Una due giorni di cammino, partendo da Zambana vecchia, dove scopro la sua triste storia, per arrivare alla cima della Paganella, passando da numerosi punti di interesse: El Cason, la Cros dei Francesi, Fai della Paganella, il rifugio Dosso Larici, per arrivare a 2125 metri. Ma le senzazioni che mi regala questo cammino saranno contrastanti.

Dopo aver sentito parlare a lungo della Paganella, decido di farmi una due giorni con la tenda. Trovo su internet un campeggio a Fai della Paganella ed il percorso di oggi è fatto. Si parte da Zambana vecchia, patria dell’asparago bianco. Dq qui si raggiunge Fai della Paganella, caratteristico paesino di montagna. Si dorme in campeggio e, da Fai della Paganella, si sale verso l’omonima cima.

Da Zambana vecchia a Fai della Paganella

2 h 30 m A
5 km
Dislivello max 779 mt
E
16.6.2024

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Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

Partiamo da Zambana Vecchia

La partenza è dalla chiesa di Zambana vecchia, che si raggiunge facilmente, a piedi, dalla stazione ferroviaria di Zambana nuova o di Lavis, in una quarantina di minuti.

Si chiama Zambana vecchia perché è un borgo ormai abbandonato dopo che una enorme frana, nel 1955, produsse così tanti grossi detriti da distruggere la nuovissima funivia Zambana-Fai (costruita 20 anni prima) e l’intero abitato di Zambana.

Per tale motivo il paese fu ricostruito più a valle e qui non restano che la chiesa, un ristorante e poco più.

Zambana è famosa per il suo asparago bianco e in aprile-maggio si tiene l’omonima sagra. Quindi se siete in zona, è bene assaggiare l’asparago di Zambana, davvero molto saporito.

La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo è molto suggestiva e ubicata in una vallata quieta, che spesso viene usata dalla gente del posto per farci pic nic o dai ragazzini per giocarci a pallone o a pallavolo.

chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Zambana

Lasciandoci la chiesa sulla destra imbocchiamo il sentiero 680 (segnavia SAT O680) che ci porterà direttamente fino a Fai della Paganella.

sentiero Zambana Fai della Paganella

Qui i segnali ci avvertono che il sentiero è chiuso a causa di frane. Non so bene se si riferisca alla grande frana di allora o se ce ne sono state altre in seguito.

Comunque vedo gente che ci passa e decido di provarci. Il sentiero è percorribile. Si eleva sin da subito in una faticosa salita e qualche tratto è ostico, a causa della presenza di grosse rocce da superare. Ma ci si fa.

Seguiremo le indicazioni per la Cros dei francesi, un luogo incantevole.

Attenzione ad attraversare il corso d’acqua, qui c’è scarsa segnaletica, ma il sentiero si vede.

sentiero Zambana Fai della Paganella sentiero Zambana Fai della Paganella

Si sale ancora tra terreno sassoso e sentiero alpino, dove non incontreremo particolari ostacoli, ma occorre procedere con passo fermo e deciso.

sentiero Zambana Fai della Paganella sentiero Zambana Fai della Paganella sentiero Zambana Fai della Paganella

Poco dopo arriveremo al Cason.

El Cason

Dopo un’oretta di cammino da Zambana arriveremo a El Cason, un grande bivacco abbastanza ben tenuto, nel cuore della Val Manara.

C’è anche un registro per le firme dei visitatori e c’è la possibilità di dormire o cucinare.

Quando ci sono passato, però, non c’era acqua. Ci sono gli impianti, le fontanelle (due ne ho viste), ma l’acqua manca.

Bivacco El Cason

Giusto il tempo di un riposino su una delle panche situate all’ingresso del bivacco, all’ombra, e si riparte.

La Cros dei Francesi

Dopo poco, però, si raggiunge Cros dei francesi, una zona dove si incontrano due lapidi e un cartello esplicativo che racconta perché sono lì.

 Cros dei FrancesiCros dei Francesi

Pare siano di alcuni soldati napoleonici oppure di qualcuno che è incappato per sventura durante una battaglia tra francesi e austriaci.

Le fonti storiche parlano di continue battaglie tra austriaci e francesi, tra fine Settecento e inizi Ottocento e di governi provvisori mal visti dalle popolazioni locali. Una di queste battaglie si svolse proprio in questo luogo e qui furono sepolti due soldati francesi. O forse si tratta di un viandante sfortunato, incappato qui per caso e ucciso durante una battaglia. Infatti le fonti storiche sono contrastanti. Ma c’è di certo che queste battaglie contribuirono al crollo dell’Impero napoleonico e all’annessione del Trentino all’Austria nel 1814.

Cros dei Francesi

Qui troviamo un’ottima fonte di acqua freschissima e davvero molto buona, dove ricaricare le borracce.

Da qui si può scegliere. Con la fontana di fronte, se andiamo a destra, seguiamo il sentiero “comodo” (su strada bianca) per Fai.

