Pensioni e rivalutazioni, facciamo chiarezza

Da diversi giorni sto assistendo ad un curioso dibattito sulla rivalutazione delle pensioni, in cui ho sentito tutto e il contrario di tutto. C’è chi sostiene che le pensioni sono diminuite e chi, invece, dice che addirittura sono aumentate!

rivalutazione pensioni 2019 M5S

In questa immagine, pubblicata sul profilo Facebook di Carlo Sibilia, si sostiene che c’è un aumento rispetto agli anni del governo PD.

Qui invece si dice che il taglio alle pensioni c’è e sarà anche pesante! Ma chi ha ragione e chi ha torto?

Partiamo dall’inizio. La Legge 388/2000 (finanziaria 2001) disciplinava, tra le tante cose, anche le fasce per la c.d. perequazione delle pensioni.

Cos’è la perequazione?

E’ un meccanismo che lega l’aumento della pensione all’aumento del costo della vita stimato dall’ISTAT. Ok? Andiamo avanti.

Con la Legge n. 147/2013 (legge di stabilità 2014), voluta dal Governo Monti per ridurre il deficit dello Stato, come tutti sappiamo, si è messo mano anche al meccanismo di perequazione delle pensioni, riducendo di molto gli adeguamenti al costo della vita.

Quelle disposizioni di legge, però, erano a tempo determinato. Ossia si diceva che la riduzione degli adeguamenti delle pensioni doveva essere vigente solo fino al 31 dicembre 2018, dopodiché si sarebbe tornati alla normativa precedente (ossia alla L. 388/2000) e, di conseguenza, dal 1 gennaio 2019 ci sarebbero stati aumenti più consistenti sulle pensioni. Si capisce meglio da questo schema, preso da questo articolo che vi invito a leggere perché è molto chiaro sulla questione

rivalutazione pensioni 2019

La prima colonna fa un esempio dell’importo mensile della pensione. La seconda colonna dice qual è l’importo in base alla legge 147, la terza colonna indica l’importo in base alla legge attuale, la quarta colonna dice quanto avrebbe preso il pensionato nel 2019 se il governo non avesse toccato nulla. Infine l’ultima colonna dice quanto perde un pensionato con i provvedimenti dell’attuale governo.

Che ha fatto quindi il governo gialloverde?

Con la finanziaria 2019 ha prorogato le disposizioni contenute nella legge di stabilità del 2014 ma ha modificato i parametri, aumentando di 2 punti percentuali solo alcune fasce. In questo modo potrà dire che rispetto al 2018 ci saranno degli aumenti, ma scordando di dire che invece ci saranno delle forti penalizzazioni rispetto al regime che sarebbe dovuto tornare ordinario al 1 gennaio 2019.

Ma c’è di peggio! Questo sistema doveva entrare in vigore il 1 gennaio, ma è stato prorogato a maggio.

Perché?

Perché da gennaio ad oggi molti esponenti del governo erano impegnati nella campagna elettorale ed era scomodo farla con i tagli alle pensioni, per cui avrebbero perso voti. E quindi che hanno fatto i drittoni? hanno detto all’INPS: Aspetta, fai entrare in vigore i tagli a maggio, poi tanto chiederai gli arretrati. E così è stato. Manco il tempo di far chiudere le urne che i pensionati si troveranno non solo i tagli, ma anche la richiesta degli arretrati dal 1 gennaio 2019 ad oggi!

Il giochetto non riguarda le pensioni fino a 1.500,00 €, per cui la rivalutazione sarà piena (cioè dell’1,1%), ma riguarderà gli importi maggiori, che di certo non sono pensioni d’oro, ma spesso sono pensioni di chi ha faticato e versato contributi per una vita. Ma al di là del mero dato economico, quello che più mi sfava è la furbizia con cui il governo sta mischiando le carte in tavola e sta dicendo: con noi guadagnerete di più rispetto che con i governi precedenti. No, con voi i pensionati perderanno le rivalutazioni piene che dovevano entrare in vigore nel 2019! E meno male che proprio oggi Luigi di Maio ha detto, riferendosi alla lettera di risposta all’UE: Cancellate misure lacrime e sangue. No no, con voi le misure lacrime e sangue sono state prorogate. Questa è la realtà!

Perché questi tagli?

Si colpisce la classe media per fare cosa? Finanziare la flat tax e il reddito di cittadinanza. Al paese mio un politico capace è quello che sa scegliere chi aiutare, in base ai suoi ideali di fondo: di solito i liberisti aiutano i ricchi, mentre i socialisti si concentrano sui poveri. Aiutare gli uni e gli altri è impossibile, perché la coperta è corta e nella realtà non la si può allungare. O ti copri la testa o ti copri i piedi. Questa politica di illusione nel voler aiutare tutti è il frutto di un contratto di governo che ha avuto sì l’effetto di mettere d’accordo due partiti intenzionati a governare, ma oggi sta dando i suoi frutti: metterà in ginocchio la classe media e quella lavoratrice, che sembra essere l’unico bancomat del governo, e, di conseguenza, aumenterà il numero di poveri. Come se già non ce ne fossero abbastanza.

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