Una breve recensione di Ubuntu 24.04 su un portatile Dell preso usato da qualche mese, con lo schermo touch. Questo dopo aver usato per circa 3 anni la distro Kubuntu 22.04 (poi upgradata alla 24.04) su un portatile Samsung. Darò giusto qualche impressione sulla differenza tra le due distro, in termini di velocità, usabilità e personalizzazioni varie.

Qualche anno fa mi si ruppe un portatile, comprato nuovo da diversi anni, su cui avevo prontamente installato Kubuntu 20.04 e su cui, all’epoca, ci lavoravo intensamente nel gestire siti web e nel montaggio di video. Usavo molto Kdenlive, Gimp, Inkscape, Filezilla e altri programmi di creazione di contenuti per siti web.

Sarà stato l’uso intensivo, oppure perché era giunto il suo tempo, ma il portatile aveva iniziato dapprima a rallentare e poi, di punto in bianco, non si accese più. Lo portai all’assistenza e questi furono impietosi: s’era bruciata la scheda madre.

Nel frattempo avevo cambiato lavoro e così non dovevo più usare intensamente programmi che mangiano RAM. Allora optai per un portatile usato, senza grosse pretese.

Comprai un Samsung, con un core Intel i5 e un hard disk da 500 GB. Non potevo pretendere di meglio per 100 euri.

Decisi di farci alcune prove. Fino ad allora avevo usato Kubuntu senza grosse difficoltà. Mi piaceva. Mi piaceva soprattutto il fatto che era altamente personalizzabile e che di tanto in tanto crashavano solo Libreoffice e Kdenlive. Insomma, era affidabile, personalizzabile in ogni singolo aspetto e non troppo lento.

Ma volevo vedere se, nel frattempo, altre distro avessero sviluppato soluzioni interessanti.

E così provai, in live, diverse distro. Provai Xubuntu, Lubuntu e Mate. Non mi soddisfacevano. Mi parevano ambienti desktop molto scarni e poco personalizzabili.

E così tornai a Kubuntu. Installai la versione 22.04 che, poco dopo, upgradai alla versione 24.04, che attualmente uso sul pc Samsung.

E veniamo ad oggi

Oggi uso ancora quel PC, ma ci mette una vita ad avviarsi. Noto che, nonostante abbia bloccato l’avvio automatico di diversi programmi, ci impiega almeno 3 o 4 minuti ad avviarsi. Poi spesso Libreoffice, il programma che uso maggiormente per lavoro, crasha, soprattutto quando lo uso intensivamente (spesso mi trovo a lavorare su files di molte centinaia di pagine).

Inoltre, dato che oggi sono costretto ad usare il pc in mobilità e, quindi, spostarlo continuamente da un posto all’altro, lo trovo piuttosto pesante e ingombrante.

Così ho deciso di prendere un portatile Dell con uno schermo più piccolo e un processore più potente, Dopo lunghe ricerche sono atterrato su un Dell Latitude 5300 con un processore Intel Core i7, un hard disk ssd da 500 gb e uno schermo da 13 pollici, touch screen.

Il problema della compatibilità di Linux con i pc attuali

La scelta non è stata casuale, ma è avvenuta confrontando quello che offre il mercato su quello che offre la community. In altre parole, Linux non gira bene su tutti i portatili, per una precisa scelta da parte dei costruttori.

Qui introduciamo giusto brevemente la differenza tra un bios UEFI e un bios Legacy.

In origine v’era il Legacy, direbbe la Bibbia degli informatici.

Il bios, come sappiamo, è un software di base, installato direttamente nella scheda madre, che consente l’avvio del pc e la gestione dell’hardware. Detto in altri termini, è l’anima del pc.

Fino a pochi anni fa tutti i pc avevano installato un bios Legacy, un programma molto semplice e scarno che consentiva facilmente di aggirare le (poche) regole di sicurezza e installare due o più sistemi operativi accanto a quello principale (per regola di mercato): Windows.

Nel 2017 Intel ha lanciato un nuovo bios: UEFI. Si tratta di un’interfaccia molto più complessa e ricca di funzioni, che serve a gestire i soliti hardware (schermo, tastiera, ecc.) e i nuovi (touchscreen, lettore di impronte digitali, tavolette grafiche, ecc.).

