La candidatura di liste di (vera) sinistra, inclusa quella di Mimmo Lucano, con Luigi De Magistris, per le prossime elezioni regionali in Calabria del 3 e 4 ottobre 2021, è un segnale importante nella direzione di un cambiamento radicale, che può essere di modello per altre esperienze simili in Italia.
Il 3 e 4 ottobre 2021 si terranno le elezioni regionali in Calabria, per l’anticipato scioglimento del Consiglio a causa della prematura scomparsa della Presidentessa Jole Santelli.
Saranno elezioni importanti, non solo e non tanto per la Calabria stessa, ma per tutta l’Italia. Per la prima volta dal 1990 la sinistra di base si presenta tendenzialmente da sola e senza cadere nella trappola delle alleanze opportunistiche con partiti nazionali moderati e riformisti, roba che – nella storia – ha sempre mandato in vacca qualsiasi tentativo di portare avanti politiche radicali e progressiste, a favore delle classi sociali più svantaggiate. Classi di cui la Calabria è piena e che, finora, non hanno mai avuto né voce né rappresentanza nelle istituzioni legislative.
Oggi qualcosa sta cambiando. E parte dal basso. Sia in senso geografico che politico. Tutto ciò grazie al sostegno delle liste “Calabria Resistente e Solidale” e “Un’altra Calabria è possibile”. La prima racchiude – dopo la diaspora comunista e radicale – pezzi importanti di queste ultime. La seconda è stata promossa dall’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, il quale ha reso possibile, in venti anni di storia locale e facendo rete con tante realtà locali, nazionali e internazionali, un progresso ed uno sviluppo del territorio fino ad allora inimmaginabili.
Basti pensare ai numerosi progetti d’accoglienza e integrazione, che hanno fatto di Riace un laboratorio di idee. Vecchi mestieri, ormai scomparsi, sono tornati a vivere. Il centro storico si è ripopolato. Servizi essenziali sono stati riattivati (asilo nido, scuola primaria, ecc.). E poi il progetto di riportare l’acqua pubblica a Riace, la pulizia delle spiagge della marina, i muri delle case che sembra(va)no un museo a cielo aperto. Tutto ciò è (stato) un segno tangibile di una politica che ha una visione. E che non si ciba solo di propaganda e false promesse.
La candidatura con De Magistris
Queste ed altre liste sostengono la candidatura di Luigi de Magistris, per dieci anni sindaco di Napoli, ex magistrato, calabrese d’adozione.
Sull’attività politica di De Magistris non mi pronuncio più di tanto. Lascio, per chi vuole approfondire, alla lettura della relativa pagina su Wikipedia, che racconta le profonde trasformazioni operate dalla sua giunta in una città difficile come Napoli.
Già il solo fatto di aver reso più trasparente l’attività amministrativa, ridotto i tempi di pagamento nei confronti dei fornitori, riqualificato diverse zone degradate, investito nel trasporto pubblico… già dovrebbe bastare.
Ma quando vedi che la prima cosa che un sindaco fa, appena insediato, è di trasformare la società che gestisce l’acqua in un soggetto pubblico, beh, già questo, per me, è indice di una visione politico-amministrativa chiara, decisa, coraggiosa.
Sì, perché quello dell’acqua pubblica non è solo un tema. L’acqua non è un servizio essenziale né un bene di prima necessità. L’acqua è vita. Come l’aria. Senza trasporto pubblico si vive. Senza ospedali pubblici pure. Si vive male, ma si sopravvive. L’acqua, però, è indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità. E chi amministra e si pone come problema principale quello di ripubblicizzare il servizio idrico, andando contro l’andazzo corrente di privatizzare tutto, merita già per questo tutto l’appoggio della sua comunità. Perché chi mette questo tema come priorità dell’agire amministrativo, che nulla ha di propagandistico e di elettoralmente vincente, state pur certi che ha una visione politica. Quella giusta.
