Geek Vape: prova e confronto nel mio piccolo mondo di ECig

E’ da tanto che non scrivo su questo blog. Un po’ per ignavia e un po’ perché ne sono successe di cose in questi ultimi mesi, per cui ho dovuto, giocoforza, stabilire delle priorità e quella di aggiornare il blog, scrivere, interpretare, buttare giù qualche idea e qualche punto di vista, è crollato nelle ultime posizioni. Però oggi, contravvenendo alle mie priorità, ho deciso di riprendere l’esercizio dello scrivere, condividendo con voi – amati quattro lettori – le mie ultime novità in tema di svapo.

Facciamo un passo indietro

Ci eravamo lasciati qualche tempo fa, quando nell’articolo sulla sigaretta elettronica secondo me, recensivo un atom e una box acquistati un po’ per impulso e un po’ per seduzione – mi riferisco al kit Smok Mag 225W con atom TFV12 Prince – e il Moradin 25, che avevo montato dapprima su una Eleaf istick power e poi, quando ho mandato a quel paese il TFV12 (ricordate? Perdeva liquido anche quando era vuoto), sulla Mag 225W, che, però – bontà sua – aveva lo schermo che faceva le bizze e preannunciava già allora la sua prematura dipartita. E così, a pochi mesi dall’acquisto e nemmeno due mesi dopo aver scritto quell’articolo, mi ha lasciato definitivamente. Ed allora, dopo un paio di sventure con venditori infedeli, son passato ad una Vstorm trip mod che, pur se anonima nello stile, fa bene il suo dovere. Ma tra poco ci arrivo a recensirla.

Poi si sa, non tutto dura per sempre e così il mio amato Moradin ha iniziato a perdere. Purtroppo non son mai riuscito a trovare gli oring di ricambio, soprattutto quello interno e così ne ho adattato qualcuno alla bene e meglio. Riduceva sì le perdite, ma non le eliminava del tutto. Ma mi ci sono accontentato per mesi. Poi però l’infausto destino, quando s’accanisce, lo fa fino in fondo. E così il povero Moradin, dopo una rigenerazione azzardata, ha perso una delle sue torrette e ha concluso lì – un paio di settimane fa – il suo glorioso cammino in questo bizzarro mondo.

Ora, a quanto pare, l’azienda che produceva il Moradin (la Icloud Cig) pare essere svanita nel nulla e il suo capolavoro non è disponibile nei vari store on-line. E così, deciso a cambiare aria e a sperimentare nuove e diverse forme di svapo, ho optato – dopo lunghe analisi – per il Geek Vape Zeus X RTA (non quello con le mesh, mi piace restare sul classico).

Nella riorganizzazione generale delle mie attività di svapo, ci è entrato anche lo Steam Cave Aromamizer Lite RTA V1.5, perché volevo vedere se è vero che è un atom utilizzabile sia di guancia che di polmone e soprattutto perché spulciando nei vari forum e video sul tubo ho notato che tutti ne parlavano bene in termini di tenuta del liquido ed esaltazione dell’aroma.

E così la iStick power ha ospitato il Geek Vape Ammit RDA (per le calme serate di svapo di guancia e continui refilli), la Vstorm Trip si è beccata l’Aromamizer e – per associazione di marchi – lo Zeus è andato a finire sulla Aegis.

Ed eccoci qua, a commentare gli ultimi acquisti (ultimi si fa per dire, la Vstorm ce l’ho da novembre 2019) e scoprire – nella mia esperienza – quanto siano efficaci, semplici e gradevoli nell’utilizzo. Non commenterò la Istick e l’Ammit, sia perché ne ho già parlato in precedenza, sia perché – lo ribadisco ancora – sono due aggeggi perfetti: fanno bene il loro dovere e non mi hanno mai dato alcun tipo di problema.

Andiamo con ordine e vediamo come si comportano le box e gli atom che ci ho montato sopra.

La Vstorm Trip mod e lo Steam Cave Aromamizer Lite RTA V1.5

La Vstorm Trip mod e lo Steam Cave Aromamizer Lite RTA V1.5

Partiamo dalla box. Esteticamente molto anonima, ma fa benissimo il suo dovere. Può essere usata nei classici modi di cui ormai dispongono quasi tutte le box oggi in commercio: VW, bypass, VPC e, soprattutto, in TC (con parametri preimpostati in modalità acciaio, nichel e titanio, oltre alle modalità in M1 e M2, per parametri personalizzati). L’unico svantaggio è che in TC parte da una base di 30W minimi, il ché significa che difficilmente posso usarla con un atom di guancia o, comunque, con coil ad alti Ohm. A parte questo piccolo dettaglio, la box è davvero ottima. Se proprio vogliamo trovare una pecca, è fastidiosa solo l’apertura con sportellino magnetico per posizionare le batterie, le quali vanno incastrate nella box (la foto rende meglio l’idea).

