente traggono giovamento. Sono le comunità attive sul territorio e non organizzazioni lontane dal territorio che, anzi, dimostrano di preferire cemento e catrame alla biodiversità.

Gli interessi pubblici a confronto

Ora, la Regione ha valutato positivamente le “misure compensative” e quelle di “pubblico interesse” proposte da Porsche. Anzi, sembra quasi che non abbia imposto altro al colosso tedesco, se non una fidejussione a garanzia della realizzazione delle opere che, peraltro, è obbligatoria per legge (tra poco ci arriviamo).

Tuttavia non si comprendono le ragioni per cui, prima di arrivare all’accordo quadro, non abbia eseguito una corretta istruttoria mettendo a confronto gli interessi pubblici e chiedendo a Porsche di individuare alternative meno impattanti, prima dell’approvazione dell’accordo.

Considerando che quell’area è dichiarata Sito di interesse comunitario col nome di Palude del Conte-Dune di Punta Prosciutto (sito Natura 2000 – ZSC IT9150027), pare che la Regione abbia derogato in toto all’art. 6 della Direttiva Habitat, che impone che

1. Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’allegato I e delle specie di cui all’allegato II presenti nei siti.

2. Gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della presente direttiva.

3. Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica.

4. Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.

Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.

Ora, è vero che la Regione ha fatto partire le consultazioni pubbliche ex art. 14 del Vecchio Codice degli appalti con avviso del 21 luglio 2022, ma è anche vero che questa è stata una furbata, visto che far partire le consultazioni con un avviso sul bollettino regionale, senza informare adeguatamente i mezzi d’informazione locali e regionali e in piena estate (post Covid), pare quasi un tentativo di far passare in sordina la cosa.

Ma quello che più preme è che questa direttiva (che si autoapplica nell’ordinamento nazionale) è stata violata nel momento in cui la Regione non ha imposto alla Porsche di trovare soluzioni alternative e non ha previsto vere misure compensative per salvare il bosco. Anzi, ritiene che piantumare nuovi alberi, che assolveranno le medesime funzioni che assolve il bosco attuale solo tra centinaia d’anni, sia una compensazione sufficiente.

Di regola, per mettere a confronto interessi pubblici contrastanti (in questo caso l’interesse alla tutela dell’ambiente con l’interesse allo sviluppo economico) occorre predisporre un’adeguata istruttoria.

In altre parole occorre coinvolgere, per esempio, specialisti in materia ambientale per raccogliere dati, valutarli, interpretarli ed elaborare una relazione tecnica ambientale accompagnata da cartografia, basata su indicatori ecologici ed indici di qualità ambientali, oppure sulla distribuzione di specie animali e vegetali, sulla vegetazione, ecc.

Insomma, uno studio approfondito per valutare gli impatti che simili opere avranno sull’ambiente e l’impatto che avrà sull’ecosistema il disboscamento di un bosco antico. Anche per avere contezza di quali compensazioni produce la piantumazione di alberi giovani e se è sostenibile farlo.

Tra l’altro la Regione non ha minimamente tenuto conto dell’interesse pubblico alla tutela della proprietà privata di piccoli proprietari terrieri. Anzi, in questo modo sta promuovendo una nuova forma di latifondizzazione. Cosa in linea con la questione del disseccamento degli ulivi.

In altre parole, la Regione ha ben chiaro in mente pro e contro di un’opera simile? Perché se non ce l’ha chiaro e non motiva a sufficienza, siamo davanti ad un caso di mala amministrazione.

Difatti la Regione ha già ottenuto una valutazione negativa di incidenza ambientale da parte dell’organo regionale competente, ma il parere negativo è stato superato con la dichiarazione di pubblica utilità del progetto di ampliamento. Cosa che fa pensare che la Regione sia già partita prevenuta, ossia non abbia valutato alcunché, ma voglia che il progetto si realizzi. Quindi, di fatto, non sta operando nel rispetto dell’interesse pubblico, ma di un interesse privato.

