La catena montuosa della Marzola è quella che separa la valle dell’Adige, dove sorgono Trento e Rovereto, dalla Valsugana dove troviamo, tra i paesi più popolosi, Pergine. La vista, dalle sue cime, è imponente su entrambe le valli e sul lago di Caldonazzo. Si accede da più punti ed è ricca di sentieri e di testimonianze delle due guerre.

4 h A/R
13 km
Dislivello max 633 mt
E
1.12.2023

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Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

I diversi punti di accesso per la Marzola

Sulla Marzola ci sono stato diverse volte e diversi sono i punti di accesso. Ad esempio si può partire da Gabbiolo e accedere dal lato nord occidentale. Da qui si fa un ampio tratto di bosco su strada forestale ed è un tratto molto quieto, perché poco battuto dal turismo.

Oppure si può optare per Borino, dove il sentiero sale in ripida salita, su terreno sassoso e di terra battuta, è ottimamente segnalato e si accede dal lato nord per arrivare allo stoi del Chegul e, da qui, scendere verso la cima Nord della Marzola. Facendo questo sentiero si gode di una bella vista sul monte Celva (passo del Cimirlo).

vista_monte_celva_marzola

O ancora si può partire da Villazzano e arrivare a piedi al Rifugio Maranza, passando dal Rifugio Bindesi – Pino Prati. Insomma, la Marzola si raggiunge da molte località intorno a Trento. Le ho fatte tutte e sono tutte meritevoli.

Partenza dal Rifugio Maranza

In questo caso ho preferito condividere il tragitto che parte dal Rifugio Maranza, dove c’è ampio spazio per lasciare l’auto e da dove è possibile fare un giro completo in poco tempo.

Difatti ci ho messo appena 4 ore per fare meno di 13 km di un percorso ad anello e toccare diversi punti interessanti.

Il percorso segue il sentiero 412 (segnavia SAT E412), in direzione Sud, ma è possibile farlo all’inverso, in direzione Nord, seguendo il sentiero 411 (segnavia SAT E411).

Al Bivacco Raffaele Bailoni

Seguendo le indicazioni per il Bivacco Bailoni e per la cima della Marzola sud (segnavia SAT E412) arriviamo in poco tempo al cippo Livio Sartori.

Cippo Livio Sartori Marzola

Qui troviamo le indicazioni per la Marzola Sud ed il Bivacco Raffaele Bailoni, ad appena 10 minuti.

bivacco Raffaele Bailoni Marzola   bivacco Raffaele Bailoni Marzola 

Il bivacco è stato voluto dalla sezione SAT di Villazzano ed è stato più volte ristrutturato.

Data la sua relativa vicinanza alla città, è uno di quei bivacchi frequentati spesso, anche da giovani poco rispettosi dei beni comuni che lo usano talvolta per feste e festicciole alcoliche.

Quindi di sovente è stato vittima di azioni vandaliche.

Ma, al di là delle azioni vandaliche, la stupidata più comune è quella di lasciare aperta la porta del bivacco, il ché, d’inverno, rende l’ambiente inagibile, per via del freddo o perché, durante le nevicate, ci entra la neve.

bivacco Raffaele Bailoni Marzola

Il bivacco può ospitare fino a 4 persone e dispone dello stretto necessario per passare la notte.

C’è quasi sempre la legna, portata o dai volontari o dai camminatori (infatti è sempre una buona pratica portarsi la legna appresso se si decide di dormire in bivacco), qualche stoviglia, la stufa a legna e qualcosa da mangiare lasciato dagli altri escursionisti (anche questa è una buona pratica, condividere il superfluo).

bivacco Raffaele Bailoni Marzola

Fu costruito intorno agli anni Sessanta, seguendo la politica di riforestazione e antropizzazione dolce delle montagne trentine e ciò favorì un’accelerazione dell’occupazione nella zona, tra operai, forestali, amministrativi, ecc.

Difatti all’epoca la Marzola era stata completamente disboscata, come avvenne in altre aree intorno a Trento (ad esempio, sul Bondone).

Quindi si corse ai ripari ed iniziò un’imponente politica di riforestazione.

Perché il bivacco è dedicato a Raffaele Bailoni?

bivacco Raffaele Bailoni Marzola

Raffaele Bailoni era un operaio impegnato con gli altri a costruire il bivacco. Stava trasportando del sabbione quando il trattore si ribaltò e morì schiacciato. A nulla valsero i soccorsi immediati. Quando arrivarono era già morto.

Fu così che il bivacco fu intitolato a lui.

Verso la Marzola Sud

Giusto il tempo di una pausa e un pensiero dedicato a Raffaele e si torna a camminare, verso la Marzola Sud. Ora seguiremo il sentiero 411 (segnavia SAT E411).

sentieri Marzola sentieri Marzola

Se decidessimo di seguirlo tutto arriveremmo fino a Borino, un borgo dell’abitato di Povo (frazione di Trento).

