Le vie del sale nella marina di Corsano sono uno dei percorsi più avventurosi ed emozionanti del territorio salentino. Tra dislivelli, zone impervie, fitta macchia mediterranea, scogliere a picco sul mare, ti sembrerà di catapultarti in un passato in cui sei un brigante braccato dalle guardie piemontesi.
2 h A/R | |
6 km | |
E | |
18.12.2022 | |
La mappa del percorso
Cenni storici
Il riferimento, nell’introduzione, alla figura del brigante non è evocativo, ma è un elemento storico, da cui nasce proprio questo sentiero.
Si dice, infatti, che le vie del sale prendano il nome dal contrabbando di sale, nel periodo post unitario.
Fino all’unità d’Italia, per secoli, un elemento importante dell’economia locale era dovuto alla produzione e vendita di sale marino.
Difatti il percorso passa da diverse zone dove ancora oggi è possibile trovare importanti quantitativi di sale lungo le scogliere, in particolare tra le spiagge di funnovojere, mazzacane e scalamasciu.
Ora, dopo l’unità d’Italia la produzione e vendita di sale divenne monopolio di Stato.
Che ne sapevano i poveri corsanesi di queste novità e di come lo Stato si sarebbe arrogato un diritto che, nel corso della storia, apparteneva invece alle popolazioni locali?
E così continuarono, come sempre, quest’attività.
Finché non arrivarono le guardie piemontesi ad imporre, con la forza, il rispetto della nuova legge.
Ciò, come accadde in altre zone del Meridione, provocò grosse crisi alle economie locali ed i corsanesi non vollero obbedire ad una legge ingiusta, continuando così la produzione illegale del sale.
Per sfuggire alle guardie piemontesi, quindi, aprirono dei varchi nella macchia mediterranea, in modo da percorrere dei sentieri per arrivare dalla spiaggia al paese, senza essere visti, sfruttando anche la scogliera.
Da quel momento i corsanesi furono chiamati carcagni tosti, ossia calcagni duri, proprio perché riuscivano a correre, scalzi, su delle scogliere appuntite e su sentieri ricchi di sassi affioranti, detriti, pietrisco e radici.
Da allora questo percorso prese il nome di vie del sale.
Iniziamo le vie del sale!
Partiamo in auto da Corsano e andiamo in direzione della cappella di Santa Maura, da lì intravediamo subito un caratteristico boschetto, che sarà il punto di partenza delle vie del sale.
Si chiamano al plurale perché ci sono svariati sentieri e percorsi, quindi non ci si annoia mai a farlo più volte e, soprattutto, il percorso è molto modulabile.
Quindi quello che vi propongo è solo uno dei tanti percorsi, che ho provato più e più volte.
Se non c’è posto nello spiazzo vicino al boschetto lasciamo l’auto nel grande parcheggio della chiesetta.
Lasciando il boschetto sulla destra intravediamo subito un cartello, che segna l’inizio della via.
Da qui proseguiamo e noteremo subito che il sentiero si fa caratteristico e piacevole, con una leggera salita che, già, ci regala la prima incantevole vista sul mare, dall’alto.
Terminato il sentiero ci troveremo ad un quadrivio, cioè ad un incrocio formato da quattro percorsi.
Qui possiamo decidere dove andare in base al tempo che abbiamo a disposizione.
Se scendiamo sulla sinistra, arriviamo subito alla scogliera e poi lì possiamo optare per andare verso destra e risalire per torre Specchia grande, oppure a sinistra e concludere il giro.
Se andiamo a destra, faremo un percorso semplice, su asfalto, tra ulivi e campi coltivati, dove, giunti all’incrocio, possiamo optare per la torre, andando a sinistra, o per il punto di partenza, andando a destra.
Qui il sentiero si fa tosto
Noi invece andremo dritti e ci immergeremo nella macchia più profonda.
Da questo punto ci passeremo più tardi e andremo verso la scogliera.
Per adesso godiamoci un po’ di verde.
Purtroppo il sentiero è poco segnalato ed i segnali presenti sono collocati in zone dove è intuitivo arrivarci, mentre sono assenti in zone dove sarebbero necessari.
Eppure il sentiero è gestito da un’associazione del posto, quindi non è proprio abbandonato a se stesso.
Ma vabbè, ad intuito ci arriviamo.
E comunque abbiamo il tracciato GPX che, sebbene un po’ sbavato, è abbastanza affidabile.
Percorrendo la macchia è facile imbattersi in numerose piante tra cui mirto (e se lo facciamo a dicembre/gennaio, possiamo raccogliere le bacche per farci il liquore!), lentisco, rosmarino, ulivi selvatici, ginepro, alloro, oltre a numerose piante di cappero.
Qui servono buone gambe e buone scarpe, perché si sale e si scende lungo enormi pietre, brevi e sconnessi sentieri di terra battuta e radici affioranti.
Finito il saliscendi si arriva alla torre Specchia grande, che ho trovato spesso chiusa, ad eccezione di una volta, in cui c’era un simpatico ragazzo di un’associazione che la gestisce.
