Un trekking molto semplice ma suggestivo. Partiamo da Specchia, per vedere il museo rupestre di arte contemporanea di Mario Branca. Arriviamo poi a Cardigliano, un villaggio con una storia complessa. Infine passiamo da Santa Maria della grotta di Presicce, per poi tornare indietro. Un cammino tra storie e archeologia.
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2 h 30 m A/R |
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12 km |
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T |
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2.03.2023 |
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Partiamo dall’incantevole borgo di Specchia, uno dei 100 borghi più belli d’Italia.
Lasciamo l’auto nei pressi della periferia del paese (l’ho lasciata in via Don Milani, dove c’era ampio parcheggio) e ci dirigiamo verso nord-ovest, in direzione strada comunale Cardigliano.
Qui, superato il cimitero e dopo una breve salitella, troveremo come d’impatto un percorso artistico-rurale, messo a disposizione di tutti dal proprietario di un piccolo fondo che ha voluto, così, lasciare una testimonianza dell’arte rurale salentina.
Si tratta di Mario Branca e del suo Museo d’arte rupestre contemporanea di Specchia.
Il Museo di Mario Branca
Sono tanti i simboli che Branca ha voluto evidenziare nel suo museo.
Di primo impatto si vedrà subito che le strutture architettoniche richiamano quelle rurali salentine, quindi il museo si integra perfettamente con l’ambiente circostante.
Ma poi, guardando meglio, troveremo molti richiami all’arte moderna e concettuale e, soprattutto, richiami alle condizioni sociali del Meridione durante l’epoca moderna, tra cui il fenomeno delle migrazioni di massa.
Una lunga sosta al museo è d’obbligo, per ammirare con quale maestria l’artista ha saputo coniugare il vecchio con il nuovo, l’arte rupestre con quella contemporanea, disseminando di simboli qua e là che richiamano spunti concettuali, ma anche in chiave politico-sociale.
Andiamo verso Cardigliano
Ci dirigiamo ora verso l’antico borgo di Cardigliano, lungo una stradina di campagna asfaltata ma poco frequentata. Si cammina piacevolmente tra ulivi, macchia mediterranea e un paesaggio rurale caratterizzato da numerosi muretti a secco.
Arriviamo così all’antico borgo di Cardigliano. Purtroppo non è accessibile e i cancelli sono chiusi.
Si riesce a vedere da molto lontano la chiesetta, perché l’area di proprietà del Comune di Specchia è enorme e, a quanto ne sappiamo, c’è stato un tentativo di recupero, per trasformare il borgo in una struttura ricettiva, ma al momento non si sa quando sarà fruibile.
La storia del borgo di Cardigliano
Durante i numerosi scavi archeologici attivi in tutto il Salento, fu scoperta una tomba ipogea e diversi reperti archeologici (vasellame, punte di lance, ecc.) che lascia supporre che questa zona fosse abitata già dall’età del bronzo fino all’epoca messapica.
Lungo tutto il Medioevo il borgo fu solo un agglomerato di strutture rurali e si presume fosse utilizzato esclusivamente a scopi agricoli.
Durante il fascismo tutto il complesso agricolo fu acquistato da Giovanni Greco, ricco commerciante di Castrignano dei Greci e molto amico del gerarca gallipolino Achille Storace.
Il gerarca gli concesse di trasformare Cardigliano in un’azienda agricolo-industriale per la lavorazione del tabacco.
Non fu certo una sua idea, in quanto il Greco aveva imitato la fortunata idea dell’on. Prof. Giuseppe Codacci-Pisanelli, di Tricase, che nel 1902 aveva fondato l’ACAIT (Azienda Cooperativa Agricola Industriale del Capo di Leuca), un enorme stabilimento, nella periferia del paese, per la produzione del tabacco.
Tra l’altro, sempre nello stesso periodo, sorgerà il borgo di Monteruga (tra Veglie e Torre Lapillo), anch’esso voluto sulla falsa riga dei successi imprenditoriali del Codacci-Pisanelli.
I capannoni e la chiesetta
Vengono realizzati i capannoni ed una graziosa chiesetta. Il villaggio inizia a popolarsi e a diventare autonomo: nascono la scuola elementare, il frantoio, il forno, l’alimentari.
Qui la gente si stabilisce per tutto il periodo di lavorazione del tabacco e, durante la stagione primaverile-estiva, per la coltivazione dei campi.
Dal dopoguerra fino agli anni Sessanta il centro perde il suo proprietario (il Greco muore, i figli si disinteressano) ma continua a lavorare, salvo poi gradualmente spopolarsi lungo tutti gli anni Settanta, a causa dell’emigrazione di massa, sia perché le industrie del Nord Italia, della Germania, della Svizzera, hanno bisogno di operai a basso costo, sia perché l’Italia si disinteressa della produzione del tabacco, a seguito di specifici accordi con gli Stati Uniti per l’importazione del loro tabacco.
Per qualche anno, negli anni Settanta, il posto viene occupato da una comune, ma ben presto sarà abbandonato e resterà così per diversi decenni, tra degrado e vandalizzazioni varie, finché nel 1990, il Comune di Specchia compra l’intero feudo e approva un finanziamento per il suo recupero.
I lavori di recupero hanno permesso un totale restauro della chiesetta e degli immobili, ma al momento, sebbene vi sia un progetto di ospitalità diffusa, è ancora chiuso (se vuoi approfondire vedi qui).
Andiamo verso Presicce
Lasciata Cardigliano ci dirigiamo verso Presicce, sempre passando da caratterisctiche stradine di campagna, dove incroceremo il boschetto di Cardigliano.
Qui andiamo in direzione Sud, per arrivare, dopo circa 5 km, alla caverna della Madonna della Rutta, meglio nota in loco come Madonna della Grotta.
Madonna della Grotta
Come già sapevo, la grotta è chiusa da un vecchio cancello in ferro. L’avevo visitata un paio di anni fa, con un gruppo di trekking della zona.
E’ possibile visitarla, ma solo in gruppo e previo accordo con il Gruppo Speleologico di Tricase, che è sempre disponibile ad organizzare visite guidate.
Si scende da una scivolosa scala in pietra e già dopo pochi passi si possono vedere i resti di alcuni affreschi, tra cui l’effigie di una Vergine con Bambino. E poi troviamo nomi, date, frasi di vario genere, datate tra il 1100 e il 1600. Le più antiche, pare, siano di origine bizantina. Si ritrovano, infatti, un pesce, diverse croci e i monogrammi IC XC NI KA (che stanno per Gesù Cristo Vincitore).
Poi troviamo diverse iscrizioni lasciate dai pellegrini di passaggio e datate tutte intorno al 1600, segno che in quel periodo la grotta era particolarmente visitata dai pellegrini che percorrevano la via Francigena, in direzione di Leuca.
Si torna a Specchia
Lasciata la grotta, si risale verso Specchia, seguendo la strada comunale della madonna della grotta e andando in direzione del bosco chiuso di Presicce. Sono circa 4 km e saranno quasi tutti su strada asfaltata. Ma, come dicevo, molto poco trafficata (almeno in inverno/primavera).
Arrivati a serra dei peccatori, si gira a sinistra verso strada comunale Campanello, per poi percorrere strada comunale dei peccatori e risalire verso il punto di partenza.