Il monte Grappa non è una cima particolarmente difficile da raggiungere. Alto 1775 metri, si raggiunge facilmente da strade asfaltate. Solo l’ultimo tratto, a piedi, è più impegnativo, quando si arriva al Panettone, uno degli altipiani da cui partono i decolli di parapendio. Merita una visita per via della sua storia.
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4 h A |
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18,3 km |
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Dislivello max 1509 mt |
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E |
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30.6.2024 |
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La mappa del percorso
Antefatto
Dopo essere arrivato in bici da Trento a Romano d’Ezzelino e dopo una nottata in tenda, con un clima fresco e piacevole, mi sveglio presto presto per partire alla volta di Monte Grappa e del Sacrario militare di cima Grappa.
La sera prima la giovane host del campeggio è rimasta un po’ sdubbiata quando le chiedevo maggiori informazioni sul cammino, dicendomi che è tosto e che “ci metti almeno 5 ore a salire”.
In effetti devo calcolare bene i tempi, perché tra salire, visitare il Sacrario, il museo e poi scendere, ci vorranno 12 ore, almeno. Se torno a valle per le 8 di sera, ok. Forse riesco a prendere l’ultimo treno per Trento.
Se faccio più tardi e inizia a far buio, son problemi a camminare nei boschi, anche con la torcia. E mi tocca restare in campeggio e partire il giorno dopo.
Mi sto ponendo questi dubbi, mentre monto la tenda. Ancora non so che questi problemi non si porranno proprio il giorno appresso.
Montata la tenda ceno con i panini portati da casa, annaffiati da una birrozza presa all’alimentari del paese, prima di arrivare in campeggio e, nel frattempo, mi studio il percorso.
Ho individuato due vie per arrivare al Monte Grappa. Una parte proprio da dove mi trovo, cioè dalla vallata di Santa Felicita. Un altro parte un po’ più in su, nei pressi del Santuario della Beata Vergine del Covolo. Qui il sentiero è molto più ripido, ma anche molto più breve. In 3 ore ci arrivi.
Valuto se arrivarci in bici e salire da lì.
Alla fine desisto. Meglio 5 ore a piedi, partendo comodamente da dove mi trovo, anziché farmi una scarpinata in bici, lasciarla incustodita per ore, giusto per risparmiare 2 ore di cammino.
Partenza da Santa Felicita
E così, la mattina dopo, parto dal campeggio, dopo un’abbondante colazione. Arrivo nei pressi della chiesetta di Santa Felicita, dove si sta tenendo la messa mattutina.
Qui trovo subito le prime indicazioni per Monte Grappa, poi confermate da un anziano e arzillo camminatore che quei boschi li ha consumati e che mi dice per Monte Grappa? Sempre diritto. In quattro ore ci arrivi.
Non sarà proprio così, ma ci siamo dai, le indicazioni sono pressappoco corrette. E anche i tempi di percorrenza.
Si parte da circa 266 metri di altitudine e ci tocca fare un dislivello di 1500 metri circa, ma prevalentemente su asfalto.
La segnaletica lungo il sentiero sarà discontinua, ma il percorso sarà abbastanza intuitivo.
Non sarò sicuro, lungo il cammino, di aver fatto il sentiero giusto, ma, per come la vedo io, l’importante è arrivare alla meta, non importa se nel mentre ti perdi e segui tracciati alternativi. Perdersi fa parte del cammino.
Alterno, così, tragitti nel bosco e percorsi su strada asfaltata, sulla SP 140. La segnaletica, difatti, ti porta a seguire la provinciale.
Storco un po’ il naso quando abbandono il bosco. Non mi piace camminare sull’asfalto. Ma tant’è.
La giornata è tersa e solo di tanto in tanto si annuvola, permettendomi così di tirare, ogni tanto, sospiri di sollievo. Camminare sotto il sole ti rimbambisce, ma quando le nuvole lo coprono, ritrovi le energie che credevi perse.
Mi fermo di tanto in tanto a scrutare se, all’orizzonte, si vede la meta, ma la vegetazione copre la vista e così continuo a camminare, alternando diverse soste per recuperare le forze.
Ora si vede…quasi
Ad un certo punto la cima si palesa all’orizzonte. Siamo su una radura, a 1450 metri. Ne mancano ancora 300 abbondanti per arrivare sulla cima.
Monte Grappa, infatti, non è altissimo. L’altitudine massima è di 1775 metri, proprio dove sorge il sacrario militare, con la sua monumentale scalinata. La salita più ripida sarà solo verso la fine, all’altezza del Panettone, dove accumuli la maggior parte del dislivello.
Il Panettone è un altopiano da cui iniziano i decolli dei parapendii e qui, il giorno prima, ne ho visti tantissimi che solcavano il cielo.
Ma oggi no.
Incrocio i primi ciclisti di una lunga serie e scambiamo due battute al volo. Riguardano il clima. Mi gridano, infatti, che sulla cima si preannuncia pioggia. O forse no. Chi lo sa.
La giacchetta antipioggia ce l’ho sempre con me. Ma ancora non saprò che non servirà a molto. Alzo infatti la testa verso la cima e vedo nuvole che diventano ogni secondo che passa sempre più fitte.
