Cos’è Copytrack? A cosa serve? Anche tu hai ricevuto una richiesta di pagamento scritta in inglese e ci hai capito poco? Ma hai capito che ti chiedono un mucchio di soldi? Parliamone.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Quando hai un blog, un sito di qualsiasi natura, ma anche un tuo profilo social, prima o poi ti imbatti in rete in quella immagine caruccia caruccia che si sposa perfettamente con quello che stai scrivendo. Senza pensarci la scarichi e la incorpori nel tuo contenuto. A volte non ti curi nemmeno di citare la fonte da dove l’hai presa. Del resto fluttua nella rete, la puoi scaricare senza problemi e non c’è scritto da nessuna parte che è coperta dal diritto d’autore.
Almeno fino a pochi anni fa. Oggi, per fortuna, i motori di ricerca ti dicono (non sempre, ma spesso) se un’immagine può essere coperta dal copyright e ti danno la possibilità di filtrare le immagini per diritto di utilizzo.

La mail intimidatoria di Copytrack
Insomma, scrivi il tuo contenuto, ci associ la foto e te ne dimentichi. Poi un giorno, all’improvviso, ti vedi recapitare nella tua casella di posta elettronica un messaggio del genere.

Scritto in inglese, con una grafica che pare un manifesto funebre, è una richiesta di pagamento con importi altissimi e proviene da una piattaforma digitale conosciuta come Copytrack.
Perché mai? Cos’ho fatto di male? Traduci il messaggio e scopri che hai violato il diritto d’autore e che il legittimo proprietario richiede il pagamento di un importo altissimo per poter estinguere l’illecito.
In pratica il messaggio ti dice che presumibilmente hai violato il diritto d’autore di uno dei suoi clienti e che quelli di Copytrack hanno il mandato per gestire i diritti d’immagine per il territorio della Repubblica Federale Tedesca e, se necessario, di far rispettare eventuali violazioni del copyright tramite i loro avvocati partner. Le immagini sono protette dal diritto d’autore in quasi tutto il mondo e le violazioni sono perseguibili ai sensi delle rispettive leggi nazionali.
Ti chiedono dunque di trasmettere eventuali licenze valide per utilizzare le immagini in questione o altra giustificazione valida per l’utilizzo delle immagini.
Se non disponi di una licenza o di una giustificazione legale, si passa allo step successivo: il pagamento.
Qui ti danno due opzioni. O paghi una somma consistente che include l’uso passato e l’uso dell’immagine per un anno di licenza, da rinnovare quindi di anno in anno, oppure paghi solo l’uso passato e cancelli immediatamente l’immagine.
Cosa fare in questi casi?
Nulla. La mail che ti hanno mandato non ha alcun valore legale. Non è un atto di diffida, non è una messa in mora, non è una richiesta di risarcimento danni. Non è pervenuta nel domicilio legale del gestore del blog o del sito o del profilo social, ma solo tramite mail. E la mail, si sa, è uno strumento che non ha alcun valore legale.
Nella mail non fanno riferimento ad una persona fisica (o giuridica) identificata o identificabile, autrice della presunta violazione. E’ una mail generata automaticamente che preleva dal tuo blog o dal tuo sito il nome, appunto, del dominio o il nome del tuo profilo sul tuo social.
In casi come questi è bene non pagare. Non farsi prendere dal timore reverenziale o dalla paura. Il testo della mail è studiato apposta per questo. Vedremo tra poco che molta gente ci casca e il core business della piattaforma Copytrack sta proprio in questo meccanismo perverso. Tanto da aver sollevato le attenzioni del Garante della concorrenza e del mercato italiano.
Occorre intanto rimuovere l’immagine incriminata. Ovviamente nella mail questi gran furbacchioni non ti dicono qual è. Lo fanno apposta. Ti danno un numero di pratica che tu userai per accedere sul loro sito e identificare l’immagine coperta dal copyright. Quella, in testa loro, equivale ad una notifica perfezionata, perché registra l’accesso al loro sito tramite il codice che ti hanno fornito nella mail.
Accertata qual è l’immagine incriminata, non dovrai far altro che rimuoverla dal tuo server.
Punto. Se proprio ti piace e vuoi tenerla, continua la lettura, perché non è detto che devi cancellarla.
Dopo la scadenza indicata nella mail, insisteranno e ti proporranno un ultimo accordo economico. Va ignorata anche questa mail.