Tuttavia alcuni produttori hanno personalizzato il bios in modo da rendere impossibile (o quantomeno estremamente difficoltoso) installare altri sistemi operativi su quello preinstallato (Windows). In particolare il secure boot, un programmino in grado di avviare il sistema operativo in sicurezza, è l’ostacolo principale all’installazione di altri sistemi operativi. Secondo Microsoft, il secure boot è uno standard di sicurezza sviluppato per garantire che un dispositivo venga avviato solo con software attendibile. È stato pensato per impedire il caricamento di software dannoso all’avvio del PC. Difatti Intel e Microsoft hanno accordi specifici in materia di sicurezza informatica.

Tradotto, produttori di software e hardware hanno accordi per favorire Microsoft in danno di altri produttori di software libero, per assicurare a Microsoft di detenere il monopolio che lo ha arricchito a dismisura negli ultimi 30 anni.

Infatti nel 2009 Windows era installato praticamente sul 97% dei pc desktop e laptop in tutto il mondo. Un monopolio, insomma.

Oggi le cose son leggermente cambiate. Microsoft ha una quota di mercato del 70% circa, segno che è caduto il monopolio, ma è sempre dominante. Linux è passato dall’1,5% del 2009 a circa il 4% di oggi. Certo, un bel salto, ma è pur sempre un’esigua minoranza.

Perché windows ha la maggioranza

Ciò è dovuto a due aspetti.

Il primo è un concetto sviluppato dalla dottrina antitrust. Se l’utente medio si trova preinstallato un certo sistema operativo, tenderà ad usare quello e non cercherà in rete altre alternative. Teoria sviluppata nella prima e più famosa causa antitrust al mondo: USA contro Microsoft, del 2001.

Il secondo è dovuto agli ostacoli tecnici sviluppati proprio dai produttori di hardware per impedire, tramite il secure boot di cui parlavamo prima, di installare altri sistemi operativi anche da parte di utenti più esperti.

Per non parlare del fatto che Microsoft fornisce programmi che girano solo sui propri sistemi operativi e quasi tutte le aziende e le pubbliche amministrazioni (almeno in Italia) usano windows.

Difatti ci sono stati tentativi, da parte di alcune pubbliche amministrazioni più virtuose, di passare da windows al software libero, per ragioni sia etiche che economiche.

Non dimentichiamo infatti che una licenza arriva a sfiorare le 70 euro annue, cui si sommano le licenze per i programmi che ci girano (Office costa altri 80 euro circa). Un costo piuttosto alto, se si considera che queste licenze vanno calcolate per singolo pc.

Tra l’altro il passaggio al software libero nella Pubblica Amministrazione (PA) è previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) sin dal 2005, ma è facoltativo e, a distanza di 20 anni dall’introduzione del CAD, non è ancora stato attuato da precisi decreti attuativi. Segno di una precisa scelta politica che produce una legge, ma poi non la attua.

Ricordo che la Regione Puglia, sin dal 2011 ha tentato di passare al software libero, prevedendo pure l’installazione di Linux su tutti i pc delle strutture amministrative, ma il progetto si è arenato, probabilmente per pressioni lobbystiche o per le resistenze da parte dei funzionari, incapaci di adattarsi al cambiamento.

Fatto sta che non ci sono altre risultanze che dimostrino il passaggio al software libero. Aspetto condiviso da altre amministrazioni in Italia, che continuano ad usare i programmi Microsoft (cui hanno aggiunto i software Google, a costi altissimi, per l’archiviazione in cloud).

I pc su cui gira Linux (garantiti dalla community)

Premesso tutto questo, prima di comprare il pc, mi sono informato e mi sono imbattuto su questo bellissimo portale: Ubuntu certified laptop, dove Canonical inserisce i modelli di pc su cui l’installazione di Ubuntu (e delle sue derivate) è garantita.

Altro aspetto fondamentale è che Dell ha una guida molto ben dettagliata in cui spiega passo passo l’installazione di Ubuntu sui propri prodotti.

Due aspetti che mi hanno convinto ad optare per un Dell (usato) su cui installare Ubuntu 24.04 o altre derivate.

La prima cosa che ho fatto, quando ho preso il pc, è stata quella di provare Kubuntu 24.04 in live, per vedere come si comporta su un pc con queste caratteristiche.

Purtroppo Kubuntu, nonostante abbia un sacco di funzionalità che mi piacciono (una tra tutte? Se copi un testo e lo incolli su una cartella, in automatico ti crea un file note. Fighissimo!) e che lo rendono estremamente personalizzabile, in ogni singolo aspetto, ha qualche problema di compatibilità con il touch screen.

