Un trekking abbastanza semplice, ma paesaggisticamente e culturalmente appagante, che passa dagli scavi di Castro, Pizzo Mucurune e due importanti grotte: la grotta della Zinzulusa e la grotta Romanelli, che testimonia la prima presenza dell’Uomo di Neanderthal in occidente.
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3,30 h A/R |
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14 km |
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T |
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26.12.2022 – 28.12.2022 |
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Premesse
Il percorso l’ho fatto in due giorni distinti, il 26 e il 28 dicembre 2022. La seconda volta ho perfezionato meglio il punto di partenza e il percorso verso Pizzo Mucurune. La traccia GPX è, quindi, quella del secondo giorno.
Tuttavia la traccia, in alcuni punti, è imprecisa, perché, passando dalle mura aragonesi, ad un certo punto ho sbagliato e son passato in un bel sentiero tra case, ma alla fine del percorso la via era chiusa e son dovuto tornare indietro. Lo è anche verso la fine (ma lo spiego meglio dopo).
Il primo giorno son passato pure dalla grotta azzurra, che sta tra Castro e la grotta Zinzulusa, ma non compare nella traccia GPX perché il secondo giorno non ci sono passato. In compenso, però, ho fatto visita alla grotta della Zinzulusa.
A proposito! Guardando la traccia GPX qualcuno potrebbe storcere il naso e pensare che sia sbagliata, perché attraversa il mare! In realtà ciò è dovuto al fatto che nella Grotta della Zinzulusa, praticamente, sì, cammini dentro al mare, perché è sotterranea e arrivi sotto il livello del mare!
Mea culpa non esserci andato prima! Ho vissuto svariati anni nel Salento, ne ho sentito sempre parlare tanto, ma non ci sono mai andato. E così ho deciso di recuperare.
Ne parlerò meglio al paragrafo dedicato, ma qui va subito detto che se decidi di fare una visita in zona, ti consiglio di andarla a vedere. Se possibile, in bassa stagione, perché in estate si possono fare lunghe file, sotto al sole. Tanto è aperta tutto l’anno, ad eccezione dei giorni di acqua alta.
Detto questo, partiamo!
Il percorso inizia a Vignacastrisi, da una villetta comunale tra via Padre Pio e via Paolo VI, dove c’è ampio parcheggio all’ombra.
Fatti pochi passi, si raggiunge la circonvallazione. Occhio alle macchine, corrono.
Si attraversa la strada e lì si imbocca il sentiero dei canali, ben segnalato.
Il sentiero è molto pacifico, caruccio e si percorre agevolmente su terra battuta e sassi, con vista su ulivi e sui caratteristici muretti a secco.
E’ abbastanza intuitivo, anche se scarsamente segnalato. Di rado trovi i paletti con le strisce bianco rosse del CAI, ma non è un problema, perché ci si orienta facilmente.
Qui, per esempio, ho avuto un tentennamento, ma per intuito basta seguire il sentiero sulla sinistra.
In poco tempo si arriva alla periferia di Castro e, seguendo la caratteristica segnaletica in legno, si raggiunge il centro storico.
Qui ne ho approfittato per fare una passeggiata per le belle vie del centro, passando dalle mura aragonesi e dal centro storico. In alcuni punti si gode di una vista meravigliosa sulle case e sul mare.
Una sosta culturale a torre Capanne
Consiglio di passare da torre Capanne, da dove non solo si gode di un’ottima vista, ma dove si possono rinvenire informazioni sugli scavi archeologici, che sono attualmente in corso, proprio lì.
E’ qui, infatti, che è stata rinvenuta l’enorme statua della dea Atena ed è qui che proseguono gli scavi, alla ricerca della testa della statua.
Da qui si gode di una vista meravigliosa.
Bella l’idea di collocare qui, sulla torretta, delle lastre incise che riportano alcuni passi dell’Eneide, quelli in cui, appunto, Virgilio racconta di Enea che sbarca a castrum perché da lontano vede l’enorme statua di Minerva.
Gli scavi archeologici, iniziati negli anni Ottanta e culminati con il ritrovamento della statua di Minerva nel 2015, danno contezza del fatto che quella castrum Minervae citata da Virgilio nell’Eneide coincide proprio con Castro. Dunque fu qui che sbarcò Enea, dopo la sua fuga da Troia.
Verso Pizzo Mucurune
Lasciamo la bella località Capanne, così intrisa di mito e storia, e proseguiamo verso Pizzo Mucurune, uno dei luoghi più suggestivi di Castro.
Seguiamo quindi il percorso verso il mare e, poco dopo, troveremo le indicazioni per Pizzo Mucurune.
Facciamo un gradevolissimo percorso tra ulivi e muretti a secco, per raggiungere un agglomerato di case da cui spicca, affacciata sul mare, la cappella paracadutisti della Folgore.
Proseguiamo e, dopo pochi passi, ecco aprirci uno scenario incantevole.
Peccato che il pizzo non sia raggiungibile perché è proprietà privata e, all’estremo del pizzo, sorge una casa, delimitata da una catena e dall’apposito cartello. Quindi, purtroppo, ci fermiamo qui.
C’è da chiedersi come sia possibile sottrarre al pubblico godimento un posto del genere e chi ha autorizzato la costruzione di un immobile in una zona così di pregio. Come prende l’acqua, dove si allaccia la fognatura, da dove prende la corrente. Insomma, se la casa è a norma.