Se (e solo se) ti manderanno poi una contestazione per iscritto, con i tuoi dati anagrafici, al tuo domicilio legale (una raccomandata, una PEC), allora puoi farti assistere da un legale. Perché quello che ti chiedono non è esattamente conforme a quello che dice la legge italiana in materia di tutela del diritto d’autore.
Il matching fotografico
Tra poco vediamo cosa dice la legge italiana in materia di diritto d’autore. Ma ora occorre spendere giusto due parole su come funziona Copytrack.
Copytrack GmbH è una società tedesca con sede a Berlino che ha come core business la tutela del diritto d’autore dei suoi clienti e il recupero crediti legato, appunto, all’applicazione della legge tedesca sul diritto d’autore.
In buona sostanza è una piattaforma digitale che utilizza una serie di algoritmi per il match fotografico. Un po’ come Google Lens (o, meglio, Google immagini), che prende una foto e la matcha (cioè la associa) ad altre rinvenute in rete.
Se sono simili, ti propone un ranking e in cima mette le immagini che più si somigliano in termini di colori, posizione dei soggetti, risoluzione, eventuali metadata, ecc.
Se l’immagine è identica, allora scatta la seconda fase.
La seconda fase consiste nell’attività umana di analisi delle foto identiche e di estrazione dell’url dove è contenuta la foto. Poi non si fa altro che trovare i contatti del gestore del sito e mandare la mail di contestazione, dopo aver appurato da quanto tempo quella foto è stata pubblicata sul blog o sul sito web.
Alcune considerazioni legali
In Italia, le immagini fotografiche e grafiche sono protette dal diritto d’autore in base alla Legge 22 aprile 1941, n. 633 (Legge sul Diritto d’Autore). Non occorre alcuna formalità per ottenere la tutela, questa si esplica sin da quando vengono create.
La tutela normativa del diritto d’autore si applica alle “opere fotografiche” che hanno un carattere creativo (art. 2 comma 1 n. 7 della L. 633/1941). Questo significa che la tutela piena si esplica quando l’autore ha messo un certo grado di creatività nello scatto o nella creazione.
Le fotografie semplici (come può essere la mera riproduzione di oggetti o di volti di persone o di paesaggi noti) godono di una tutela molto più limitata. In questo caso si richiede la citazione della fonte ed è possibile richiedere diritti di riproduzione, ma in misura minore rispetto alle opere originali. Il discrimine tra opera semplice e originale non è facile, ma questo è, appunto, un elemento che dev’essere definito in un giudizio e che non si può estrinsecare unilateralmente.
Ad ogni modo il titolare dei diritti deve anzitutto inviare una diffida che contenga l’invito a rimuovere immediatamente l’immagine dal blog o sito web (ma anche dal profilo social) ed un’eventuale richiesta di pagamento dei diritti. In caso di mancato riscontro, può agire in giudizio.
Solo in giudizio è possibile accertare il livello della violazione, quantificare l’importo del diritto e richiedere, se provato, il risarcimento del danno.
Il risarcimento del danno, sempre se provato, copre il danno emergente (perdite effettive subite) e il lucro cessante (mancati guadagni che avrebbe potuto ottenere se si fosse pagata la licenza).
Spesso questo calcolo viene effettuato in base alle tariffe di mercato per l’utilizzo di immagini simili, moltiplicate per il periodo di utilizzo non autorizzato, ma in buona sostanza è determinato dal giudice, dopo il contraddittorio tra le parti.
Il discrimine tra arte e non arte
Perché spesso utilizziamo immagini coperte dal diritto d’autore? Talvolta lo facciamo inconsapevolmente, nel senso che nemmeno badiamo al fatto che quell’immagine tanto caruccia che abbiamo trovato su un motore di ricerca può essere di proprietà di qualcuno e che ne può rivendicare i diritti di utilizzo.
Del resto spesso si tratta di immagini così generiche da non immaginare che possano essere coperte dal diritto d’autore. Una foto della torre di Pisa o del Colosseo, fotografati da milioni di persone, può essere coperta da diritto d’autore? E la foto di un volto generico o di una manifestazione pubblica?
Personalmente sono contrarissimo all’applicazione del diritto d’autore su determinati contenuti. Infatti questo blog usa la licenza Creative commons che chiede, sostanzialmente, solo di citare la fonte e non rivendica alcun diritto economico, anche sulle immagini fotografiche.
Detto questo, non sono assolutamente contrario al diritto d’autore. Se un artista ha realizzato un’opera originale e pregevole e ci ha impiegato tempo, lavoro, competenze, fatica, è giusto che venga ripagato per il lavoro svolto e l’arte che ci ha messo.