In montagna è così. Ora splende il sole e dopo 5 minuti è capace che butta giù tanta di quella pioggia da ammaccarti. Può durare minuti o ore. Poi, come arriva all’improvviso, così se ne va. E torna il sole. Mai fare previsioni in montagna. Meglio attrezzarsi per ogni evenienza.
L’ultima fatica
Attraverso la strada e trovo gli ultimi segnali, che conducono attraverso un piccolo e sassoso sentiero. Incrocio dei ragazzi che scendono e chiedo informazioni sul clima. Dicono che non piove, ma forse si, forse più tardi, o forse le nuvole andranno via.
Più si sale e più la situazione si fa difficile. Le nuvole passano da grigie a nere. La pioggia sta per arrivare.
Mi fermo un attimo a riflettere. Se torno giù, becco sicuramente l’acqua e mi tocca camminare per 4 ore sotto la pioggia. Ormai sto qua. Salgo e poi si vede. Almeno trovo un riparo nella vicina Casa Armata del Grappa e Rifugio Bassano. Un rifugio che fa anche da ristorante e bar.
Massì dai. Salgo. Faccio l’ultima, ripida, salita e incrocio dei ragazzi che non se la passano bene. Sono seduti a terra con lo sguardo perso nel vuoto. Forse sono preoccupati per le condizioni climatiche e non sanno come regolarsi. Qui incontro un cartello che mi dice che siamo sul monte Grappa. Ma per la cima, ossia per il Sacrario, mancano ancora una ventina di metri in ripida salita.
Manca davvero poco per la cima, ma inizia a piovere con goccioloni grandi e sempre più copiosi.
Indosso la giacca antipioggia, ma servirà a poco. La pioggia diventa sempre più fitta e la giacca non fa altro che formare un effetto serra, tra la pioggia fresca che si deposita all’esterno e il sudore che evapora all’interno.
Arrivo quasi correndo al Sacrario e faccio in tempo a fare giusto qualche foto. Purtroppo non potrò visitarlo.
La lunga attesa
La pioggia è torrenziale. Frotte di ciclisti corrono verso il rifugio per…rifugiarsi.
Vorrei andarci anch’io, ma appena metto la mano fuori viene ammaccata dalla pioggia battente. Non se ne parla per adesso. Ho trovato un riparo di fortuna tra i bagni pubblici (chiusi) e la caserma.
Piano piano l’angusto tugurio si popola di gente e lo spazio diventa sempre più ridotto. Tento diverse volte di fare quei 50 metri che mi separano dal rifugio e, alla fine, lo faccio.
Arrivo fradicio al rifugio, ma qui è ancora peggio. Troppissima gente e scout che cantano. Meglio tornare indietro, va. Torno indietro e chiacchiero ora con un Alpino, ora con un militare della caserma.
Si parla della storia del Monte Grappa. Fu teatro di scontri decisivi durante la prima guerra mondiale. Questo era il monte più importante dal punto di vista strategico. Fu realizzata, infatti, la Galleria Vittorio Emanuele (che oggi è visitabile), che ospitava infermerie, alloggi, mensa, oltre a grandi cisterne di acqua. La galleria attraversa tutta Cima Grappa e, a 360 gradi, era in linea di tiro con le vallate circostanti.
Durante la seconda guerra mondiale fu una delle zone libere controllate dai partigiani. Durante i rastrellamenti che coinvolsero anche l’altopiano di Folgaria (e l’eccidio di Malga Zonta) anche il monte Grappa fu coinvolto dalle grandi operazioni di rastrellamento ad opera dei nazisti e dei repubblichini di Salò. 15.000 nazisti contro circa 1.500 partigiani, quasi tutti uccisi sul posto oppure deportati ed impiccati nel centro di Bassano del Grappa.
Si torna indietro?
Ascolto con attenzione le storie del monte Grappa, ma nel frattempo rifletto. Che faccio? Resto qua? Per quanto? E se la pioggia durasse ore? Poi non farà buio? Decido di aspettare e vedere l’evolversi della situazione.
Inizia a spiovere e prendo coraggio. Faccio per tornare indietro, poi penso: dovrò seguire per forza la provinciale, perché i sentieri saranno fangosi. Con tutte le auto che scendono non sarà proprio sicuro.
E così desisto.
Inizio a chiedere in giro per la soluzione estrema: un passaggio in auto, almeno fino a valle.
I meravigliosi Alpini
E così trovo un passaggio grazie a dei simpatici Alpini bergamaschi, che erano qui in visita al Sacrario. Gli Alpini aiutano sempre chi è in difficoltà.
Mi riaccompagnano fino al cancello del campeggio, dove trovo la tenda sopraffatta dalla pioggia. Per fortuna è uscito il sole, proprio mentre eravamo di ritorno, e la tenda asciuga in fretta.
Risistemo lo zaino, prendo la bici e sono pronto a tornare indietro. Direzione: Bassano del Grappa, dove prenderò il treno per Trento, non prima di una visita in questa bellissima cittadina.