In 20 minuti si conquista la prima cima e intanto si gode del paesaggio sulla Valsugana e sulla Vallagarina.

cima Marzola Sudcima Marzola Sudcima Marzola Sud

In lontananza si intravede il Lago di Caldonazzo, che però si paleserà ampiamente sulla cima Nord.

cima Marzola Sudcima Marzola Sud

Siamo alla croce della cima Sud, a 1736 metri.

Tra la Marzola Sud e la Marzola Nord

Una piccola pausa e si prosegue verso la Sella della Marzola, che si chiama così proprio perché pare una sella, un avvallamento tra le due cime.

In poco più di un km conquistiamo la cima della Marzola Nord, guadagnando appena un metro di altitudine. Siamo, infatti, a 1737 metri.

cima Marzola Nord  cima Marzola Nord  

Qui la vista sul lago di Caldonazzo si fa più imponente e, in lontananza, vediamo le Alpi orientali, tra cui la Marmolada.

cima Marzola Nordcima Marzola Nord

Doss dei Corvi

Proseguendo e scendendo sui 1400 metri, quindi con un dislivello di circa 300 metri, ma su comodo sentiero in terra battuta e, ogni tanto, sassoso, ma tutto sommato facilmente percorribile, arriviamo al Doss dei Corvi, il cui nome dipende proprio da una massiccia presenza, in passato, di questi passeriformi.

Doss dei corvi Marzola 

Croce del Chegul

Doss dei corvi Marzola

Scendendo ancora lungo comodi sentieri in terra battuta e facendo una leggera salita tra la vegetazione arriviamo ad un altro punto di interesse: lo stoi del Chegul. Siamo ora a 1340 metri e in una posizione particolarmente panoramica sulla città di Trento.

cima Marzola Nord

La Marzola: il forte di Trento

Qui inizieremo a vedere nomi particolari. Chegul, Stoi, Spiaz delle patate. Cosa significano?

Sono tutti nomi legati alla grande guerra.

La Marzola fu fortificata durante la prima guerra mondiale e furono scavate numerose gallerie, al fine di bloccare eventuali avanzate provenienti dalla Valsugana. Inoltre era naturalmente uno scudo contro eventuali bombardamenti provenienti da Sud, dal Lavarone.

Qui erano di stanza diverse truppe e, infatti, troveremo diversi stoi, ossia delle casematte, all’epoca usati come ripari dei soldati o come magazzini per le munizioni e le derrate alimentari.

stoi marzola

A partire dal dopoguerra gli stoi passarono al patrimonio pubblico e vennero affidati, con appositi bandi, alle popolazioni locali, che ne curano la manutenzione e la pulizia. Difatti nei dintorni si ritrovano panchine, panche e, qualche volta, dei barbecue in pietra. I segni lasciati dai comignoli fanno capire che sono usati anche d’inverno.

stoi marzola

Gli stoi, quindi, sono testimonianze della guerra che ora godono di un nuovo utilizzo e nuove produzioni di senso.

Mentre lo spiaz delle patate lascia immaginare che quello spiazzo, ampio e pianeggiante, fosse usato appunto per la coltivazione di patate, che rappresentavano il principale alimento delle truppe.

spiaz delle patate Marzola

Le patate, difatti, si coltivano facilmente, a qualsiasi altitudine ed in qualsiasi clima. Si cuociono presto, durano a lungo e offrono i nutrienti di base alle truppe.

E infatti anche il toponimo stoi del chegul pare ricondursi allo stesso utilizzo. Chegul sono patate di piccole dimensioni. Ma con questo termine si indicano anche le feci degli ungulati, la cui forma richiama quella delle piccole patate.

stoi del chegul

Il sentiero delle pecore

Dallo spiaz delle patate scendiamo ora verso il sentiero delle pecore che, appunto, veniva utilizzato di sovente per i pascoli, dato che qui troviamo ampie zone pianeggianti, adibite al pascolo.

Qui seguiremo il segnavia E426 che ci porterà fino a Malga Nova e, attraverso una stradina sterrata, al Rifugio Maranza, al punto di partenza.

Considerazioni finali

La Marzola, insieme al Calisio, al Soprasasso e al Bondone, è la montagna di Trento, nel senso che è uno dei punti di orgoglio della città. A buon motivo, perché nonostante non sia particolarmente alta, è affascinante per via dei numerosissimi sentieri (sempre ben curati) e dei paesaggi che offre.

Per molti montanari rappresenta la passeggiata domenicale, un giretto per sgranchirsi le gambe. Difatti camminarci è relativamente semplice. Non presenta grandi dislivelli né grandi tratti esposti. Anche se, come tutti i sentieri in montagna, non va mai presa sottogamba.

Come dicevo all’inizio, i sentieri della Marzola sono così tanti che è possibile partire da Villazzano, Gabbiolo, Borino, Oltrecastello, ecc. e arrivare a Susà, a Vigolo Vattaro, persino a Folgaria (e oltre). Quindi non ci si annoia mai a percorrerla. Quello di oggi è il giro canonico, il meno impegnativo e il più breve. Ma è possibile partire dalle valli ed affrontare dislivelli che nulla hanno da invidiare alle montagne più alte. E questo fa della Marzola una delle catene più interessanti intorno a Trento.

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