L’interrogazione parlamentare e l’iter seguito dalla Regione

A questo punto analizziamo l’interrogazione parlamentare di Filiberto Zaratti e come ha risposto il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Interrogazione a risposta scritta 4-01636 presentato da ZARATTI Filiberto

testo di Mercoledì 27 settembre 2023, seduta n. 167

ZARATTI. — Al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

il 31 luglio 2023 la Giunta regionale della regione Puglia ha approvato un accordo di programma, in fase di ratifica da parte dei comuni di Nardò e di Porto Cesareo, per l’attuazione del Piano di Sviluppo da 450 milioni di euro proposto da Porsche per incrementare le strutture interne al suo centro prove di Nardò, ma che comprende anche la realizzazione di opere compensative dichiarate di «interesse pubblico prevalente»;

il progetto di ampliamento e riqualificazione del Nardò Technical Center, circuito prove di proprietà Porsche e gestito da Porsche Engineering, prevede infatti sia la costruzione di nuove piste e strutture tecniche sia il rinnovamento e l’ampliamento di alcuni circuiti già esistenti, mentre l’utilità pubblica sarebbe legata alla realizzazione di un eliporto, che verrebbe affidato alla sanità pubblica, e ad opere compensative che, però, comporterebbero l’esproprio di centinaio di ettari di terre, molte delle quali sono a servizio degli operatori del settore zootecnico e caseario che, data la vocazione agricola del territorio, operano da decenni nella zona di Boncore con vere e proprie punte di eccellenza;

è bene sottolineare che le previste opere compensative non varrebbero certo a ripagare l’ambiente per il danno che si verrebbe a creare con la distruzione delle aree a verde situate nella proprietà Porsche, che rappresentano un unicum per la loro valenza naturalistica al punto da essere tutelate attraverso numerosi vincoli ma anche per il fatto che quella zona ospita una fauna selvatica che andrebbe sicuramente dispersa una volta distrutto l’habitat naturale. Le opere a compensazione, infatti, non potrebbero che essere utili agli animali selvatici solo fra decenni;

la onlus «Verdi ambiente e società» avrebbe trasmesso alla procura della Repubblica un esposto sulla vicenda affinché si accenda un faro sulla questione e vengano valutate eventuali violazioni di legge a danno delle tante aziende agricole ma anche e soprattutto a difesa degli animali, della vegetazione e del paesaggio della zona; un ulteriore riduzione delle zone verdi con il conseguente restringimento degli spazi di pascolo per numerosi capi di bestiame, costituirebbe un pericolo per il benessere alimentare, deambulativo e sanitario degli animali;

è sicuramente opportuno, altresì, salvaguardare il paesaggio costituito essenzialmente da macchia mediterranea che negli ultimi anni ha già subito una significativa riduzione a causa di incendi dolosi con conseguente compromissione dell’habitat, della fauna selvatica;

sulla vicenda si sono registrate anche le proteste di diversi privati coinvolti nella prevista procedura di espropriazione, alcuni dei quali hanno annunciato l’intenzione di opporsi agli espropri attraverso il ricorso alle vie giudiziarie –:

se, alla luce dei fatti esposti, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, a salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente, valori difesi dalla nostra Costituzione e affidati alle competenze nazionali.

La risposta del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica

Il Ministro interpellato ha risposto evidenziando l’iter seguito dalla Regione. Ne prendiamo solo alcuni stralci (Qui la lettera completa):

La Regione Puglia, nell’ambito della propria discrezionalità tecnica, ha espletato, ai sensi dell’art. 6, paragrafo 3, della Direttiva 92/43/CEE, la procedura di Valutazione di Incidenza, conclusa al livello III della VIncA, con definizione delle Misure di Compensazione, con Determinazione n. 176 del 12 maggio 2023, recante “Procedimento ID VIA 630 – PAUR Piano di sviluppo industriale di NTC -Masterplan fasi 1 – 4, sito in agro di Nardò (LE), località Fattizze. Proponente: Nardò Technical Center Porsche Engineering (NTC). Procedura ex art. 6.4 della Direttiva Habitat – Livello III della Valutazione di Incidenza. Presa d’atto nota MASE prot. 4104 del 12 gennaio 2023. Aggiornamento della DD 389/2022”.

