Guerra in Ucraina: fuori dalla NATO

La guerra in Ucraina appena scoppiata mi inquieta particolarmente, perché rappresenta l’inizio di una tragedia che potrebbe ricordare a larghi tratti le dinamiche e gli esiti della Grande Guerra.

Una cosa in comune ce l’hanno: l’imperialismo. La crisi ucraina, sfociata in guerra, parte proprio da ciò, dal riemergere del conflitto russo-statunitense in chiave imperialista.

Oggi tutti i governi europei, inclusa l’Italia di Draghi, additano Putin come despota invasore, che muove guerra nel cuore dell’Europa, invade un paese sovrano e fa arrestare i dissidenti.

Ma è davvero così?

Davvero l’Ucraina è un paese sovrano? Davvero è “tutta colpa di Putin” o la guerra in Ucraina è anche colpa di qualcun altro? Ad ogni azione – ci insegna il terzo principio della dinamica – corrisponde una reazione uguale e contraria.

La NATO in Ucraina

nazisti ucraina

L’azione è stata quella degli USA di allargare la sua sfera d’influenza militare, politica ed economica sin ai piedi della Russia, facendo di tutto per far entrare l’Ucraina nella NATO, legittimandola con l’ingresso nell’UE, attraverso un colpo di stato che ha messo al governo gruppi neo-nazisti (che tanto neo non sono, dato che si richiamano direttamente al terzo reich).

Quest’operazione non si è svolta pacificamente né democraticamente, anche se gli USA si sciacquano la bocca con il concetto di democrazia, da esportare con la violenza però (V. Iraq, Afghanistan, Iran, Egitto, Siria, ecc. ecc.).

Si è svolta con il rovesciamento violento del governo di Yanukovich a seguito dei cosiddetti moti di Maidan del febbraio 2014. Successivamente le Repubbliche del Donbass hanno – democraticamente – indetto un referendum per proclamare la propria indipendenza dall’Ucraina, cui ha partecipato il 75% della popolazione delle Repubbliche, con un 90% dei voti espressi a favore dell’indipendenza.

Una richiesta d’indipendenza legittima sul piano del diritto internazionale, ma osteggiata fortemente dal nuovo governo ucraino, nato a seguito di un golpe della CIA e sostenuto da gruppi di chiara origine nazista.

Questi  hanno condotto, dal 2014 ad oggi, massacri a popolazioni locali inermi, rastrellamenti, operazioni militari contro ospedali, scuole, acquedotti, raid e ogni genere di violenza contro uomini, donne e bambini, passati sotto il silenzio della stampa occidentale e di fatto legittimati dall’UE.

Peraltro le popolazioni del Donbass sono state escluse dal diritto di voto, sin dal 2014, nonostante siano considerate facenti parte dello stato ucraino. E’ evidente che in queste condizioni la Russia non poteva restare inerme.

La scelta di Putin di intervenire in Crimea, nel 2014, fu dettata infatti dalla necessità di tutelare le popolazioni delle Repubbliche, dato che quella particolare area è del tutto russa, in cultura, lingua, tradizioni.

Poi c’è un altro fatto.

Ce lo spiega Domenico Moro,

Al momento del dissolvimento dell’Urss gli Usa avevano promesso alla Russia che la Nato non avrebbe esteso i suoi confini, inglobando i Paesi dell’Europa dell’est. In effetti, non solo la Nato, sorta in opposizione all’Urss, ha continuato ad esistere dopo che il suo nemico si è dissolto, ma è successo l’esatto contrario con l’estensione dei suoi limiti fino alla Russia, che si ritrova le basi Nato e i soldati americani a ridosso dei suoi confini. La tensione attuale tra Usa e Russia è data dalla possibilità di ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ricordiamo quello che successe quando l’Urss provò a inviare suoi missili a Cuba, a pochi chilometri dalle coste americane, e gli Usa minacciarono una guerra mondiale.

Difatti, come spiega Rita di Leo in un articolo apparso sul Manifesto il 18.02.2022,

La reazione di Washington è stata di ricordare alla Russia il suo essere una ex potenza sconfitta. E per farlo la politica scelta riguarda il nodo ancora aggrovigliato tra le ex repubbliche ex sovietiche e il Cremlino, usando la Nato e la sua promessa di accogliere anche i territori ai confini della Russia. Come l’Ucraina, un paese di 44 milioni di abitanti, da secoli denominata «la piccola Russia», dove lingua, cultura, economia, politica, corruzione in nulla si distinguono dalla «grande Russia». Gli ultimi tre segretari generali del Pcus Chruscev, Brezhnev, Chernenko erano ucraini, poi è arrivato Gorbachev e poi Yeltsin e infine Putin con la sua strategia di ridare alla Russia un ruolo attivo. Le sue «pretese» non sono state prese sul serio da Washington sino ai casi della Georgia e poi della Crimea. Sino ad essi la reazione era di «punirlo» cacciandolo dal G7, e con sanzioni.

La perdita dell’egemonia americana

La reazione russa, negli anni del governo di Putin, è stata quella di rafforzare l’economia interna, in gran parte estrattivista, e di intessere relazioni internazionali con la Cina, divenute sempre più forti. E ciò ha terrorizzato gli USA che temono di perdere (ma ormai l’hanno già persa) la propria egemonia globale, dato che stanno perdendo colpi in America latina, sono scappati via come conigli dall’Afghanistan, lasciando campo libero ai sanguinosi talebani, dopo vent’anni di infruttuosa occupazione (antidemocratica, altro che) e hanno perso il ruolo di investitori in Africa, a tutto vantaggio della Cina.

