L’Itala gente de le molte razze

poesia razza

Una poesia dedicata agli italiani e all’illusione di appartenere ad un’unica razza.

La vicenda di Patrizia Prestipino, membro della direzione nazionale del PD e responsabile del dipartimento del PD per la difesa degli animali (sic!) che oggi ha fatto infuriare e divertire il Popolo del web, dimostra per l’ennesima volta che il principio (abusato dal berlusconismo) bene o male, purché se ne parli, vale sempre. Nessuno la conosceva finora, oggi invece è famosa per le sue parole sulla tutela della razza, domani probabilmente tornerà nell’oblio da cui è venuta. Ma funziona così: il quarto d’ora di notorietà non si nega a nessuno, come l’ultima sigaretta a un condannato a morte. Però la lady PD mi ha in qualche modo ispirato per scrivere questi quattro versi da regalare al vento.

L’Itala gente de le molte razze

tediar non voglio con discorsi triti
ma una cosa v’è da dire:
donde sono le italiche stirpi
chi voi ardite sostener
per continuar la nobile razza?
Dall’etruschi ai messapi
dall’arabi ai normanni
bizantini e longobardi
da lontano sono giunti
co’ francesi e spagnoli
abbiam fuso tante razze.
Ahi Italia, terra di conquiste
e dai mille dialetti
segno di tante culture
solo co’ bolli unificate
d’aspirazioni carbonare
e nazional desideri
di politiche necessità.
S’è fatta Nazione, si faccian gli italiani!
Unificati in medesima lingua,
Oh, che oggi unica cagione
che stretti ci tiene
violentata viene
e regressa, e povera
di lemmi e significati,
ciò che può simular
d’esser italiani,
non di razza, ma di linguaggio,
ogni giorno muore
tra stentorei tweet e stucchevoli post.

Brucia la terra

Brucia la terra

Il mare osserva la terra che lenta e inesorabile brucia. Due piccoli versi ispirati dai deprimenti fatti di questi giorni.

Brucia la terra

Nella calura estiva

tra acri odori di fumo

di sterpaglia in fiamme

ingigantite dal vento

e prodotte da sudicie mani

sporche di terra e sangue

intravedo, in lontananza, il mare

acque profonde

che circondano campi in fiamme

e mentre la terra brucia

il mare, sornione, quieto la osserva.

Ode al piccione

piccione

Uno dei volatili più fastidiosi, sporchi e antipatici che popolano le nostre città, da Nord a Sud, non può non meritarsi un’ode acclamata al suo tirannico fastidio.

Ode al piccione

Da Pisa a Riccione
da Venezia a Milazzo
mio caro piccione
m’hai rotto il cazzo.
Tra la gente voli basso
da chiunque ti fai odiare
per te sembra uno spasso
quando stai per cacare.
E mi becchi il parabrezza
o la maglia o la giacca
io lo so con certezza
è mirata la tua cacca.
Non sei buono da mangiare
come il pollo o la quaglia
non sei in grado di volare
tra gli uccelli sei canaglia.
E persino un usignolo
ti scippa il pane dal becco
te lo frega e prende il volo
e di cibo resti a secco.
Come i volatili normali
cerca almeno di migrare
Apri quelle minchia di ali
e lasciaci un poco stare.