Le cinque terre sono il paradiso dell’escursionista. Coniugano rilievi montuosi e mare, verde e tanto silenzio, un lungo reticolo di sentieri e borghi incantevoli. Oggi propongo un percorso poco battuto dal “trekking di massa”, infatti, sebbene l’abbia fatto di sabato, con Riomaggiore e Manarola invasi dal turismo globale, lungo il sentiero non ho incontrato anima viva.

E’ un sabato mattina e decido di andare in Liguria per fare una camminata alle cinque terre. Non ho pianificato il percorso ma ho notato, sulla mappa, che le cinque terre sono ricche di sentieri. Decido di farne uno che si possa fare in giornata, ad anello, evitando il sentiero dell’amore.

Sì, perché nel 2024 il celebre sentiero dell’amore è stato riaperto, dopo anni di chiusura. Ma per farlo occorre pagare, prenotare e accedere solo con una guida. Tre aspetti che stridono con la mia visione del cammino: libero e gratuito. Prima di raccontare la camminata, ecco le informazioni di base.

5 h A/R
17 km
Dislivello max 390 mt
T+E
17.05.2025

Download GPX Riomaggiore-Volastra-Manarola

Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

Si parte dalla stazione di Riomaggiore

Riomaggiore

Parto da La Spezia centrale per arrivare, dopo pochi minuti, a Riomaggiore. Il costo del biglietto è alto: 8 euri. Il biglietto ha lo stesso costo per qualsiasi stazione delle cinque terre e se fai quello serale (dalle 19.30 in poi), costa meno, 5 euri. Tra l’altro i treni sono frequentissimi e le corse finiscono la sera tardi. Ottimo se, dopo il trekking, vuoi berti una cosetta in uno degli splendidi borghi delle cinque terre, con vista mare.

Il treno è strapieno di gente, come sempre in questo periodo. Però quella massa di gente andrà ad invadere i paesini, oppure farà i sentieri più noti, mentre i sentieri che andremo a fare noi saranno quieti e pacifici.

Sceso dal treno consulto l’ampia mappa della sentieristica collocata proprio fuori dalla stazione e decido di iniziare con una bella salita verso il Santuario della Madonna di Montenero, contrassegnato dal segnavia 593V.

Ma prima mi tocca percorrere la lunga galleria pedonale stracolma di turisti, per arrivare in paese.

Arrivati in paese è semplice. Basta seguire le indicazioni per il Santuario.

Arrivati all’uscita di Riomaggiore, dove si trova la sbarra per le auto, basta seguire la strada in salita, e le indicazioni per il Santuario.

La salita è leggermente ripida, ma percorribile. Un lungo tratto su terra battuta ci porterà verso via Litoranea. Si attraversa la strada (con cautela) e si ritorna ad imboccare il sentiero, all’ombra.

Le indicazioni rinvenute sui cartelli a Riomaggiore sono corrette. In meno di un’ora si arriva dall’abitato di Riomaggiore al Santuario.

Qui la quiete regna sovrana. Il Santuario è chiuso e trovo pochissima gente. Faccio giusto una sosta pranzo su uno dei tavoli da picnic e ammiro il maestoso paesaggio circostante.

 

Il Santuario della Madonna di Montenero

Si dice che quest’altura sia stata abitata sin dal 1251 e che la costruzione del Santuario sia iniziata nel 1300 circa. Eppure, stando alle storie locali (poi trascritte nel 1865 da Ambrogio Raffellini), le origini sono ben più antiche e sarebbero legate alle lotte iconoclaste dell’Alto Medioevo.

La leggenda, stando a quanto riportato sulla stele informativa collocata nei pressi del Santuario, narra che i fuggiaschi, che portarono con loro la sacra effigie della Madonna, assaliti dai pirati nei pressi del promontorio di Montenero, furono costretti ad approdare alla foce del Rio Maggiore. A causa dell’insicurezza dei mari, tuttavia, si stabilirono sulle alture, dove, sotto la protezione del marchese di Carpena, fondarono prima il borgo di Cacinagora e poi quelli di Cerricò e Lemmen, i quali secondo la tradizione facevano riferimento alla chiesa di San Martino il Vecchio, i cui ruderi sorgono sulle pendici del monte Verugola.

Successivamente, tuttavia, una cappella per conservare l’effigie mariana venne edificata sulla cima del colle di Montenero e intorno ad essa si sviluppò un ulteriore insediamento, il quale, come attestano i documenti, divenne col tempo il più importante della zona.

Nel silenzio delle fonti non ci sono elementi per attribuire un fondamento di storicità a questa storia, se non la generica considerazione che la Liguria, facendo parte dei domini bizantini, doveva effettivamente intrattenere legami di natura commerciale e culturale con la madrepatria greca.

Il valore e il significato di questo racconto, in ogni caso, non vanno cercati nella sua attendibilità, ma piuttosto nella capacità di individuare un nesso costitutivo tra la storia di Montenero e quella di Riomaggiore.

Il legame tra Montenero e Riomaggiore fu poi rinsaldato nell’Ottocento, quando il santuario divenne quello che vediamo oggi e l’immagine mariana venne incoronata il 25 luglio del 1893. Allora venne anche realizzata la via Grande, l’ampia mulattiera lastricata che abbiamo fatto per salire qui.