Ora il percorso si fa più semplice
Ci lasciamo la torre sulla sinistra e percorriamo la strada di campagna fino alla fine. All’incrocio giriamo a destra e, dopo un po’, facciamo attenzione a girare a destra per arrivare al quadrivio di prima. Qui è facile sbagliarsi, perché ci sono diverse stradine a destra, che tornano verso il mare, ma alcune sono chiuse.
Infatti dalla traccia GPX si nota che ho svoltato prima e son dovuto tornare indietro.
Dunque dopo una decina di minuti a piedi dalla torre, dovremmo notare una stradina sulla destra. Se riconosciamo l’incrocio dove eravamo prima, è quella giusta!
Ora non ci resta che proseguire diritto, verso il mare.
Il tratto diventa più ostico
Questo tratto è ostico ma fattibile, occorrono però buone ginocchia e soprattutto ottime scarpe, che reggano alle sollecitazioni del terreno.
Ad un certo punto ci troviamo, alla nostra sinistra, un recinto metallico.
E’ bene appoggiare una mano alla rete per tenere l’equilibrio, perché il sentiero è molto in pendenza e ciottoloso.
Scesi al livello della provinciale occorre ora attraversare la strada.
Anche qui occorre prestare molta prudenza, perché le auto e le moto corrono parecchio.
Basta individuare il paletto del CAI e scendere di nuovo dal sentiero.
Siamo sugli scogli
Qui un altro paletto CAI ci indica che siamo arrivati ad un punto importante del percorso.
Ora, infatti, siamo arrivati sull’imponente scogliera. Una pausa ce la meritiamo, dai!
Finita la pausa meditativa fronte mare, si va verso sinistra.
Occhio che il sentiero passa dagli scogli e non è facilissimo trovarlo. Come di consueto suggerisco di controllare la scia di terra lasciata dagli altri camminatori.
Ma è sufficiente tenere come riferimento la parete a sinistra e si intravedrà subito il minuscolo sentiero.
Poco dopo usciremo dal sentiero e troveremo prima una strada bianca e poi la strada asfaltata.
Passeremo quindi per la roccia Imelde e la Spiaggia di Funnovòjere, dove è possibile scendere per godere di un paesaggio quasi lunare.
Qui troviamo il grosso delle saline, che si concentrano, come dicevo prima, tra la spiaggia Funnovojere e Mazzacane.
Si chiama spiaggia, ma è tutta scogliera. Anche in piena estate non è mai affollata, quindi se cerchi un po’ di relax, è il posto giusto.
Ma noi dobbiamo proseguire! Manca poco ormai per la fine del sentiero.
Ad un certo punto occorre prestare massima attenzione, perché il sentiero non è segnalato. Poco prima dell’oasi Byblos, occorre girare a sinistra e attraversare dei terrazzamenti.
E’ sufficiente seguire il piccolo sentiero che costeggia la rete metallica che delimita l’oasi Byblos.
Risaliti, si ritrova facilmente il sentiero che, in alcuni punti, è bloccato dalla caduta di grossi rami. Ma si passa comunque.
Alla fine della risalita, che passa in zone caratteristiche e ombreggiate
occorre attraversare il sottopasso stradale.
Usciti dal sottopasso si risale di nuovo dalla strada asfaltata, che passa dalla pagliara del sale e si fa l’ultimo pezzo per tornare al boschetto (o alla cappella) dove abbiamo lasciato l’auto.
Impressioni
Il percorso delle vie del sale è davvero mozzafiato, nel senso più ampio del termine, perché ogni passo corrisponde ad un sussulto di emozioni, ma anche al fiatone, per via di alcuni tratti ripidi, un pochetto ostici, ma tuttavia percorribili senza grossi problemi.
Come dicevo è modulabile, nel senso che si può percorrere in varie direzioni e ci sono molti piccoli sentieri nascosti nella macchia. Tuttavia non ci si perde, perché abbiamo il mare come riferimento.
Peccato, però, che è scarsamente ed irrazionalmente segnalato, perché i pochi segnali presenti sono collocati in posti dove è intuibile arrivarci. L’unico segnale utile è quello posto al di là della provinciale, per scendere verso la scogliera.
L’ho fatto numerose volte, in diversi momenti dell’anno e non è mai affollato. Al massimo avrò trovato una decina di persone, durante l’alta stagione. Quindi è piacevole anche per questo.
Come dicevo, se ci vai in dicembre/gennaio, puoi raccogliere importanti quantità di mirto, per farci il liquore. Ed è un mirto selvatico davvero molto buono!
Se ci vai in marzo/aprile, trovi numerosissimi asparagi lungo il percorso, specie nel boschetto da dove inizia.
Se ci vai in estate, puoi raccogliere molti capperi, ma attenzione a quali piante scegli, alcune sono di proprietà privata (ma si capisce quali). Trovi anche diversi carrubi (con cui farci dei decotti salutari in inverno! Per la tosse sono un toccasana!)
Insomma, il sentiero merita ed è decisamente uno dei più avvincenti del Salento.
Ah, dimenticavo! Se ti va puoi anche lasciare l’auto nell’abitato di Corsano. Da lì all’inizio delle vie del sale sono poco più di 2 km, che si fanno su piacevoli e poco trafficate stradine di campagna.