Con la Determinazione n. 176 del 12 maggio 2023 è stato revisionato ed aggiornato il precedente parere di livello III di VIncA di cui alla Determinazione n. 389 del 16 novembre 2022.

Inoltre, con Delibere di Giunta regionale n. 53 del 31 febbraio 2022 e n. 600 del 3 maggio 2023, è stato dichiarato il rilevante interesse pubblico del Piano di Sviluppo del Nardò Technical Center e promosso il percorso amministrativo per la sottoscrizione di un Accordo di Programma, ex art. 34 del d.lgs. n. 267/2000, tra Regione Puglia, Comune di Nardò, Comune di Porto Cesareo e Consorzio ASI di Lecce, finalizzato alla approvazione del suddetto Piano, comprensivo delle opere di interesse pubblico e del loro piano di gestione.

Facciamo attenzione alle date. Il Ministro ha specificato che la Delibera n. 53 del 31.2.2022 (quella analizzata poc’anzi) ha espresso la dichiarazione di pubblico interesse, poi confermata nel 2023. L’avvio della consultazione pubblica, però, è del luglio 2022, quindi successiva alla dichiarazione. Dunque era una mera formalità. Anche se dalla consultazione fossero emerse delle difformità o dei problemi, la Regione si era già creata un suo convincimento, in difetto di istruttoria.

Così continua il Ministro:

Al riguardo, con la già richiamata nota ministeriale n. 81624 del 19 maggio 2023, è stato espressamente evidenziato che “Per quanto concerne l’attuazione della procedura di deroga all’art. 6, paragrafo 3 della Direttiva 92/43/CEE, la Regione, in qualità di autorità competente per la gestione dei siti Natura 2000 ai sensi del D.P.R. 357/97 ed in ottemperanza a quanto prescritto dalle Linee guida nazionali per la Valutazione di Incidenza (GU n. 303 del 28.12.2019), con la trasmissione della proposta a questo Ministero ha assunto diretta responsabilità in merito all’attivazione della procedura di attuazione delle Misure di Compensazione, avendo accertato la sussistenza di tutti i requisiti previsti dall’articolo 6, paragrafo 4”.

La Regione Puglia dovrà, dunque, garantire l’attuazione delle ridette Misure e, conseguentemente, la competente Direzione generale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con nota prot. MASE n. 157342 del 3 ottobre 2023, ha richiesto alla Regione informazioni circa tale garanzia.

In riscontro, quest’ultima, con nota prot. n. 9504 del 12 ottobre 2023, ha evidenziato che, a seguito della trasmissione (con la menzionata nota ministeriale del 19 maggio 2023) alla Commissione europea del Formulario ex art. 6, par. 4, parte prima, Direttiva 92/43/CEE, la Sezione Autorizzazioni Ambientali regionale, con Determina n. 197 del 26 maggio 2023 ha rilasciato il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR), ai sensi dell’art. 27 bis del d.lgs. n. 152/2006, per il “Piano di Sviluppo industriale di NTC – Masterplan Fasi 1-4”.

Quanto all’attuazione delle Misure di Compensazione, sempre la Regione ha rappresentato che, con nota prot. n. 6094 del 17 luglio 2023, il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale e Ambientale ha chiarito “… che per ogni intervento di trasformazione boschiva dovrà essere attivata una specifica polizza assicurativa che deve prevedere una serie di clausole atte a portare a buon fine l’intervento compensativo la cui somma, se escussa, in caso di inadempienza parziale o totale del beneficiario della trasformazione boschiva, deve consentire alla Regione di sostenere, tramite le proprie strutture (Sezione Gestione Sostenibile e Tutela delle Risorse Forestali e Naturali, Servizi Territoriali e Agenzia Regionale Attività Irrigue e Forestali), l’impegno finanziario necessario a portare a termine l’imboschimento compensativo e provvedere alle cure colturali successive, anche oltre il quinquennio della polizza”.