Al ché ho provato Xubuntu e lì è anche peggio. Il touch non si comporta come tale, ma come un mouse virtuale, molto impreciso. Aspetto che rende il touch screen inutilizzabile.

Inoltre, il Dell che ho preso è convertibile. La tastiera si gira completamente e lo schermo diventa una sorta di tablet.

ubuntu 24.04

Così mi son detto: proviamo Ubuntu 24.04 e vediamo.

Magia.

Ubuntu si configura perfettamente alle caratteristiche del pc. Sia durante la prova in live che subito dopo la velocissima installazione, riconosce tutte le periferiche e le caratteristiche del pc e funziona tutto senza alcun problema.

Inoltre, in modalità tablet lo schermo ruota automaticamente e nel momento in cui apri un programma in cui serve la tastiera (libreoffice, Telegram, ecc.), compare in automatico una tastiera virtuale, che funziona bene.

Infine, i programmi sono stabili e finora non ho riscontrato alcun crash.

Le noti dolenti

Ora veniamo alle dolenti note.

Ubuntu 24.04 soffre di grossi problemi di assenza di personalizzazioni. In pratica non puoi personalizzare nulla. Né i colori delle cartelle né la dimensione dei tasti o la loro posizione. Non puoi decidere di collocare una barra degli strumenti in alto, con le icone dei programmi più utilizzati, per esempio. Addirittura, nel gestore delle cartelle, manca pure la freccia per tornare alla cartella superiore!

Kubuntu ti permetteva di mettere delle barre ovunque (giù, su, a destra o a sinistra) e di inserirci ciò che volevi. Una barra delle applicazioni? Icone dei programmi più usati? un cassetto degli attrezzi? O un orologio o calendario? Si poteva fare di tutto.

Su Ubuntu puoi scegliere solo se collocare la (contestatissima) dock in basso o di lato.

Inoltre la dock ti consente solo di fissare le applicazioni, che non funziona come una barra dei processi attivi, ma come una barra delle icone. Conseguenza? Banalmente, se vuoi trascinare un file da una cartella al browser, non puoi farlo.

Questo problema si può superare solo con un macchinoso processo che ti consente di smezzare le finestre, un po’ come avviene sugli smartphone e avere sullo schermo due finestre attive. Solo così è possibile far interagire due applicazioni.

L’unico modo per personalizzare (ma pochissimo) Ubuntu è quello di installare Ubuntu tweak, un programmino che ti consente di fare poco, ma almeno è rimasta la possibilità di spostare i tre tastini della finestra da destra (stile windows) a sinistra (stile Ubuntu fino a quando non ha scelto di emulare windows).

Questo programmino, però, non ti consente di agire su alcuni dettagli che ritengo utili ai fini dell’usabilità. Ad esempio, orologio e calendario sono fissati in alto al centro. Non c’è modo di spostarli, per esempio, in alto a destra, dove ero abituato a tenerli con Kubuntu. Oppure l’avviatore delle applicazioni è stato inserito in basso a destra, mentre sarebbe più comodo in basso a sinistra.

Piccoli dettagli, che però fanno la differenza.

Il futuro

E’ di pochi giorni fa la notizia che Canonical, l’azienda che implementa Ubuntu, ha intenzione, sin dalla prossima versione 25.10, di abbandonare il progetto GNU-Linux e di sostituire le GNU core utils con U-utils (Rust Coreutils). Senza entrare nei tecnicismi, la scelta è politica, ossia quella di sviluppare in autonomia i softwares, le librerie, le shell, i comandi, i compilatori, ecc., che permettono al sistema operativo di funzionare.

In altri termini, l’architettura resta quella di Linux, ma tutto il resto sarà proprietario, cioè sarà molto più simile al modello organizzativo di Apple o di Microsoft rispetto a quello che era finora: una comunità che si stringe attraverso l’uso della tecnologia GNU.

Vedremo cosa accadrà e quali saranno le reazioni e le risposte della Community. Nel frattempo continuo ad usare Ubuntu 24.04, senza distogliere lo sguardo da altre distro o da altri sistemi operativi su base GNU-Linux.

Pubblicità

Ti va di iscriverti alla Newsletter?

Iscriviti per ricevere di tanto in tanto gli ultimi articoli pubblicati.

Leggi la Privacy Policy per avere maggiori informazioni. Ci tengo alla tua privacy tanto come alla mia.

Commenti

Non ci sono commenti. Vuoi iniziare una conversazione?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *