A 160 anni dalla nascita del grande poeta napoletano Salvatore di Giacomo (Napoli, 12 marzo 1860 – Napoli, 5 aprile 1934) vorrei ricordarlo pubblicando una delle sue poesie, forse la più bella, ma sicuramente la più conosciuta, anche al di fuori dell’area linguistica napoletana.
La poesia racconta i ricordi e le emozioni di due giovani innamorati che rammentano il loro primo incontro, a maggio, in un giardino profumato di rose. La dolcezza dei versi ricordano gli inizi della conoscenza tra i due giovani, dettati da un amore profondo, che supera i confini del tempo e dello spazio, ossia la lontananza. I due si ripromettono di incontrarsi nuovamente a maggio, per rinnovare il loro amore. Nella seconda parte l’autore racconta il nuovo incontro tra i due e la consapevolezza che il loro amore non si è interrotto, anzi, è vivido e profondo.
La poesia ricorda quasi le emozioni che suscita la lettura de L’Educazione Sentimentale di Flaubert, dove il giovane protagonista, Federico, s’innamora della signora Marie Arnoux e, nonostante le mille vicissitudini di una Parigi presa dalla rivoluzione anti-monarchica, le tante donne incontrate e il trascorrere del tempo, alla fine del romanzo, Federico, ormai anziano, incontrando dopo tanto tempo la signora Arnoux, anch’essa anziana, sente per lei lo stesso amore d’un tempo, di quando, da giovani, s’erano conosciuti.
L’amore nella sua forma più pura è sempre difficile da raccontare in prosa o in poesia. Ecco perché quando si è davanti ad un’opera che riesce a farlo, diviene immortale.
Era de maggio
«Era de maggio e te cadéano ‘nzino, a schiocche a schiocche, li ccerase rosse. Fresca era ll’aria, e tutto lu ciardino addurava de rose a ciento passe. Era de maggio; io no, nun mme ne scordo, na canzone cantávemo a doje voce. Cchiù tiempo passa e cchiù mme n’allicordo, fresca era ll’aria e la canzona doce.E diceva: “Core, core! core mio, luntano vaje, tu mme lasse e io conto ll’ore… chisà quanno turnarraje?” Rispunnev’io: “Turnarraggio quanno tornano li rrose. si stu sciore torna a maggio, pure a maggio io stóngo ccá. Si stu sciore torna a maggio, pure a maggio io stóngo ccá.” E so’ turnato e mo, comm’a ‘na vota, Nun se sana: ca sanata, |
«Era di maggio e ti cadéan sul grembo a ciocche, a ciocche le ciliege rosse. L’aria era fresca, e tutto il giardino profumava di rose a cento passi. Era di maggio; e io no, non me ne scordo, cantavamo, a due voci, una canzone. Più passa il tempo e più me ne ricordo, l’aria era fresca e la canzone dolce.E diceva: “Cuore, cuore! cuore mio lontano vai, tu mi lasci e io conto l’ore… chissà quando tornerai?” Rispondevo: “Io tornerò quando torneràn le rose. Se questo fiore torna a maggio, a maggio pure io sarò qui. Se questo fiore torna a maggio, a maggio pure io sarò qui”. E son tornato ed ora, come una volta, Non si sana: perché, se si fosse |
Il cantautore napoletano Roberto Murolo (Napoli, 19 gennaio 1912 – Napoli, 13 marzo 2003) ha ripreso la meravigliosa poesia di Salvatore Di Giacomo, musicata in origine dal tarantino-napoletano Mario Pasquale Costa, sottolineandone con la musica e la voce i passaggi più delicati e profondi, contribuendo così a diffondere l’opera del Di Giacomo e renderla una pietra miliare della canzone napoletana.