L’estate 2020 è la stagione della tarantella. Perché è l’unico ballo che consente di mantenere le distanze sociali e, al contempo, di favorire i rapporti sociali e i momenti di svago. Se buona parte dei balli, quasi sicuramente, sarà vietata, la tarantella resisterà.

La stagione estiva è alle porte, con tutti i dubbi su come si svolgerà. A partire dal problema del turismo di massa, richiamato dall’industria del divertimento e dal mercato degli eventi che in diverse regioni del Sud Italia (in particolare in Puglia), nell’ultimo decennio, si sono strutturati, inglobando e trasformando sin dalla radice l’ambiente antropizzato e le tradizioni locali.

Non sappiamo come sarà la stagione estiva nel 2020. Se la Notte della Taranta o la Taranta Sicily Fest, giusto per dirne un paio, si svolgeranno comunque (con tutte le limitazioni legate ai distanziamenti sociali e alla profilassi sanitaria) o se le sagre e le feste patronali saranno in larga parte annullate. Ciò perché non tutti gli organizzatori di questi eventi hanno le risorse necessarie per pianificare e poi attuare misure così stringenti, che vanno a sommarsi alle misure legate alla circolare Gabrielli sulla sicurezza degli eventi pubblici. Già quest’aspetto, di per sé, ha portato diversi piccoli organizzatori ad annullare feste e sagre negli ultimi due anni. Cosa che avverrà sicuramente anche nella ventura stagione estiva.

Ma ho una buona notizia per gli amanti del ballo della tarantella, tammurriata o pizzica-pizzica. Nonostante il coronavirus, si potrà continuare a ballarle. Mi auguro non più nei grandi eventi, ma nelle piccole situazioni che maggiormente rispecchiano il genius loci di quel Sud autentico che tanto piace ai turisti ma che è stato scippato dal mercato dei grandi eventi di massa, distruggendone le specificità locali.

Si potrà continuare a ballare la tarantella perché è un ballo legato al distanziamento sociale, ossia al caposaldo delle prossime fasi di lotta al coronavirus. Si balla a distanza, non ci si tocca (quasi) mai e l’unico modo per corteggiare il proprio (eventuale) partner di ballo è guardarlo negli occhi, da lontano, però. Il corteggiamento è un’opzione, non la ragione del ballo, cosa che appare evidente nelle tarantelle calabresi e siciliane e in alcune tammurriate campane, di meno nella pizzica-pizzica salentina.

Ecco che i moduli coreutici della pizzica-pizzica, della tammurriata o della tarantella, necessari in una fase storica dominata dal patriarcato e dalle ferree leggi della civiltà contadina, oggi tornano utili per altre ragioni, legate alla sicurezza sanitaria.

Sarà solo sufficiente riorganizzare in senso più largo il cerchio di suonatori, ballerini e spettatori (detto rota in calabria o ronda in Salento) che si forma negli eventi pubblici per adeguare il ballo della tarantella alle misure sanitarie.

https://www.youtube.com/watch?v=faTQ3Mb0dIA

Ballo della tarantella calabrese a Riace (RC)

Nella tarantella calabrese ci si tocca di rado. Di solito nel ballo l’unico modo di toccarsi è prendersi per mano. Ma basterà evitare ciò per continuare a ballarla. Nella pizzica-pizzica salentina, invece toccarsi è quasi un divieto imperativo. Inoltre solo in alcune fasi del ballo è permesso avvicinarsi al partner, in una sorta di corteggiamento. Tuttavia sono sufficienti alcune semplici modifiche coreutiche per rendere tale ballo idoneo alle norme del distanziamento sociale.

Un momento del ballo della pizzica-pizzica salentina

L’unico dubbio è se quest’anno si riproporrà il ballo della pizzica-scherma, che è una sorta di combattimento in cui si mima, con le dita, l’uso di un coltello. Retaggio di antiche sfide di origine rom, poi fuse con i moduli coreutici della pizzica salentina. Il dubbio dipende dal fatto che nelle fasi del ballo gli sfidanti si avvicinano troppo e si toccano, per mimare l’accoltellamento e quindi dubito che questo modulo coreutico possa essere compatibile con le regole del distanziamento sociale, cosa che invece è possibile nel ballo di corteggiamento.

Il ballo della pizzica-scherma

Nella grande famiglia delle tarantelle, solo la tammurriata campana si è sviluppata in modo diverso, permettendo ai ballerini di toccarsi con più frequenza, anche con allusioni sessuali durante il ballo. Ciò non avviene sempre, e non in tutte le tammurriate (se ne contano sette, legate a diverse zone e diversi culti) ma solo quando i ballerini sono in un rapporto tale che consente loro di farlo. Tuttavia è l’unico ballo, nel Sud Italia, legato storicamente all’emancipazione femminile, anche se in un quadro prevalentemente patriarcale. Ciò è dovuto ad un diverso sviluppo economico-sociale della Campania rispetto al resto del Sud, legato più ai commerci che all’agricoltura, consentendo così una più evoluta modifica del tessuto sociale e delle conseguenti espressioni artistiche.

Nel resto del Sud le tarantelle sono rimaste immutate almeno finché è sopravvissuta la civiltà contadina. Dopodiché non si sono più sviluppate e sono state in un certo senso fotografate in una fase storica detta di folk revival (anni ’80-’90) legata al recupero delle vecchie tradizioni locali in chiave localista, come reazione alla globalizzazione, finalizzate però alla riproposta tale e quale, senza sviluppo legato alle trasformazioni socio-economiche attuali, cosa che ha consentito di far giungere fino ai giorni nostri tali aspetti del patrimonio culturale immateriale, ma con progressivi impoverimenti culturali, dovuti alla sempre più evidente mercificazione del folklore e scollamento dalla realtà sociale che li genera.

Tutto sommato però, ragionando in termini opportunistici, il fatto che buona parte della famiglia tarantella sia sopravvissuta secondo gli antichi moduli coreutici, è un bene, in quanto permette, oggi, di ballarla senza correre il rischio di entrare troppo a contatto col partner. E così possiamo indubbiamente affermare che la tarantella sarà, nelle sue accezioni locali e con i dovuti correttivi, il ballo predominante della stagione estiva 2020, come rimedio ed antidoto ai mali del coronavirus. Purtroppo non sarà lo stesso per il resto dei balli classici come liscio, mazurca, valzer, tango o – peggio – per i più recenti balli caraibici e latinoamericani. Chiaramente anche i balli contemporanei di massa (dance, house, minimal, ecc.) avranno forti limitazioni.

Insomma, quest’estate ci tocca ballare le tarantelle, a distanza e, se vogliamo sfruttarle per corteggiare, dovremmo sviluppare l’arte della seduzione a distanza, fatta di sguardi e mimica (e anche abilità nel ballare).

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