Il sentiero delle Cipolliane è uno dei sentieri più noti del Salento. Ma è anche breve. Per fare un trekking più “completo”, passeremo per il canyon del Ciolo, entreremo nell’abitato di Gagliano del Capo e arriveremo al Menhir Spirito Santo, per poi tornare indietro dallo stesso percorso.

3 h A/R
14 km
T+E
10.03.2023

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Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

Partiamo da Novaglie!

Il sentiero delle Cipolliane è sicuramente uno dei sentieri più noti del Salento. L’ho fatto innumerevoli volte, in ogni stagione dell’anno e, tutte le volte, ho sempre incontrato tanta gente, da ogni parte del mondo. In estate, poi, per farlo, bisogna fare la fila.

Di solito mi piace partire da Novaglie, magari dopo aver fatto un tuffo in acqua dalla meravigliosa scogliera o una “vasca” nella piscina artificiale.

Si parte da Novaglie e ci si lascia la piscina sulla sinistra

Dunque si sale lasciandosi la piscina artificiale sulla sinistra e si prosegue lungo la strada. Qui si incontra un piccolo parcheggio e le prime indicazioni del sentiero.

Sebbene il cartello riporti un tempo di percorrenza di 1,45 h, per arrivare al ponte del Ciolo, si fa tranquillamente, a passo lento, in poco meno di 45 minuti.

Al ritorno, sempre partendo dal ponte del Ciolo, ci si impiega invece 30 minuti, perché su alcuni tratti è leggermente in discesa.

Iniziato il sentiero, si inizia a salire lungo una strada con sassi affioranti e abbastanza scivolosi, dopo le piogge o in giornate particolarmente umide. La salitona termina in una strada chiusa. Si attraversa e si riprende il sentiero.

particolare del percorso del sentiero delle Cipolliane

L'inizio del sentiero delle Cipolliane partendo da Novaglie

E’ tutto ben segnalato.

Qui si segue agevolmente il sentiero, caratterizzato da numerose piante della macchia mediterranea, intervallate da pregevoli muri a secco. Lungo il percorso si incrociano anche un paio di caratteristiche pagliare.

particolare del sentiero delle Cipolliane

Lungo il sentiero è facile trovare sia delle panchine che delle panche, dove sostare per mangiare qualcosa o godere del paesaggio.

il sentiero delle cipolliane ha diverse panchine e tavoli dove sostare

Ed in effetti il paesaggio è meraviglioso.

vista sull'Adriatico dal sentiero delle Cipolliane

vista sull'Adriatico dal sentiero delle Cipolliane

vista su Novaglie dal sentiero delle Cipolliane

vista su macchia mediterranea e mare dal sentiero delle Cipolliane

Una deviazione alle Grotte Cipolliane

Non passerà molto tempo, dall’inizio del percorso, prima di fare una piccola deviazione verso le grotte Cipolliane.

Qui non troveremo segnaletica, ma occorre andare un po’ a intuito e seguire le scie di terra lasciate dalle impronte degli altri camminatori.

Ad ogni modo, alla fine della staccionata in legno, anziché seguire il percorso verso destra, scenderemo a sinistra, direzione mare.

Qui il sentiero si fa leggermente più difficile, perché c’è un discreto dislivello e occorre scendere un po’, su massi e scogli a mo’ di gradoni.

Nulla di impossibile, ma occorre un po’ di prudenza.

La fatica verrà ricompensata da un paesaggio maestoso. La grotta piccola la incontreremo dopo aver superato un paio di cespugli che rendono quasi invisibile il sentiero, mentre la grotta grande la troviamo subito dopo.

Grotta delle Cipolliane

La Grotta delle Cipolliane pare quasi una cattedrale e lo scoglio un piccolo altare (dove sedersi per rifocillarsi e godere del paesaggio.

Grotta delle Cipolliane

Questa è una delle foto classiche fatte dall’interno della grotta delle Cipolliane.

Finita la sosta? Dai, che ora si risale!

Facendo il percorso a ritroso, torneremo al punto di partenza, alla staccionata. Qui seguiremo o il sentiero a sinistra oppure quello a destra, che costeggia l’alto muro a secco. E’ indifferente, tanto portano entrambi allo stesso tracciato.

Qui incontreremo qualche casa vacanza, che si affaccia proprio sul percorso e, una di queste, ci indica la strada.

simpatico cartello sul cancello di una casa privata lungo il sentiero delle Cipolliane

Questo cartello ci preannuncia che stiamo per finire il sentiero. Ora, dopo aver fatto qualche metro all’ombra, torneremo sulla scogliera e inizieremo ad intravedere il ponte del Ciolo (che nella primavera del 2024 è tornato aperto, dopo un anno di ristrutturazione e adeguamento).

Qui aguzziamo lo sguardo e noteremo quello che ho ribattezzato il guardiano del mare, un grosso scoglio che sembra vegliare con il mento proteso verso l’orizzonte.

sentiero delle Cipolliane, la roccia che ho rinominato "il guardiano del mare"

Piccola curiosità

In quasi tutti i periodi dell’anno, su numerosi scogli, possiamo intravedere dei pescatori. E’ consuetudine, per ognuno di loro, adottare uno scoglio, che diventa praticamente il suo. C’è quindi una sorta di regola non scritta per cui ogni pescatore ha il suo scoglio preferito da cui pescare. Quindi occhio se intendi farlo, assicurati che non sia già stato prenotato!

Siamo arrivati al Ciolo

Il sentiero finisce alla terrazza panoramica del Ciolo, dove ci sono bagni pubblici (che trovo sempre chiusi), un piccolo e ameno baretto in legno (aperto quasi sempre) e, di sotto, un ristorante.

Molti camminatori, poco prima di salire, si confondono e vanno verso la scogliera. Occhio, quindi, ad individuare, poco dopo aver intravisto il ponte del Ciolo, una scalinata sulla destra che sale verso la strada.

Il sentiero è difficile?

Lungo il sentiero delle cipolliane ho visto di tutto: da camminatori ultra attrezzati, con bastoncini da trekking, scarponi e vestiti tecnici a gente in infradito e, persino, donne con tacchi a spillo.

Insomma, gli estremi.

Non si addicono gli estremi per un sentiero così.

E’ sufficiente avere un buon paio di scarpe da trekking, per camminare comodamente ed evitare sollecitazioni ai piedi e alle caviglie. Le scarpe da ginnastica andrebbero pure bene, ma, come detto, si rischiano inutili fastidi ai piedi, specie in alcuni punti più sconnessi.

Quindi scarpe buone, vestiti comodi e null’altro. I bastoncini sono utili ma non indispensabili.

E’ finita?

Qui termina il sentiero delle Cipolliane. 2,5 km, sola andata. Ma siccome non siamo ancora soddisfatti e ci perderemmo un altro bel percorso, ora proseguiamo verso il canyon del Ciolo, una vera chicca!

E’ sufficiente attraversare la strada e scendere alla spiaggia del Ciolo, dalle scale che iniziano proprio davanti al “bar ciolo”.

Quindi scendiamo, facendo attenzione, perché sono belle alte e, a volte, scivolose.

il Ciolo

Un bel bagnetto non ci starebbe male.

Fatto il bagno? Ok, ora si risale dalle scale di fronte.

Qui inizia il percorso del canyon

Canyon del Ciolo

è un percorso brevissimo, di nemmeno 500 metri ma davvero affascinante.

Si sale, dunque, per le scale, si attraversa un ponticello in legno e ci si immerge nel silenzio del canyon.

Canyon del Ciolo, ponticello

Qui spesso si incontrano diversi arrampicatori, visto che c’è una parete attrezzata che ti porta, in verticale, verso la terrazza del Ciolo.

Il canyon è nato come vecchio percorso predisposto dai pescatori per scendere velocemente verso il mare, direttamente dal paese. Quindi hanno costruito dei camminamenti in legno e, in alcuni punti, hanno sfruttato i sentieri già esistenti. Ci sono due diversi punti da cui intraprenderlo. Uno è quello proposto in questo articolo, un altro invece parte dal locale “Gibò”, uno dei più noti locali del Salento. Da lì si attraversa un ponticello e si torna al sentiero che stiamo facendo.

Il percorso termina, dopo una breve salita, in via Ciolo.

Gagliano del Capo

I più avventurosi potranno trovare, poco prima del parcheggio, l’inizio del sentiero che va verso quello delle Mannute. L’ho fatto diverse volte ed è entusiasmante, perché si sale parecchio in alto, ma la traccia non mi è mai uscita bene, perché il sentiero si interrompe spesso e non è per nulla segnalato.

vista sul ponte del Ciolo dall'imbocco del sentiero delle mannute
vista sul ponte del Ciolo dall’imbocco del sentiero delle mannute

Entriamo ora in paese

Il nostro prossimo obiettivo è di raggiungere il Menhir Spirito Santo.

Lasciamo dunque il parcheggio, andiamo sulla sinistra e, dopo pochissimo, arriviamo nel centro abitato di Gagliano del Capo.

Gagliano del Capo

Arrivare in piazza è semplice, basta seguire la strada. Qui troviamo diversi bar dove sostare.

Gagliano del Capo

Ora ci lasciamo la piazza sulla sinistra (e la chiesa sulla destra) e proseguiamo verso corso fratelli Ciardo, andando in direzione dell’ospedale. Al semaforo attraversiamo, ci lasciamo l’ospedale sulla sinistra e proseguiamo, optando o per via Spirito Santo o per via De Gasperi, che ci porteranno allo stesso punto, una gradevole strada che passa per le campagne della periferia del paese.

Il percorso è tutto asfaltato, ma la zona è carina ed è piuttosto quieta.

Troviamo, senza difficoltà, la cappella Spirito Santo.

cappella e Menhir Spirito Santo

Peccato che però il Menhir sia stato criminalmente inglobato tra il muretto a secco e la cappella ed è pure coperto da una palma, così come si vede in foto.

Menhir Spirito Santo

Cosa sono i Menhir?

I Menhir (dal bretone men = pietra e hir = lunga) sono blocchi di pietra grezza, di sezione rettangolare e di lunghezza variabile (da 80 cm a più di 5 metri) conficcati nel terreno che richiamano nella forma una colonna.

I Menhir appartengono all’incirca all’epoca neolitica (anche se una datazione certa è impossibile).

In Salento sono rimasti in piedi circa 70 Menhir, dislocati in vari comuni: a Novoli, Lequile, Pisignano, Acaya, Zollino, Muro leccese, Minervino, Cocumola, Arigliano, Martano (dove v’è un menhir alto più di 5 metri), nella zona tra Minervino, Palmariggi Giurdignano e Giuggianello (dove ce ne sono diversi) e nel basso Salento.

Molti di questi sono stati cristianizzati, cioè la chiesa ha apposto delle croci (o le ha scolpite), in modo da usarli come una sorta di osanna.

A questo è andata peggio. L’hanno proprio saldato al muro!

Secondo le teorie più accreditate, i Menhir erano usati come segnali per la sepoltura, un po’ come le lapidi di oggi.

Tuttavia il fatto che essi hanno il lato meno smussato rivolto ad est fa pensare che l’uso fosse tutt’altro che funerario.

Alcuni hanno visto nei Menhir un’esternazione del potere fallocentrico. In altre parole il menhir richiama la virilità, contrapposta al Dolmen che richiama la femminilità e dunque il culto della madre terra. Altre teorie sostengono che i Menhir seguano un “ordine astrale”.

Queste, tuttavia, sono solo teorie in quanto nel corso della storia diversi menhir sono andati perduti, dunque è difficile ricostruire un “ordine” geometrico e accertarne la veridicità.

I Menhir salentini – dal punto di vista dei materiali – sono di due tipi: in pietra leccese, dunque in pietra arenaria, tenera, facilmente lavorabile ma molto delicata, oppure in pietra viva, ossia in quella roccia dura che caratterizza la conformazione geofisica del territorio salentino.

Gli attuali Menhir in pietra leccese si sono conservati fino ad oggi perché gli antichi scoprirono che questa particolare pietra poteva conservarsi meglio se intinta nel latte intero, in quanto il grasso del latte entrava nei meandri della pietra e formava una patina in grado di preservarla dalle intemperie.

I Menhir in pietra viva, invece, venivano costruiti estraendo dai paraggi la pietra, solitamente in blocco unico, in modo da elevare il manufatto senza eccessive lavorazioni. Nelle vicinanze, dunque, è ancora possibile intravedere la cosiddetta carraia, ossia la scanalatura da dove è stato estratto il Menhir.

Fine del percorso e considerazioni

Ora si può tornare indietro facendo lo stesso percorso, rientrando in paese, seguendo il canyon, arrivando al Ciolo e tornando dal sentiero delle Cipolliane, per poi terminare il cammino a Novaglie.

Come dicevo, l’ho fatto innumerevoli volte e tutte le volte mi ha emozionato. Sostare nella grotta delle Cipolliane è un’esperienza rilassante e rigenerante, così come camminare dentro il canyon del Ciolo ti regala delle splendide emozioni. Ti sembra quasi di essere, appunto, tra le rocce di una vallata profonda e incisa dall’erosione di ere geologiche che hanno modellato la pietra in milioni di anni.

Inoltre i paesaggi non sono mai noiosi e l’azzurro intenso del mare fa da cornice ad un pezzo di natura selvaggia e gentilmente antropizzata.

Difatti le opere realizzate dalla mano umana, qui, sono perfettamente in linea con il genius loci, pagliare, muretti, staccionate, sono armonizzati e integrati nel paesaggio.

Non si può dire lo stesso di Novaglie, dove degli ecomostri, realizzati sulla scogliera, ne hanno deturpato la bellezza. Anche la piscina artificiale fa storcere un po’ il naso. Ma nel complesso questa zona è ben tenuta e regala belle esperienze al popolo dei camminatori.

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