Per dirla nuovamente con le parole di Moro,

Oggi, quello che sta accadendo è il mutamento dei rapporti di forza economici tra Usa, Ue e Cina. In particolare, è messa in seria discussione l’egemonia mondiale degli Usa a causa della crescita prorompente della Cina. Gli Usa sono la principale minaccia alla pace, perché si trovano in decadenza e cercano di ovviare alla perdita dell’egemonia economica facendo leva sullo strumento militare. Gli Usa sono un Paese necessariamente imperialista perché poggiano sul dominio del dollaro, che, essendo moneta di riserva e di scambio internazionale, permette agli Usa di finanziare il loro enorme doppio deficit, quello statale e quello del commercio estero, semplicemente stampando dollari. In pratica gli Usa sono una nazione parassitaria rispetto all’economia mondiale.

Le sanzioni contro la Rus… no, l’UE

Dunque l’azione volta alla guerra è partita dalla NATO, che, in questi anni, ha preparato il terreno per muovere guerra contro un nemico divenuto sempre più forte e che ha stretto rapporti non solo con la Cina, ma con l’UE, dato che il 40% delle forniture di gas in Europa vengono dalla Russia.

Quindi se agli USA poco importano gli effetti devastanti della guerra sulle popolazioni direttamente coinvolte e sull’economia europea, ciò dovrebbe costringere la diplomazia europea (e italiana in particolare) ad evitare di interrompere i rapporti economici con la Russia e di trovare un punto d’accordo tra le due potenze.

E invece tutti i principali leader europei si sono schierati con la NATO – la vera artefice del conflitto – e sono disposti a dure sanzioni contro la Russia che, però, si ritorceranno (anzi, si ritorcono già) contro l’economia europea e italiana in particolare.

L’avventurismo dei nostri politici (e la manifesta incompetenza di Di Maio, messa a nudo dal ministro degli esteri russo Lavrov) però non scuote particolarmente i palazzi del potere, protetti sia economicamente che fisicamente dalle conseguenze della guerra. Scuote, tuttavia, la gente comune, noi, che non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, che abbiamo enormi difficoltà a lavorare e non sapremo se – e a che prezzo – potremo continuare a vivere.

Già adesso, ad un giorno dal conflitto, si assiste ad assalti ai supermercati, a file interminabili alle stazioni di servizio, ad un inasprimento dei costi dell’energia (già aumentati a causa della falsa transizione energetica), ad aumenti del costo dei mutui, oltre che dei beni di prima necessità.

Questo pugno di ferro contro la Russia sa di ritorsioni contro la stessa UE, che comprerà il gas dagli USA a prezzi molto più alti, oltre che di ipocrisia.

Perché le sanzioni vanno poste in essere contro chi, per davvero, ha scatenato il conflitto. Contro la NATO, gli USA e gli imperialisti che, per mantenere il proprio dominio, sono capaci di scatenare guerre ed additare gli altri.

Fuori dalla NATO. E’ l’unico modo per iniziare a costruire per davvero un mondo di pace e di cooperazione.

Articoli da leggere per capire meglio la guerra in Ucraina e le reali dinamiche sottese:

Il diritto del Donbass

 

2 commenti su “Guerra in Ucraina: fuori dalla NATO”

  1. Ho letto con attenzione questo tuo articolo. E lo condivido totalmente. Tuttavia il fattore tempo non volge di Putin. A distanza di un paio di settimane si rende evidente quanto i media e l’informazione ai tempi dei socialmedia e di twitter portano l’asticella della percezione a favore di un occidente che, pur nella disperazione di una recessione inevitabile, insiste a credere di essere dalla parte del “bene” inviando armi e sanzioni, pur cagandosi sotto quando Zalensky invoca la no-fly-zone. Le comunicazioni emozionali, come ha fatto ieri Zalenshy in diretta streaming dentro il parlamento italiano, quando ha parlato di Mariuopol come Genova, riferendosi ovviamente ai bombardamenti subiti dalla stessa dal 1940 al 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamenti_di_Genova_nella_seconda_guerra_mondiale) sono un’arma vera e propria che modifica la percezione dei fatti, anche quando sono evidenti. Una cosa è certa. Il signor Putin parla con coerenza ma con uno stile novecentesco e fuori dal tempo. E questo non volge a suo favore in termini di percezione presso un target che per informarsi legge titoli e al massimo i sottotitoli di articoli per web pagati 0.90 centesimi da freelancer che per fare carriera, devono scrivere secondo propaganda.

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    • Ciao GRV, grazie della tua utile e critica riflessione sulla situazione attuale in Ucraina. Inutile dire che concordo con la tua analisi, in particolare che la comunicazione attuale sui fatti bellici ha tutti i contorni della propaganda e poggia sul fatto che, come sottendi, gran parte della popolazione (italiana, ma mi spingerei a dire europea) ha smarrito il senso critico ed è affetta dal quarantennale morbo dell’analfabetismo critico (ponendo come “dies a quo” i “rampanti anni Ottanta”, il dissolvimento del blocco sovietico, l’inizio della fase II della globalizzazione e del conseguente “pensiero unico globale”), mentre la minoranza è silente perché stordita, incapace di coagularsi ed esprimersi, nel marasma della comunicazione-fiume che caratterizza questi decenni.
      Aggiungo solo una lettura, coerente con quanto hai espresso, che ritengo utile: http://www.strettoweb.com/2022/03/messina-prof-montesano-su-crisi-ucraina-e-sanzioni-russia/1317250/amp/

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