Le elezioni in Calabria sono importanti per tutta l’Italia
La visione politica, dicevo. Quando si parla della candidatura di Mimmo Lucano con Luigi de Magistris si mette in primo piano la questione del cosiddetto modello Riace – che ha fatto parlare il mondo intero – e della conseguente inchiesta della Procura di Locri che ha dato il pretesto a Salvini, già ministro dell’Interno, di chiudere i progetti d’accoglienza a Riace.
Su quest’ultimo punto ne ho già parlato e basta spulciare in rete per capire che il provvedimento di Salvini fu illegittimo e l’inchiesta fa acqua da tutte le parti. Ma diamo tempo al tempo. Come sempre darà le risposte.
Tuttavia il punto cruciale è che il modello Riace non è solo un paradigma dell’accoglienza come volano di sviluppo e progresso – in sinergia tra loro – ma è una vera e propria visione del mondo. Il fulcro è sì l’accoglienza, ma questo è un tema intimamente legato con il concetto di autodeterminazione delle comunità locali. In quanto tale si declina in un’idea complessa e complessiva, che mette al centro la persona. Non l’oggetto né il profitto. O il consumo o il PIL. Non la competitività né la sopraffazione. O l’avere o il feticismo delle merci.
Mette al centro l’essere. Il mutualismo, la cooperazione. L’individuo che, posto in una società, diventa elemento dello stare insieme. Antropologia di una comunità che si autodetermina e non risponde a logiche di sfruttamento, ma mette al centro i bisogni individuali e collettivi, generando forme virtuose di socializzazione che superano i problemi attuali, come le disuguaglianze sociali, la cultura del sospetto, l’isolamento, la frustrazione alla base dello sfruttamento, il degrado ambientale e molti altri problemi con cui siamo costretti a convivere ogni giorno e che si sono originati e sviluppati in seno al liberismo (e poi neo-) economico.
Il “manifesto” di Mimmo Lucano
Questa visione ha funzionato nel piccolo comune riacese e qualcuno – tanti – parlando di “modello da esportare” non si riferiva certo al modello riacese di accoglienza, ma alla visione che ne sta alla base, intenta a superare dialetticamente l’attuale fase di imbarbarimento dovuta al dominio dello sfruttamento capitalistico.
Le elezioni in Calabria sono importanti per l’Italia. Perché se dovesse passare questa visione inclusiva, pubblica e comunitaria, sarebbe un modello – regionale – che funzionerebbe e farebbe da stimolo per altre comunità, da Sud a Nord.
In questo senso il libro di Mimmo Lucano “il fuorilegge”, uscito nell’agosto del 2020, tra storie personali intrecciate a storie più ampie, collettive, di lotte e fratellanze, si tratteggiano i contorni di quella visione del mondo che sarà alla base dell’agire politico della compagine guidata da De Magistris.
Non sarà certo facile. Costruire una squadra politica con una visione armonica, coerente, lucida, non è un gioco da ragazzi. Farlo in una terra in cui la ‘ndrangheta ha radici un po’ ovunque, inclusi gli uffici pubblici, lo rende un lavoro ancora più gravoso. Ma ci sono tutti i presupposti per un vero cambiamento. Non quello promesso da decenni – e continuamente disatteso – dai partiti di destra, centro o sinistra, ma accomunati tutti dall’aderenza al contenitore capitalistico.
Perché su questa cosa bisogna insistere parecchio: nell’arco parlamentare non c’è destra né sinistra. Questo concetto fu sposato dal M5S per propagandare le proprie idee populiste ed interclassiste, nascondendo opportunamente il fatto che anche loro (al vertice, lasciamo perdere la congerie confusionista della base) appartengono allo stesso contenitore. E s’è visto, in pochi anni.
Il progetto sposato da De Magistris, Lucano e da donne e uomini delle liste che li sostengono è tutt’altra cosa. E’ fuori da quegli schemi e basterà che la Calabria lo dimostri, dandogli fiducia, per voltare pagina. Una pagina storica.