In pratica il Ministero ha dato il suo via libera all’opera e ha specificato che è possibile derogare all’art. 6 della direttiva Habitat se la Regione prevede delle adeguate misure di compensazione. Cosa che la Regione ha fatto… rimettendosi completamente alle misure previste da Porsche.

Non ha compiuto un’istruttoria.

Non ha valutato gli interessi pubblici né ha dato seguito alle risultanze delle procedure di VIA e VINCA che hanno evidenziato “impatti negativi e significativi”, trincerandosi dietro la dichiarazione di pubblica utilità. Che però non c’è.

Anzi, ha fatto di più! Ha detto che se Porsche dovesse non adempiere (cosa che molto probabilmente avverrà, perché non ha interesse a piantare e manutenere milioni di piantine), lo farà la Regione, con soldi pubblici.

Perché l’importo della fidejussione sarà decisamente più basso dei costi di mantenimento di milioni di piante, in termini di risorse idriche, umane, strumentali.

Tra l’altro non è chiaro come farà la Regione a sostituirsi a Porsche, visto che questa sta espropriando i terreni dei privati. Non sta acquisendo diritti di superficie. Sta acquisendo la proprietà. Quindi, a completamento delle opere, si potrebbe arrogare il diritto di chiudere i cancelli ed impedire all’ARIF Puglia di accedere per manutenere le piantine. Cosa che, ne siamo certi, non interesserà nemmeno ad ARIF né alla Regione.

A cose fatte, sai quanto gli frega di innaffiare le piante? Anzi, sarà il pretesto per ampliare ancora di più la pista, dato che Porsche sarà proprietaria di oltre 300 ettari in più.

A che punto siamo ora?

Con DGR n. 1096 del 31 luglio 2023, la Giunta regionale ha approvato lo schema di Accordo di Programma, autorizzando il Presidente della Giunta alla sua sottoscrizione, intervenuta in data 29 agosto 2023.

Nemmeno 10 giorni dopo sono state notificate 134 lettere di avvio della procedura di esproprio per pubblica utilità per altrettanti proprietari terrieri ricadenti nell’area della pista, per un totale di 351 ettari.

In data 26 settembre 2023 e 28 settembre 2023, è avvenuta la ratifica dell’Accordo, rispettivamente da parte del Comune di Porto Cesareo e del Comune di Nardò.

E siamo ad oggi.

Solo con la ratifica degli accordi è emersa la questione. Solo con la ricezione delle lettere di esproprio s’è saputo della faccenda.

E da allora si sono scatenate le proteste.

Nel Salento si sono mossi in pochi e alcuni hanno fatto da voltagabbana, tipo Legambiente. Molto più forti e pressanti le proteste in Germania, a Stoccarda, città dove ha sede la Porsche.

Ad ogni modo, oggi è pendente un ricorso al TAR, promosso da Italia Nostra, Sud Salento, Gruppo di intervento giuridico (Cagliari-Bari), Comitato custodi del Bosco d’Arneo (Nardò) e Illavacavalli Onda Verde (Bari).

Nel mentre, però, il partito del cemento, per bocca di alcuni imprenditori del posto, ha espresso la sua opinione favorevole al progetto (che vi invito a leggere).

In pratica ha bollato come “ideologiche” le proteste volte a tutelare un bosco antico, che, come il mare, rappresenta un richiamo forte per il turismo sostenibile, una forma di turismo nettamente più attenta (e con più capacità di spesa) del turismo di massa.

Ma il partito del cemento è fermo ad una visione vecchia e miope di “sviluppo”.

