Il percorso che vi propongo oggi è lungo ma non particolarmente impegnativo. Andremo sul Calisio, il monte d’argento, per poi proseguire verso il lago di Santa Colomba e scoprire la via dei presepi. Da qui torneremo indietro, passeremo da Montevaccino e scenderemo dalla direttissima, un sentiero non segnalato, ma avvincente.
6 h 20 m A/R | |
27 km | |
Dislivello max 869 mt | |
E | |
3.2.2024 | |
La mappa del percorso
Introduzione
Il percorso di oggi è lungo e ci porterà a vedere molti punti di interesse. Saliremo sul Calisio, il monte d’argento e la terrazza alta della città di Trento. Da qui scenderemo verso il lago di Santa Colomba.
Durante il percorso scopriremo la via dei presepi, curata dai bimbi del posto. Al ritorno saliremo di nuovo verso il Calisio, dopo una sosta tecnica a Montevaccino e, anziché scendere dalla via dell’andata, faremo la via Direttissima, un sentiero non segnalato, ma usato tantissimo dagli escursionisti della zona, perché è molto breve e molto avvincente. Questo sarà l’unico tratto un po’ più difficoltoso di tutto il percorso.
Partenza da Piazza del Duomo
Oggi la partenza è dal salotto buono della città, Piazza Duomo.
Usciamo dal centro storico seguendo via Belenzani, via Manci e poi via san Marco che faremo fino ad incrociare il castello del Buonconsiglio, svoltiamo a destra e in poco tempo saremo a port’Aquila, una bella porta storica di Trento.
La attraversiamo e seguiamo la ripidissima salita di via della Saluga e arriviamo alla fontanella dell’acqua.
Qui saliamo, in salita meno ripida, su via delle Laste. Superiamo il grande parco sulla destra e presto incroceremo il Santuario della Madonna delle Laste, sempre molto affollato di fedeli.
Ora dobbiamo oltrepassare via Bassano e fare un tratto asfaltato su via delle Coste, prima di entrare nel grazioso parco delle Coste. Siamo a Cognola, frazione di Trento.
Usciamo dal parco e seguiamo via ai Camilastri fin quando, dopo un km abbondante non incroceremo via del Dòs de la polenta. Seguendola tutta arriveremo nel grazioso abitato di Maderno.
Ci dirigiamo verso la nostra sinistra e superiamo l’arco.
Da qui inizia il sentiero vero e proprio per il monte Calisio.
Finito il piccolo sentiero arriviamo ad un bivio. Qui abbiamo due scelte. O andiamo a sinistra, verso le quattro strade, oppure andiamo a destra verso la Valletta della Polsa. Noi faremo questa e l’altra la faremo al ritorno.
Quindi giriamo a destra e faremo tutto il largo sentiero finché il cartello non ci dirà che siamo arrivati alla Valletta della Polsa.
Qui è sufficiente seguire le indicazioni per il Monte Calisio ed il Sentiero Natura (Segnavia SAT E402).
Da qui alla cima del Calisio faremo circa 3 km, in una salita non particolarmente impegnativa, ma in costante progressione ascensionale.
Il Monte Calisio
Il Calisio è un monte frequentato sin dall’antichità.
Qui fu ritrovata una statuetta antropomorfa, risalente al Neolitico (4900-4700 a.C.), chiamata Venere del Gabàn.
Il ritrovamento delle Veneri di Parabita (Puglia, 18.000 a.C.), della Venere di Willendorf (Austria, 30.000 a.C.) e di altre statuette simili è segno che lungo tutta l’antichità il culto del femmineo era diffuso ovunque, da Nord a Sud.
Il Calisio, all’epoca dell’Impero Romano fu forse oggetto delle prime estrazioni di argento, ma la notizia non è sicura. E’ sicuro, invece, che sin dalla fine dell’anno 1100, le estrazioni erano talmente abbondanti da essere successivamente regolamentate da un apposito atto, il Codex Vangianus.
Questa era epoca delle prime regolamentazioni scritte, difatti, in epoca appena successiva Federico II di Svevia scrisse il suo Codice fridericiano di Innsbruck, che regolamentava molti aspetti sia burocratici che tecnici (lo sviluppo dell’Università di Salerno, la costruzione di porti a Salerno e Barletta, o di mulini ad acqua o, ancora, la regolamentazione dell’immigrazione, ecc.).
Dalla fine del Medioevo non abbiamo notizie sull’utilizzo del Monte Calisio e, probabilmente, venne abbandonato, finché non divenne nuovamente protagonista durante la prima guerra mondiale, come fortezza di Trento, insieme alla catena della Marzola.
Furono realizzate numerose gallerie e, una di queste, è percorribile come strada alternativa per arrivare in cima.
Tuttavia ti permette solo di tagliare di pochissimi metri, perché l’intera galleria non è percorribile in quanto chiusa per motivi di sicurezza.
Siamo in cima al Calisio
Siamo, ora, a 1096 mt slm.
Da qui si gode di una bella vista sulla città di Trento e sulla vallata dell’Adige.
La cima del Calisio è ampia e ben curata. Si trova una panchina proprio sotto la croce, con vista sulla valle dell’Adige e un paio di panche con tavoli per mangiare.
Infatti non è infrequente trovare famiglie che qui si dedicano a pic nic o veri e propri barbecue. Trovi gente che prende il sole, bambini che giocano e camminatori che vanno e vengono. Del resto questo è il monte dei trentini di città e si raggiunge facilmente, in pochissimo tempo.