Sappiamo solo che è un appartamento turistico che si trova agevolmente sui siti di prenotazione online.
Tuttavia la vista è meravigliosa.
Proseguiamo verso la grotta della Zinzulusa
Con questi interrogativi ancora in testa, ora si torna indietro verso la litoranea.
Occhio, perché ora dovremmo fare un bel pezzo a piedi su asfalto e, d’estate, è molto trafficata.
Purtroppo il Salento non brilla molto per rispetto verso pedoni e ciclisti e gli automobilisti non hanno ancora interiorizzato quelle norme civiche per cui mantenere una distanza di sicurezza dal pedone o dal ciclista.
Ergo qualcuno potrebbe tranquillamente sorpassarti a pochi cm, magari pure ad alta velocità.
Sebbene abbia fatto questo percorso d’inverno, ho riscontrato queste criticità. In altre stagioni è peggio, perché aumenta il flusso veicolare, quindi conviene sempre camminare sul lato opposto al senso di marcia, in modo da vedere le auto che ti vengono di fronte e agire di conseguenza.
La grotta della Zinzulusa
Arriviamo in uno bello spiazzo, fronte mare, dove possiamo sostare in uno dei bar della zona, prima di iniziare il tour nella grotta della Zinzulusa. I biglietti si prendono nella visibilissima biglietteria.
Il costo del biglietto è di 6 euro per gli adulti ( per i bambini, 3 euro) ed è poco per quello che offre un’esperienza simile.
Si arriva alla grotta scendendo dalla scalinata e attraversando la passerella in legno.
La visita guidata è molto accurata e ricca di informazioni storiche, antropologiche e tecniche, anche se dura tra i 10 e i 20 minuti.
In bassa stagione si visita senza code e con una guida personale, inclusa nel prezzo.
D’estate ci sono lunghe code e le visite guidate sono composte da molte persone, quindi la grotta è un po’ meno godibile.
La grotta, dunque, è aperta tutto l’anno (tranne quando c’è mare mosso), quindi suggerisco, per quanto possibile, di andarci sempre, tranne in luglio e agosto.
Curiosità sulla grotta della Zinzulusa
Intanto va detto che si chiama così perché le stalagmiti e le stalattiti presenti all’interno, in dialetto, si chiamano zinzuli, nome con cui si chiamano gli stracci di stoffa, che somigliano, appunto, alle stalattiti.
La grotta era anticamente popolata da numerosi pipistrelli, ecco perché è ricca di guano, ossia di cacca solidificata dei pipistelli. Caratteristica comune alla Grotta dei Cervi.
Gli operai che l’hanno ripulita e resa fruibile, negli anni Quaranta, hanno lasciato un segno del proprio passaggio scrivendoci, sulle pareti, i propri nomi.
Si arriva fino ad un certo punto, poi il tour si interrompe, perché non è consentito scendere fino al fondo della grotta. Ci scendono solo gli studiosi autorizzati. Il fondo arriva a oltre 160 metri e conserva una specie di crostaceo (gamberetto) che, nei secoli, si è evoluto al punto da essere fosforescente ed è materia di studio sull’adattamento degli esseri viventi all’ambiente in cui vivono.
Ultima tappa, la grotta Romanelli
Usciamo dalla grotta della Zinzulusa più arricchiti (e inumiditi) e ci dirigiamo verso l’ultima tappa di questo trekking: la grotta Romanelli.
Purtroppo il brutto vizio di chiudere i percorsi da proprietà private lo ritroviamo anche qui.
La grotta Romanelli sarebbe facilmente raggiungibile dalla grotta della Zinzulusa attraverso un sentiero che passa dalla scogliera, ma non possiamo farlo perché una proprietà privata, di case affacciate sul mare, ci blocca il passaggio.
Siamo quindi costretti a tornare sulla provinciale e ritornare sul sentiero, segnalato da un vecchio cartello.
Qui il percorso si fa leggermente più selvaggio, perché attraversiamo un piccolo sentiero ricco di rovi e vegetazione spontanea.
Nonostante sia un po’ ostico, regala un mare di emozioni.
La grotta Romanelli è una testimonianza unica della presenza dell’uomo di Neanderthal in occidente.
Qui si è scoperto che l’uomo di Neanderthal ha vissuto in Occidente ben prima di quanto si fosse pensato finora, tant’è che i ritrovamenti rinvenuti nella grotta fanno parlare, appunto, di civiltà romanelliana.
La grotta è chiusa, accessibile solo da personale autorizzato ed è facilmente raggiungibile solo dal mare.
Se si vuole scendere dal sentiero, occorre essere buoni scalatori (o portarsi appresso una scala da monda) e considerare che più ci si avvicina e più il percorso si fa irto di ostacoli.
Si torna alla base
Al ritorno devo ammettere che mi sono un po’ impappinato. Nel tentativo di trovare un percorso alternativo alla provinciale per tornare verso Castro, ho fatto qualche tentativo passando da strade vicinali.
Qui il tracciato è un po’ confuso. Volevo fare il tratturo S. Antonio, ma non essendo segnalato e non avendo con me delle app apposite, sono andato un po’ a sensazione.
Raggiunto l’abitato di Castro ho di nuovo sbagliato strada e son tornato indietro. Da via S. Antonio occorre girare subito verso via Taranto, arrivare al parco comunale e da lì prendere il sentiero che si collega a quello dei canali.
Sbagliando s’impara. E condividere gli sbagli serve a farli evitare!