Se andiamo a sinistra, salendo, faremo un sentiero alpino un po’ più ripido, ma che taglia assai.

Passa da 4 piloni in cemento che però non so a cosa servivano. Forse per la funivia.

In poco tempo si arriva alla periferia di Fai.

Giunti sulla provinciale, a sinistra si va in Piazza S. Rocco, dove c’è una caratteristica chiesetta (e una fontana), a destra invece si va verso il centro del paese, dove ci sono bar, ristoranti, le poste, il comune, ecc.

 Fai della PaganellaFai della PaganellaFai della Paganella

Noi invece ci recheremo verso l’albergo Belvedere e il campeggio, dove finisce la prima parte del cammino.

Più tardi, montata la tenda, mi dedicherò ad una passeggiata lungo le vie di questo caratteristico paesino di montagna.

Fai della Paganella

Da Fai della Paganella alla cima Paganella

6 h A/R
21,5 km
Dislivello max 1092 mt
E
17.6.2024

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Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

Si parte per la Paganella

La mattina dopo, con calma, smonto la tenda e la lascio qui al campeggio, per non portarmi dietro del peso inutile. La riprenderò al ritorno.

Ora si sale verso l’abitato di Fai della Paganella e si trovano subito le indicazioni per il Sentiero Ardito Alberto, in direzione Andalo-Molveno, che seguiremo fino ad arrivare alla località Santel.

Fai della Paganella

Il sentiero finisce sulla provinciale, si attraversa e si imbocca il sentiero 680, in leggera salita.

Sentiero Fai cima della Paganella

C’è un cartello che indica che è chiuso per lavori fatti nel 2023, ma attualmente è percorribile.

Seguiamo le indicazioni per cima della Paganella e non rischiamo di perderci.

Sentiero Fai cima della Paganella

Il percorso è semplice, senza particolari complessità della durata di 3 ore e mezza a salire e di meno di 2 ore e mezza a scendere, più le pause.

Si sale lungo un piacevole bosco e si seguono le indicazioni per cima Paganella.

Sentiero Fai cima della Paganella

Occhio che alcuni tratti sono condivisi anche con i bikers (cosa segnalata da appositi cartelli).

Sentiero Fai cima della Paganella

Dopo circa 5 km arriviamo al primo dei tanti rifugi che caratterizzano la zona. Siamo ora al Rifugio Meriz, dove ne approfitto per la prima sosta.

Rifugio Meriz Paganella

Rifugio Meriz Paganella Rifugio Meriz Paganella 

La Paganella bike

Proseguiamo facendo sempre attenzione a non passare sui percorsi riservati alle bici. Sono sempre segnalati ed il sentiero pedonale talvolta ci passa accanto, altre volte si distanzia, ma è tutto sommato segnalato.

Qui scopro che la Paganella è una meta molto frequentata da chi fa mountain bike e tutte le discipline connesse (trial, cross-country, all-mountain, enduro, ecc.). Questo perché chi gestisce la seggiovia permette ai bikers di salire con la seggiovia e portarsi appresso la bici, agganciata su appositi sostegni e, saliti in alto, di fare i percorsi riservati ai bikers in discesa.

Dunque sono stati predisposti appositi percorsi e in alcuni punti la terra è stata lavorata per creare degli avvallamenti profondi, per permettere i salti e le acrobazie e, in generale, i percorsi sono attrezzati con assi di legno, camminamenti, in modo da rendere più avventurosa la discesa.

sentiero fai Paganella

Quindi, in sostanza, passeremo per lungo tempo sulla direttrice della seggiovia. Il ché rende il percorso molto meno piacevole.

Malga Fai e Rifugio Dosso Larici

Seguendo la segnaletica arriviamo presto alla Malga Fai, dove ammirare le mucche al pascolo e dove è possibile fermarsi a mangiare.

Malga Fai Malga Fai

Qui c’è anche una fonte di acqua freschissima.

Si sale quasi sempre attraverso la vegetazione e si arriva, poco dopo, al Rifugio Dosso Larici (1884 mt), dove si possono ammirare interessanti installazioni artistiche e pannelli informativi sulla storia del luogo.

 Rifugio Dosso LariciRifugio Dosso Larici

Troviamo le indicazioni per salire e per scendere.

Rifugio Dosso Larici

Siamo alla ferrata delle Aquile

Da qui si sale lungo un terreno sassoso ma non eccessivamente ostico e si raggiungono due panche in legno e l’imbocco verso la ferrata delle Aquile. Qui inizia una grandiosa vista.

Sentiero_Fai_cima_Paganella

Ora possiamo scegliere se di deviare verso il sentiero botanico oppure di proseguire per la cima.

In cima ci arriveremo dopo circa 15 minuti.