Il problema sorge, invece, quando si rivendicano i diritti su una semplice foto. Per esempio, la foto di una montagna o di uno scorcio di mare o di un volto umano è arte o non è arte? Può esserlo, ma il più delle volte è una semplice foto, perché dietro non c’è studio, lavoro, creatività, ma è uno scatto così, nudo e crudo, come evidenziato in questo interessante articolo, da cui prendo uno stralcio:
Secondo la legge, sono fotografie semplici le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell’arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche.
Insomma: la classica foto del turista non può essere considerata un’opera dell’ingegno e, quindi, una fotografia d’autore, per quanto possa essere bella e ben fatta.
Lo stesso dicasi per la foto di cronaca di un giornale, una foto di gruppo, lo scoop di un paparazzo, una foto pubblicitaria, la foto ricordo di un viaggio, ecc.
La giurisprudenza ha peraltro sottolineato come anche le fotografie semplici possono manifestare un’elevata professionalità nella cura dell’inquadratura e nella capacità di cogliere in modo efficace il soggetto fotografato; quando però manca l’esplicazione dell’originale interpretazione personale dell’autore, allora non può parlarsi di opera fotografica.
Ora abbiamo qualche elemento in più per capire cos’ha allarmato l’Antitrust italiano.
Il procedimento dell’Antitrust italiano
Come accaduto nel mio caso, Copytrack ha richiesto il pagamento anche per aver usato una semplice foto, senza le caratteristiche sopra evidenziate, per cui la legge italiana prevede una tutela debole.
Nonostante questo, Copytrack invia comunque la lettera di richiesta di pagamento dei diritti, con contenuti opachi, toni minacciosi e senza alcun elemento per comprendere il grado di violazione, le norme violate e le alternative al pagamento.
Dopo numerose segnalazioni, l’Antitrust italiano ha avviato un’indagine conoscitiva, notificando alla società tedesca l’apertura dell’indagine. L’Autorità ha contestato alla società tedesca scarsa trasparenza su numerosi aspetti (base legale, tipologia dei diritti violati, alternative al pagamento, gradualità della condotta, ecc.), oltre ad una pratica commerciale scorretta di richiesta di pagamento che induce i destinatari a pagare immediatamente per timore di eventuali ritorsioni legali e aumenti di costi.
La società si è subito attivata, per non fare la fine della società tedesca Photoclaim (bannata in Italia dal Garante per le stesse ragioni) e, pur non ammettendo le proprie responsabilità, ha accettato alcuni limiti posti dal Garante.
Quindi continua ad operare in Italia e, abbiamo visto, con la stessa scarsa trasparenza e le stesse dinamiche che hanno fatto attivare il procedimento conoscitivo dell’Antitrust.
Conclusioni
Sebbene non sia favorevole all’applicazione tout court del diritto d’autore su ogni cosa, mi rendo conto che prendere una foto, inconsapevolmente, dal web, senza verificare i diritti di utilizzo e senza citare la fonte è altrettanto un’operazione scorretta. Infatti da quando i motori di ricerca ti permettono di filtrare le immagini per diritto d’utilizzo, tendo ad usare solo foto di libero utilizzo.
Comunque questo non giustifica l’esistenza di sciacalli che ti chiedono, con toni minacciosi e scarsa trasparenza, cifre enormi solo per aver usato una foto stupidissima qualunque. E’ un atteggiamento aggressivo che serve solo a sottrarre soldi a persone inermi e ignare che, magari, si dilettano a scrivere su un blog e non traggono alcun guadagno dall’uso delle foto prelevate su internet.
Anzi, fare informazione o divulgare le proprie opinioni, dal basso, da parte dei piccoli, è un’operazione antieconomica. Ci vai a rimettere, insomma. E ci rimetto pure io, nonostante abbia attivato gli annunci sul blog da cui guadagno un paio di caffè l’anno (questo argomento merita un articolo apposito).
Lo sciacallaggio sta proprio in questo: sparare nel mucchio, non distinguere tra grande e piccolo operatore della rete. Chiedere soldi facendo leva sulla paura di chi non ha i mezzi per difendersi e non conosce il complesso mondo delle leggi sul copyright, specie in ambito europeo.
La legge italiana è chiara su questo punto e distingue – giustamente – tra un lavoro artistico e una semplice foto, apportando una tutela graduata. Aspetto ignorato da Copytrack. Se hai ricevuto una loro mail, l’unica cosa da fare è di ignorare le loro richieste ed informare prontamente l’AGCM, utilizzando questo form online.