Vstorm trip, particolare dello sportellino magnetico

In pratica, alla lunga, cambia e scambia, gli estremi delle batterie si logorano e siccome ci viene detto più e più volte che le batterie non integre sono pericolose, queste vanno cambiate spesso e a contribuire alla loro usura, come si evince da quanto appena detto, ci pensa anche la box. Tolto ciò, però, non c’è altro aspetto negativo, la box funziona, va bene in TC, i suoi calcoli li fa dignitosamente e non fa i capricci.

Ora passiamo all’Aromamizer

aromamizer

Lo Steam Cave Aromamizer Lite RTA V1.5 l’ho preso dopo aver visto qualche video e aver letto qualche recensione sui vari blog/forum sparsi per la rete. L’idea di fondo non è male, cioè quella di racchiudere in un solo atom due funzioni: il tiro di guancia e quello di polmone. All’atto pratico, però, è un atom da polmone (anche troppo) e da guancia va male, decisamente male. Però non perde una goccia, questa qualità gli va attribuita tutta.

Ce l’ho da un paio di settimane e l’ho usato in modalità sia da guancia che da polmone, usando quest’aggeggino che vedete in foto e che in pratica è un riduttore dell’aria, da inserire nel camino della sommità dell’atom, in cui passa il vapore. In pratica si mette dentro, sopra ci piazzi un drip tip da guancia, fornito nella confezione, e il gioco è fatto.

riduttore_aromamizer

Ciò, unito ad una regolazione dell’aria dalla ghiera, con aria chiusa al massimo, dovrebbe garantire uno svapo da guancia. Maddeché!

Il punto è che quest’atom è molto arioso nella sua parte inferiore ed interna, quindi raccoglie parecchia aria e, quando arriva in cima, nonostante la presenza del riduttore, l’aria ci passa lo stesso, con ciò rendendo perfettamente inutili tutte le riduzioni. Detto in termini più semplici, se fai passare l’aria a monte, è inutile che la fermi a valle, ormai ci è entrata e, o prima o poi, esce lo stesso.

Ad ogni modo è un discreto atom da polmone. Togliendo il riduttore e girando la ghiera con l’aria mezza aperta, entra comunque tanta aria, ma può andare.

Il vero difetto dell’Aromamizer

Il problema di questo atom, però, sta in un fattarello che si scopre alla prima rigenerazione. Pecca di scarsa alimentazione del cotone. Ora, dopo averlo rigenerato almeno 4 volte il primo giorno di utilizzo, e dopo svariate bestemmie, ho scoperto che il problema non sta solo nel fatto che quest’atom, a differenza del Moradin, pretende una rigenerazione perfetta, quasi maniacale (che ci sta, se vogliamo imparare a rigenerare bene), ma che – anche dopo aver rigenerato con dovizia di particolari, va in secca dopo qualche tiro. Perché? Perché il liquido non scende come dovrebbe e non alimenta per bene il cotone.

Anche usando liquidi 50/50 e anche dopo aver fatto prove con diverse qualità di cotone, questo non si alimenta. E così, grazie ai forum, si scopre che con quest’atom bisogna fare come si faceva con i vecchi atomizzatori, che pensavo fossero ormai estinti: capovolgerli ad aria chiusa.

Insomma, bisogna fare il refill (cioè ricaricare l’atom di liquido) con l’aria chiusa. Dopodiché capovolgere l’atom, attendere la discesa del liquido, aprire l’aria e ricapovolgere la nostra E-cig. Dopo aver notato che si formano le bollicine, allora vuol dire che il liquido è entrato a dovere nella vaschetta di raccolta da dove il cotone pescherà il liquido.

steam crave aromamizer lite rta smontato

Anche facendo ciò, si noteranno comunque dei tiri dal sapore di bruciacchiato. Per evitare ciò occorre rigenerare spesso l’atom, usando un cotone di qualità e ricordarsi di chiudere l’aria ad ogni refill. Una vera e propria seccatura (è il caso di dirlo), che rasenta la nevrosi se pensi che per rigenerare devi smanettare tanto e sporcarti le mani più del dovuto, perché, come si evince dalla foto che ritrae le singole componenti, devi: smontare l’atom, svitare il tappo di sotto, sfilare la coil, rimontarla di nuovo sulla box, rigenerarla, bagnarla di liquido, provare il tutto e poi insozzarti le mani per svitarla e rimetterla nel vano dell’atom.

Ma dio bono, chi ha progettato questa diavoleria? Fatto ciò devi pure ricordarti di chiudere l’aria, refillare, capovolgere, aprire l’aria e sperare che sia andato tutto bene. Insomma, se hai pazienza e tempo libero, è l’atom perfetto, sì, ma solo per imparare a rigenerare e inventare nuove e colorite bestemmie.

Tuttavia l’aspetto qualitativo di quest’atom è che produce un buon aroma, anche se – ribadisco – troppo arioso.

La Geek Vape Aegis Mod e il Geek Vape Zeus X RTA

geek vape aegis con zeus x rta

Preso dall’entusiasmo, ho acquistato il Geek Vape Zeus, perché – a detta di (quasi) tutti – è l’atom polmonare per eccellenza, perfetto in (quasi) ogni suo particolare. Poi, quasi orfano di una box imponente sul piano dell’immagine, che non passa inosservata, ai limiti della figaggine, nonché (apparentemente) solida e robusta, ho optato per la Aegis, non sulla base di argomentate analisi oggettive, ma solo perché è figa. Tutto qua. Poi sì, ci sta, è solida, si dice a prova d’urto, di polvere e d’acqua, ma questi aspetti sono trascurabili dinanzi all’imponenza dell’oggetto e alla figaggine dello schermo.