Una visione che spesso coincide con più gente, quindi più case, più strade, più parcheggi, insomma più cemento e meno suolo, definendo – udite udite – “bene comune” praticamente il prospettato aumento dei loro profitti.

Un aumento che comunque non ci sarà, visto che la pista di Nardò è autosufficiente (e se dovesse ampliarsi, ancora di più) e 2/300 persone in più all’anno non fanno alcuna differenza.

Farà, invece, un’enorme differenza, perdere l’unico grande polmone verde di un territorio sempre più a rischio desertificazione.

Un Salento con alberi d’ulivo ormai seccati, senza acqua e con 40 anni di veleni respirati a causa dell’Ilva, della centrale elettrica a carbone di Cerano, del petrolchimico di Brindisi, della Colacem di Galatina, dei rifiuti interrati, dell’agricoltura “convenzionale” e, oggi, di quella ultraintensiva, oltre al deturpamento del paesaggio prodotto della cementificazione selvaggia delle spiagge. In questo idilliaco quadro, un bosco in meno e tanto cemento in più proprio non ci serve. Non è d’interesse pubblico.

6 commenti su “Due parole sul progetto della pista Porsche di Nardò”

  1. Ho lottato per i miei ulivi, ho lottato contro la TAP ho lottato e lotterò sempre contro qualsiasi forma di “estrattivismo” . Difendo l’equilibrio di ecosistemi piccoli e grandi , la loro e la nostra vita, quella degli animali e delle piante che li popolano e…sto piangendo!

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    • Il Salento sta subendo troppi abusi. Dalla TAP al disseccamento degli ulivi, dal fotovoltaico selvaggio all’eolico industriale, ancora prima dall’Ilva a Cerano, ai rifiuti interrati, all’agricoltura convenzionale e, oggi, a quella ultraintensiva, all’inquinamento delle falde…e oggi questa. Tutte queste vicende sono legate da un unico filo conduttore: il liberismo economico. Un concetto che fa della “concorrenza”, dello “sviluppo”, delle “infrastrutture strategiche” l’unico modo per far “progredire” i territori. Ma progresso e sviluppo (lo disse qualcuno…) non sono la stessa cosa e noi pensiamo che il progresso coincida con la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e, soprattutto, con l’unica guerra vera e giusta che si possa fare: quella contro lo sfruttamento dell’essere umano nei confronti di altri esseri umani, che è il motivo per cui avviene lo sfruttamento dell’essere umano nei confronti della natura.

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  2. nessuno reagisce, nessun protesta! mi ricordo troppo bene a Lecce quando stavano per realizzare il “nuovo viale dell’Università” sotto l’amministrazione Poli Bortone distruggendo tutti i pini col pretesto che erano pericolosi, fummo in 3 a manifestare!!! per unica risposta: eh… ma che vuoi siamo in Italia!

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    • tempo fa leggevo degli articoli dove si parla che l’ambientalismo è in calo tra la gente (tipo questo, ma ce ne sono altri). La questione, come sottolinei tu, però è vecchia, perché in realtà le lotte per l’ambiente non sono mai state così partecipate. Tutto dipende dal rapporto causa/effetto. E’ più facile scendere in piazza contro Salvini che blocca le navi in mare (causa/effetto semplice) che contro le politiche occidentali che parlano di “neutralità climatica” ma poi acconsentono all’uso di pesticidi, OGM, disboscamenti, ecc. ecc. (causa/effetto complessa). Insomma, spiegare alla gente che i disboscamenti provocano effetti negativi sul clima nel medio e lungo periodo (oltre a peggiorare la qualità della vita di un territorio) è cosa complicata. Forse si capirà meglio quando gli effetti più disastrosi saranno visibili, ma allora si dirà che la causa è da ricercare in qualcos’altro. Ne hanno parlato bene i Wu-Ming in quest’articolo.

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  3. La lettera degli imprenditori di porto cesareo fa davvero ridere. Spero che prima di scriverla si siano ubriacati di Negramaro e Malvasia perché sennò non si spiega.

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