Si scende verso Forte Casara
Ora scendiamo dalla parte opposta da cui siamo arrivati. Ci dirigiamo verso il sentiero del Giaron (ossia ghiaione) che ci porterà, poco dopo, al Forte Casara.
Prima però dobbiamo fare un piccolo sforzo su una discesa particolarmente ostica e, per questo, attrezzata.
In poco tempo e su un percorso in leggera discesa, arriveremo al forte.
Costruito fra il 1880 e il 1885 all’altezza dell’omonimo passo da parte dell’impero austro-ungarico, era considerata una delle fortezze più importanti di Trento. Durante la prima guerra mondiale gli austriaci decisero di disarmarlo e di abbatterlo e spostarono i cannoni nelle gallerie appena costruite.
Ora restano poche testimonianze del forte e un cartello ci racconta la sua storia.
Adesso prendiamo la strada forestale Campel-Forte e saliamo verso Nord. Ad un certo punto incontreremo delle indicazioni che ci portano verso il lago di Santa Colomba.
La via dei Presepi
Dalle prime indicazioni faremo circa 5 km prima di arrivare al lago. E li faremo tutti nel bosco, salvo qualche sentiero più esposto al sole.
Il percorso si sviluppa prevalentemente in piano e saremo costantemente a quota 1000 metri.
Il percorso sarebbe pure noioso se, ad un certo punto, non incrociassimo la via dei presepi, cioè una lunga serie di piccoli presepi collocati sui ripiani, negli anfratti o nelle rientranze delle rocce della montagna. Sembra quasi che fossero stati dimenticati lì dal natale precedente, salvo poi scoprire che stanno lì tutto l’anno e sono curati dai bambini della zona. Ce ne sono a decine, di anni differenti.
Sarebbe una scena romantica se non fosse che spesso, sulle basette dei presepi, c’è vergata a mano la supplica di non rubare i presepi.
Chi ruba un presepe non si merita il Natale, penso mentre ammiro la dolcezza di quei bambini che, in questo modo, vogliono valorizzare in modo semplice un pezzo della loro montagna.
Il Lago di Santa Colomba
Il lago si trova a 1040 metri circa slm e, quando ci sono andato, era ghiacciato.
Qualcuno, imprudentemente, ci pattinava sopra.
Il lago è sempre frequentato da molta gente, sia d’inverno che d’estate, perché è facilmente raggiungibile in auto e si trovano molti spazi in zona dove parcheggiare. Vista l’eccessiva antropizzazione, che non si confà al mio modus camminandi, resto lì giusto il tempo di temprare le gambe e mi appropinquo verso il ritorno. Anche perché tra poco calerà il sole.
Verso Montevaccino
Dopo una sosta rigenerante al lago rifaccio la stessa strada dell’andata, per altri 4 km, finché sulla strada forestale Val Larghe non troveremo le indicazioni per Montevaccino, grazioso paesino che si trova a quota 850 mt slm.
Quindi faremo un leggerissimo dislivello e non li sentiremo nemmeno quei km che abbiamo macinato finora.
Giusto il tempo di una visita veloce al borgo e riprendiamo la via del ritorno, perché inizia a far buio.
Ora non ci resta che prendere il sentiero del Marez e seguirlo fin quando non arriveremo alle Quattro strade.
La Direttissima
Arriviamo alle Quattro strade e possiamo decidere. Se prendiamo la strada bianca che abbiamo di fronte (strada de Mez), arriveremo alla Valletta della Polsa e, da lì, scenderemo a Maderno dalla strada che abbiamo fatto all’andata.
Ma è un percorso più lungo e, francamente, noioso.
Noi invece faremo un sentiero più ostico e molto più breve: la direttissima.
Dunque imbocchiamo la strada bianca, ci lasciamo l’ex rifugio Calisio sulla sinistra e, poco dopo, dobbiamo fare attenzione perché, sulla destra, troveremo l’imbocco di un sentiero non segnalato. Ma si vede.
Qui il percorso si fa più avvincente.
Scenderemo, con un discreto dislivello (200 metri, ma in poco più di un km!) lungo il bosco, su un sentiero difficile ma emozionante.
Qui le ginocchia soffrono un po’ e faremo fatica a trovare la prosecuzione del sentiero, perché non è segnalato e, ogni tanto, si perde.
Ma i buoni camminatori lasciano un segno dove necessario. Quindi aguzziamo la vista e, nei punti più critici, troveremo dei mucchi di pietre, accatastati da mano umana, a segnalare le svolte o l’imbocco del sentiero.
Dall’alto vedremo chiaramente l’abitato di Martignano, segno che stiamo scendendo velocemente.
In poco tempo, infatti, arriveremo nei pressi di Martignano dove ci ricongiungeremo allo stesso percorso che abbiam fatto all’andata, nei pressi di Maderno, ma senza entrarci.
Ci basterà fare gli ultimi 4 km, ormai al buio, ma poco importa perché la strada asfaltata dalla Madonna delle laste fino a Trento è illuminata e trafficata a livello pedonale. Qui torniamo alla fontana e scendiamo dalla ripida scalinata della saluga. In poco tempo saremo di nuovo a port’Aquila e, attraversando Piazza Mostra, arriveremo in pochissimo al punto di partenza: Piazza Duomo.