Seduto sulla panca sono indeciso se prendere o meno il sentiero botanico. Qui si trovano i fiori più belli delle Alpi: peonia, genzianella, rododendri e, soprattutto, la stella alpina. Ma ciò comporta una mezz’ora in più di cammino (e oltre) e, al solito, devo scendere in tempo per non perdere il bus. Quindi, a malincuore, decido di proseguire verso la cima e di rimandare la visita al sentiero botanico.

Dopo un quarto d’ora sotto al sole, eccoci arrivati alla cima della Paganella.

La cima della Paganella

Siamo a 2125 metri.

Qui c’è un rifugio sempre molto affollato, il Rifugio la Roda, e noto che la zona è frequentata da diversi anziani. Infatti il sentiero, come dicevo, non è faticoso e la cima si raggiunge abbastanza agevolmente.

Rifugio Roda cima della Paganella Rifugio Roda cima della Paganella

Giro un po’ intorno e mi soffermo a leggere un cartello informativo collocato sull’interessante osservatorio, che dispone anche di una stazione meteorologica, che ora funge da osservatorio sui cambiamenti climatici (ma è nato prima della II guerra mondiale).

cima della Paganella

Decido di arrivare sulla cima più alta, dove sono state installate delle bruttissime antenne di vario utilizzo. Ma l’area è privata ed i cartelli ne vietano l’accesso. Inoltre le interferenze con le onde elettromagnetiche le senti tutte e senti brutte sensazioni stando lì, in quella zona.

cima della Paganella

Purtroppo oggi è nuvolo. Come capita spesso in montagna. Quindi non posso godere della vista a 360 gradi, raccontata in una famosa canzone tradizionale che recita:

“La Paganella è la vista del Trentino… Da lassù si vede il cielo, i torrenti e le vedrette. Da una parte i Trenta Laghi, e d’Asiago l’altipiano; e dall’ altra S. Martino e giù giù fino a Milano”

Infatti da qui vedi tutto, i laghi, Trento, le Dolomiti del Brenta, il lago di Garda, le Prealpi Venete, le Alpi Retiche Meridionali. Insomma, si gode di una vista pregevole.

Ma non oggi.

cima della Paganella cima della Paganella  cima della Paganella cima della Paganella cima della Paganellacima della Paganella

E’ metà giugno, ma quassù fa freschetto. Resto giusto il tempo di girare intorno ad una cima ampia, che da sola vale un cammino, e poi mi appresto a tornare.

Si scende

La discesa è dolce come la salita. Come dicevo, il dislivello è di 1092 metri, ma in 10 km, quindi è fattibile. Non ci sono passaggi ostici e si procede agevolmente.

L’unico problema è, come dicevo, la presenza di numerosi bikers.

E’ vero che ci sono i percorsi appositi, ma può capitare (anzi, capita spesso) di trovarsi dei bikers che scendono dallo stesso tuo sentiero.

Ora, se sei in salita, li vedi e fai in tempo ad accostarti e lasciarli passare. Se sei in discesa, te li ritrovi alle spalle. A me è capitato un paio di volte di evitare una collisione all’ultimo momento.

Difatti la pratica di salire in bici anche su sentieri non consentiti è diventata talmente comune che la Provincia di Trento ha intensificato i controlli e ha iniziato a sanzionare i bikers che non rispettano il divieto di circolazione con l’ausilio dei mezzi meccanici su tutti i tracciati alpini e sugli altri sentieri di montagna, salvo quelli in cui è espressamente consentito.

Generalmente i ciclisti della zona rispettano queste norme. Ma siamo in giugno e stanno iniziando ad arrivare i turisti che spesso ignorano (volutamente o meno) le limitazioni normative.

Il sentiero che facciamo al ritorno sarà lo stesso di quello fatto all’andata. In poco più di 2 ore e mezza saremo a Fai della Paganella.

Arrivo giusto in tempo per recuperare la tenda e prendere il penultimo bus per scendere fino a Mezzocorona. Da lì prenderò il treno per Trento. Infatti il bus che passa da Paganella non va diretto a Trento, bisogna cambiare o a Mezzocorona, da dove passa la ferrovia nazionale, oppure a Mezzolombardo, da dove passa il trenino Trento-Malè delle ferrovie locali.

Impressioni

La Paganella, a dirla tutta, non m’ha emozionato particolarmente. Sarà perché era nuvolo o per via di quelle orrende antenne. Oppure perché è densamente frequentata, specie dai ciclisti. Sarà anche per via della seggiovia o del fatto che trovi un rifugio ogni 5 passi. Sta di fatto che non l’ho percepito come un luogo naturale, ma come un posto sin troppo antropizzato e sfruttato. Poi, come capita in tutte le montagne in cui sono state realizzate piste sciistiche, trovi molti meno alberi. E meno alberi significa desolazione.

Di questo percorso l’unica parte che mi è piaciuta tanto è stata la salita da Zambana a Fai della Paganella, immersa nel verde, aspra, ma piacevole al contempo. Più selvaggia, silenziosa, meno trafficata, in grado di darti quelle emozioni che solo un ambiente naturale riesce a trasmetterti.

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