Si parte per Volastra

Dopo un po’ di meritato riposo e dopo aver appreso la storia del Santuario, siamo pronti a ripartire. Alle spalle del Santuario si imbocca il sentiero 530 che ci porterà verso Volastra in poco più di due ore. Qui è bene fare rifornimento d’acqua alla fontanella, all’imbocco del sentiero. Non troveremo altra acqua lungo il percorso.

Il sentiero non presenta difficoltà e solo ogni tanto incontrerò qualche pozza d’acqua, segno delle piogge dei giorni precedenti, specie nelle zone ombreggiate.

Il sentiero porta anche verso l’insediamento di Lemmen e il telegrafo, ma non l’ho fatto. Se avete tempo sarebbe interessante fare questa piccola deviazione in leggera salita.

Per ogni eventualità, lungo il percorso ci sono un paio di deviazioni che vi porteranno velocemente verso Manarola (dove c’è la stazione ferroviaria). Nel caso vi attardiate o in caso di stanchezza, si può optare per questa soluzione molto più rapida.

In appena due ore (con 15 minuti in meno rispetto al previsto) raggiungo il grazioso e minuscolo centro di Volastra, frazione di Riomaggiore, che conta appena 60 abitanti, ma numerosi turisti e tantissime case vacanza, segno della gentrificazione ormai matura di questo lembo di terra.

Il centro è carino e lo visito velocemente. Di particolare rilievo la chiesetta dedicata a Nostra Signora della Salute.

 

Si dice che risalga al X-XI secolo, ma le prime attestazioni lo documentano a partire dal 1240. La chiesa l’ho trovata chiusa, ma il pannello informativo dice che è a navata unica senza abside, costruita con conci regolari di pietra in cui si venera un’immagine della Madonna incoronata nel 1861. La facciata dall’evidente stile romanico, presenta un portale a ogiva e una piccola bifora.

Nei pressi della chiesa c’è un piccolo e ameno spazio verde, con panchine e un prato dove una turista francese ci ha piantato la tenda. Ottimo posto per bivaccare.

Mi fermo un attimo prima di riprendere il percorso, diretto a Manarola.

Si scende a Manarola

Il sentiero si prende proprio da qui, dai pressi della chiesetta e si scende verso il paese. Bisogna fare attenzione perché proprio nei pressi dell’alimentari c’è, poco visibile, il cartello che ci farà voltare a destra, in discesa.

Da qui faremo una lunga, lunghissima scalinata in pietra, tutta in discesa.

Lungo il percorso ci imbatteremo più volte in un lunghissimo binario in acciaio, che sale verso i terrazzamenti dove le operose genti del posto ci hanno piantato di tutto: da frutteti all’orto, ma soprattutto la vigna.

Quindi il binario serve al trasporto delle merci (specie dell’uva), da cima a valle. Molti di questi terrazzamenti sono raggiungibili solo a piedi e la cura del paesaggio circostante ci fa subito capire che qui, in questa zona, i primi custodi della bellezza sono i contadini che ci lavorano.

Ecco perché spesso incontreremo dei cancelli che dovremo richiudere con cura. Perché queste zone sono abitate anche dagli animali (domestici e non) e passeremo spesso da proprietà private. Quindi è sempre bene osservare le semplici regole di condotta che troveremo riportate in molti cartelli informativi.

Il paese è visibile dall’alto e pare incantevole.

Più ci si avvicina, lungo la via panoramica, e più il paesaggio si fa dolce ed i dettagli delle case dei pescatori diventano sempre più visibili.

Come immaginavo è pieno di turisti e la piazza principale è ricolma di gente. Faccio fatica a trovare un momento per fotografare la piazza vuota.

 

Faccio giusto un giretto tra i mille vicoli del borgo e arrivo in una terrazza vista mare, da dove si osserva il paesaggio.

Si torna a Riomaggiore

Ritorno indietro e riprendo il sentiero che mi porterà verso Riomaggiore, in circa un’ora. Il sentiero ti fa passare davanti alla chiesa, poi seguire una breve salita verso l’interno del paese e qui occorre prestare massima attenzione perché ad un certo punto dobbiamo svoltare a sinistra, ma il cartello non è visibile dalla strada.

Ora viene il bello, perché ci toccherà fare almeno una mezz’ora di ripidissima salita su dei gradoni appositamente lavorati dalla gente del posto per collegare Manarola a Riomaggiore.

Infatti stiamo percorrendo la Via Beccara (Sentiero 531), ossia l’antica mulattiera che collegava Riomaggiore e Manarola fino alla costruzione della ferrovia e della Via dell’Amore nel 1920, nata proprio come strada di servizio per la costruzione della linea ferroviaria.

La via, per un lungo tratto, è quasi completamente formata da gradini. 600 per l’esattezza. Il sentiero è talmente ripido che, nei tratti più ostici, arriva ad una pendenza fino al 47% su circa 170 metri di dislivello. Quindi il percorso è escursionistico (E), anche se per alcuni è per escursionisti esperti (EE). Diciamo che con un po’ di fatica ci si fa, però il sentiero non è esposto o caratterizzato da passaggi complessi, quindi lo ritengo escursionistico.

Lungo il percorso incontreremo numerosi terrazzamenti, oltre ad un paesaggio come sempre suggestivo, con il sole che inizia a tramontare tra il promontorio e il mare.

Arrivo a Riomaggiore in poco più di 45 minuti e il sentiero finisce proprio a due passi dalla stazione ferroviaria, dove terminano i 17 km fatti oggi.

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