Tuttavia la box soffre di un banalissimo problema (secondo me) di progettazione fatta ad minchiam canis: lo sportellino per l’inserimento delle batterie. E’ scomodo, si chiude difficilmente, ma – soprattutto – non fa funzionare la box a dovere. Motivo? Non crea contatto, con l’ovvia conclusione che la box non funzionerà, non si accenderà. Ho notato che nei forum, specie quelli americani, se ne parla abbondantemente e che c’è stato persino chi ha provato ad installarci un altro firmware, pensando fosse un problema di software, con prevedibili effetti sul dispositivo e sulla garanzia del prodotto.

La soluzione (semplice) l’ho trovata in un video in cui si spiegava che bisognava staccare i contatti posti alla base dello sportellino, metterci uno spessore, incollare il tutto e provare a vedere se funziona. Al ché, armato di pazienza, ho staccato i contatti, ritagliato un pezzo di feltro dello spessore di 2 mm, incollato tra il vano e i contatti e ora la box funziona perfettamente e riconosce ogni tipo di batterie 18650, anche quelle che non riconosceva già dal primo giorno di utilizzo. L’unica pecca è che ho esagerato con lo spessore e ora lo sportellino si apre e chiude a fatica, però non si apre più accidentalmente come accadeva in passato.

Detto ciò la box è abbastanza parca nei consumi, ha le solite funzioni (VW, VPC, TC, ecc.), preimposta il TCR in base al tipo di filo, riequilibra in automatico l’energia tra le due batterie ed è davvero solida in caso di urti accidentali. L’ho usata al mare e qualche schizzo d’acqua non le ha dato fastidio. Però c’è da dire che pulire con un panno quella gomma di rivestimento della parte superiore e inferiore della box non è cosa agevole né simpatica da fare. I pelucchi restano appiccicati sulla gomma e toglierli è difficile. E infine, chi ha progettato la posizione dell’attacco del cavo USB proprio incollato all’atom e per giunta scavato di mezzo centimetro? Metterlo sotto carica non è il massimo della comodità.

Passiamo all’atom Geek Vape Zeus X RTA

geek vape zeus x rta in acciaio

Credevo di comprare chissà che, in realtà è un atom polmonare come un altro. Il vero vantaggio è che non caccia una goccia di liquido, manco a torturarlo. Su questo è perfetto. Non suda nemmeno, come la maggior parte degli altri atom. Insomma, se vuoi fargli uscire un po’ di liquido, lo devi rompere. Un altro vantaggio è che dà buone prestazioni anche con rigenerazioni fatte in fretta e furia e senza starci troppo a pensare su quanti mm ci passino tra una spira e l’altra o quanto cotone ci hai messo. Ciò perché ha una vasca di raccolta del liquido grande quanto un dripper, anzi, quasi quasi pure di più.

Detto ciò è un atom secondo me troppo caldo, nel senso che a qualsiasi watt o temperatura lo metti, il vapore sarà sempre caldo. Ho fatto qualche esperimento, piazzandoci sopra diversi fili di diversi spessori in SS 316 e in kanthal, con diversi range di watt e temperatura, sempre stando attento a non andare troppo sotto o troppo sopra, ma il vapore esce sempre caldo. Credo sia un fatto d’aria, perché quest’atom è l’esatto contrario dell’Aromamizer, che invece sviluppa un vapore troppo freddo, perché eccessivamente arioso.

Sto fatto che caccia vapore caldo secondo me ammazza un po’ l’aroma. Nel senso che se ci metti un tabaccoso te ne accorgi, sì, ma non ci stai lì tanto a rimuginare, ma se ci metti un cremoso, ti accorgi che il calore ammazza il sapore. Figurati con un fruttato.

Comunque, anche se non raggiunge i livelli di perfezione del Moradin, lo gradisco, non fosse altro che posso trasportarlo come mi pare e dove mi pare, con la certezza che non perde una goccia. E poi fare il refill (dall’alto) è facilissimo (e non serve chiudere l’aria), per via del tappo che anziché avvitarsi, si aggancia e sgancia con uno scatto.

Giusto per concludere

Non so se ho reso l’idea su quali siano i pro e i contro delle due box e dei due atom che ho appena commentato e non so dire con certezza se conviene o meno acquistarli. Però so che, nonostante i difetti, entrambi mi hanno insegnato a smanettare con fili, cotone e valori, di sicuro mi hanno portato a rimettermi in gioco e rimettere in discussione ciò che avevo imparato sulla rigenerazione. Perché il mondo dello svapo è affascinante, ricco e stimolante e ti porta a ricercare la perfezione soggettiva e a dimenticarti di quel brutto periodo in cui fumavi e non potevi manco controllare la temperatura della sigaretta!

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