La serra di Ruffano e Supersano è la rimanenza di un antico bosco che, stando alle fonti storiche, era esteso per tutto il Salento. Qui si trovano lecci, ulivi selvatici, carrubi, frassini e molte altre specie arboree e piante della macchia mediterranea. Un piccolo pezzo di natura incontaminata tra due piccoli borghi del Salento.

3 h A/R
17 km
T
11.02.2023

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Qualche consiglio di base? Leggi l’articolo!

La mappa del percorso

Descrizione del percorso

Si parte dal cimitero di Ruffano, dove c’è ampio spazio per lasciare l’auto.

Da lì ci si lascia il cimitero sulla sinistra e si prosegue dritti.

L’imbocco del sentiero è facile da trovare, segnalato da un cartello.

Quello che percorriamo e che entra subito in un ameno boschetto, è il luogo dove si svolge la via crucis, che termina in una chiesetta circondata dal verde e da un bel parco giochi per bambini.

chiesetta bosco Ruffano

Incontriamo subito un albero caduto, che però non blocca il percorso.

bosco Supersano - Ruffano

Lungo il sentiero ne troveremo altri, causati da smottamenti o incendi. Sul percorso troviamo diversi cartelli che informano un po’ sulla flora e fauna locale.

bosco Supersano - Ruffano

La traccia è abbastanza precisa, ma occorre fare attenzione ai numerosi bivi presenti sul percorso.

Il primo lo incontriamo dopo aver lasciato una bella pagliara.

Subito dopo, dove c’è un mandorlo (proprio al bivio) prendiamo quello di destra e proseguiamo.

Dopo un po’ troveremo un’altra pagliara, il cui ingresso è coperto da un maestoso carrubo (nel dialetto locale, cornula).

Fino al prossimo bivio, dove sorge una RSA, faremo tutto bosco. Di fronte all’RSA troviamo una casetta dell’acquedotto, sulla sua sinistra continua il sentiero.

Imbocchiamolo e proseguiamo.

Qui troviamo diversi attrezzi per l’attività fisica montati dal Comune di Supersano, in buone condizioni. Davvero molto bello.

Si entra in paese

Il tragitto finisce al cimitero di Supersano.

Attraversiamo la strada (occhio, c’è una curva e le auto corrono) e imbocchiamo un altro sentiero segnalato da un cartello che, sempre attraverso il boschetto, ci condurrà verso la storica masseria di Pizzo Falcone, che prende il nome dall’antica presenza di questi rapaci.

Dopo un po’ troviamo un altro bivio, prendiamo quello di sinistra, dove c’è uno dei tanti cartelli informativi e proseguiamo diritto. Alla fine del sentiero, si scende verso la masseria di Pizzo Falcone.

Qui possiamo optare per due scelte: o si prosegue attraverso il sentiero a sinistra, poco prima di arrivare alla masseria, oppure scendere di qualche passo e far visita alla masseria.

Imboccando, quindi, il sentiero di sinistra (di destra se abbiamo optato per una visita alla masseria), seguiamo il tracciato, leggermente in salita e poi in piano, verso una distesa dove il bosco cede il passo alla radura.

Qui incontriamo un altro bivio.

Prendiamo il sentiero di sinistra e ci dirigiamo verso l’antico bosco belvedere.

Attenzione, perché l’ingresso al bosco è delimitato da dei paletti, alla cui base ci sono diverse pietre che ne occultano parzialmente la vista. Superiamo le pietre, entriamo nel bosco e torniamo a godere della sua quiete.

Alla fine del percorso saremo a due passi dalla masseria “Le Stanzie”, che merita senz’altro una visita.

Altrimenti possiamo seguire la traccia, fare una svolta a gomito a sinistra e imboccare una strada bianca, segnalata anche dai simboli del cammino di don Tonino (bianchi e celesti).

Siamo, quindi, sulla via del ritorno.

Qui abbiamo varie scelte, o seguire il tracciato, che offre un percorso pianeggiante, semplice (vista la fatica dell’andata) ma meno avvincente che quello boscaiolo, oppure imboccare uno dei tanti sentieri che ci faranno ritornare sulla direttrice del sentiero preso all’andata.

Ad ogni modo, torneremo comunque sul percorso iniziale.

Impressioni

Il bosco di Supersano/Ruffano è uno degli ultimi boschi antichi del Salento.

Come si noterà agevolmente consultando qualsiasi mappa, è una lingua sottile, che connette i due comuni.

Lì dentro ci stanno varietà di alberi antichi e preziosissimi, dai lecci, agli ulivi selvatici agli ormai introvabili frassini da manna.

Nonostante sia, appunto, una lingua di bosco, passeggiarci dentro ti fa catapultare in una dimensione quasi montana, anche grazie al silenzio che regna sovrano.

E’ vero che non c’è molta manutenzione e che, spesso a causa degli eventi atmosferici o della mano disgraziata dell’uomo, alcuni alberi sono caduti e, a causa dell’incuria, non vengono rimossi o sostituiti con alberi giovani, tuttavia questo, insieme a pochi altri nel Salento (ne ho parlato più diffusamente qui) è una risorsa da preservare e far conoscere, perché il miglior modo di tutelare l’ambiente è di farlo conoscere, renderlo fruibile e fare in modo che chi lo frequenta sia sentinella e custode, esattamente come capita nelle zone di montagna, dove i camminatori sono, a volte involontariamente, primi custodi della stessa.

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