Video trash. Come muore la professionalità

direttrice banca san paolo video trash

Il caso della direttrice e degli impiegati della filiale Intesa Sanpaolo di Castiglione delle Stiviere, che hanno pubblicato un video discutibile (ad esser buoni) e dai netti contorni trash è solo l’ennesimo esempio della filosofia che imperversa in rete (e anche fuori), ossia quella della mediocrità e dell’approssimazione.

Cos’è il trash?

Se cerchiamo su qualsiasi dizionario, la definizione di trash è “prodotto di comunicazione di massa televisivo, cinematografico, letterario ecc. che riflette un gusto scadente, volgare, di infima qualità”.

Ecco, appunto, scadente e di infima qualità, oltre che volgare. Sia chiaro, la volgarità nella storia ha sempre attratto. In passato, quando il senso della morale era più elevato e quando la censura oscurava anche un minimo accenno di bacio, la volgarità era relegata nel proibito, nei sogni inconsci e perversi di buona parte della popolazione. Insomma, c’era, solo non era visibile. La morale era una sorta di freno al naturale dilagare del volgare, relegato  – appunto – al vulgus, al popolare, agli strati più umili e dealfabetizzati della società. Poi è ovvio che con la libertà dei costumi, iniziata più o meno negli anni Sessanta, il senso del volgare si è attenuato, entrando pian piano nel costume collettivo e rendendo dapprima tollerabili e poi normali certi atteggiamenti. Oggi un bacio in un film ovviamente non scandalizza nessuno, come non scandalizza nemmeno un nudo o una scena di sesso più o meno velata. Poi i media, accompagnando le richieste dei propri consumatori, hanno alzato sempre di più l’asticella della tolleranza, abituandoci progressivamente al senso del volgare.

Poi è arrivato il web, con la sua filosofia della produzione di contenuti dal basso. Cosa vuoi che ti produca un utente qualunque, sia esso famoso o meno, abituato al volgare e privo di strumenti atti a produrre contenuti di qualità (seppur volgari)? Il trash, ovvio. Perché il trash, va ricordato, non solo è volgare, ma è anche di infima qualità.

I video professionali

Qualsiasi video-maker esperto o qualsiasi professionista di video-marketing ti dirà che esistono determinate regole per produrre video di qualità e che per farlo occorre investire in strumentazioni adeguate (videocamera di buona qualità, luci, fondali, software per la post produzione, ecc.). Ciò comporta che per produrre un video professionale occorre cultura in materia, esperienza e qualche piccolo investimento.

Troppa fatica.

Infatti a che serve rivolgersi a un professionista o spendere soldi e acquisire competenze quando con un semplice smartphone e la rozzezza tipica di un analfabeta funzionale qualunque si possono ottenere risultati di gran lunga più soddisfacenti in termini di visualizzazioni e condivisioni? Ecco che con il dilagare di video trashoni ogni giorno muore la professionalità dei video-maker, ogni giorno muore la possibilità di riprendere quell’asticella e alzare il livello della morale, della professionalità, della qualità.

Saluta Andonio

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Chi non conosce il ragazzino di Saluta Andonio? E’ bastato un video spontaneo, di infima qualità e – quindi – trash per ottenere milioni di visualizzazioni. Oggi si racconta che abbia un giro d’affari rilevante (prende 1.500 euro a serata nelle discoteche) e ha persino realizzato una canzone per l’estate 2017 insieme ad Angelo Jay & Jasper (dal titolo, ovviamente, Saluta Andonio) facendo anche da comparsa nell’ultima clip di Fabio Rovazzi e Gianni Morandi, Volare (manca una “g” nel titolo).

Con questi modelli un qualsiasi utente del web, giovane o adulto, istruito o meno, preferirà farsi il mazzo per acquisire professionalità oppure cercherà in tutti i modi di cadere ancora più in basso per ottenere popolarità? L’ardua sentenza non andrà ai posteri, la domanda è retorica.

Anche in banca…

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A seguito del video virale della filiale di Castiglione, il sindacato dei dipendenti ha pubblicato una nota in cui si dice “Dalle banche ci si aspetta professionalità, competenza, correttezza, sobrietà, ma evidentemente i tempi sono cambiati, e nell’era dello spettacolo e dei social si pensa che un video accattivante o una buona interpretazione possano sopperire ad altre carenze. Auspichiamo che tutti i protagonisti del grande show possano ricevere i meritati riconoscimenti artistici: alla produzione, alla regia e, perché no, all’interpretazione. Ma come Sindacato chiediamo che simili iniziative vengano abbandonate”.

Come dargli torto? Tra l’altro, fossi al posto di un cliente qualunque di quella banca, prenderei i miei soldi e li porterei in un altro Istituto. Perché chi vorrebbe far gestire i propri soldi da gente che tenta di emulare i grandi personaggi del trash e fa self-marketing con approssimazione? Non sarebbe corretto immaginare che ci mettano la stessa approssimazione anche nell’amministrare i soldi altrui? La domanda, in questo caso, non è retorica, ma un po’ si avvicina.