Disoccupati in Italia, la cicala la chiamano elefante

Breve analisi dei dati sui disoccupati nel 2019

L’ISTAT ha diffuso i dati su occupazione e disoccupazione relativi a marzo 2019, stimando un +0,3%, pari a +60 mila unità di occupati rispetto al mese precedente e il M5S esulta.

meno disoccupati dice il tempo

Ma le cose stanno davvero così? Se raffrontiamo i dati ad un periodo più ampio scopriamo che, di fatto, il saldo è pari a zero.

In altre parole è come se io avessi perso 100 euro al gioco del lotto, poi, all’ennesima giocata, avessi vinto 100 euro ed esultassi per il risultato ottenuto! Certo, rispetto all’ultima giocata perdente ci ho guadagnato, ma nel complesso non ho guadagnato nulla!

Però si sa che la prassi politica nell’epoca attuale è imperniata sulla percezione della realtà e non sul racconto di essa in modo più o meno obiettivo. Dico più o meno perché l’oggettività non appartiene all’agire umano in sé per sé, ma i dati vanno letti nel loro complesso e non parzialmente e soprattutto non si può mistificare la realtà, ossia chiamare elefante una cicalina.

Se andiamo a leggere i dati forniti da Eurostat, notiamo infatti che abbiamo avuto un -0,3% di disoccupati rispetto al mese scorso, ma da agosto a settembre 2018, per esempio, abbiamo perso lo 0,3%! E poi siamo davvero, come dice Il tempo, in vetta all’UE? No di certo, perché in termini relativi siamo pari ad Irlanda e Lituania (-0,3% anche loro), mentre in termini assoluti siamo praticamente il fanalino di coda accanto a Spagna e Grecia, visto che la media UE è del 6,4% di disoccupazione, mentre noi stiamo al 10,2%.

Questo schema elaborato da Eurostat rende meglio l’idea

dati disoccupati eurostat 2019

Occupazione e neet (inattivi)

Quindi cosa c’è da esultare? Io non esulto se penso che, sempre secondo l’ISTAT, il tasso di inattivi tra 15 e 64 anni è del 34,3% e che è rimasto tendenzialmente stabile negli ultimi mesi ma è aumentato in modo significativo nell’ultimo anno. In questo articolo ho fatto un approfondimento sui c.d. neet, ma qui mi preme rilevare che un alto tasso di inattivi, ossia di gente che non studia, non lavora, non cerca nemmeno un lavoro o non si forma per trovarlo, è un cancro per la società, perché il sistema economico si basa su circa 23,5 milioni di occupati, mentre sono circa 14 milioni gli inattivi.

Numeri da catastrofe, se pensiamo che a mantenere queste persone ci pensa un numero di lavoratori di poco superiore, che però si sobbarca il peso non solo del mantenimento collettivo (attraverso tasse e imposte), ma anche del mantenimento familiare e sociale nel suo insieme. 

Detto in termini più semplici, queste persone si cibano, si vestono, comprano uno smartphone, escono il sabato sera per locali con gli amici, mettono benzina nell’auto, tutto con i soldi di papà e a carico della collettività quando usufruiscono di servizi pubblici, ma non contribuiscono per un solo centesimo al reddito nazionale. Insomma, sono dei parassiti.

Le illusioni della crescita

Ciò detto, non credo che ci sia molto da esultare per dei dati di crescita molto flebili e per giunta contingenti. Si esulterà anche ad agosto, quando i dati sull’occupazione rileveranno una nuova crescita di uno zero virgola, poi ci si zittirà in autunno, quando l’esercito dei precari del settore turistico sarà rimandato a casa. Di nuovo si esulterà quando sotto Natale cresceranno di poco i consumi o quando, dopo mesi di stagnazione (dove si discuterà di nuovo di migranti o di gossip politico), la produzione industriale tornerà a crescere.

Ma nulla si dice sulla tendenziale stagnazione degli ordinativi industriali o della produzione industriale, che è colata a picco per tutto il 2018 e gli inizi del 2019, come nulla si dice sul fatturato complessivo dei servizi che non cresce o sulla pressoché inesistente crescita della vendita al dettaglio, specie alimentare. Nessuna critica sul fatto che crescono gli autonomi (+14mila, solo nell’ultimo periodo) ma che spesso sono di fatto lavoratori dipendenti assunti con P.IVA per evitare le tutele sindacali. Silenzio assoluto su tutto ciò.

Nessuna critica viene mossa ad un sistema globale basato sulla finanza la quale, per prosperare, succhia la linfa vitale di quel misero esercito di lavoratori produttivi che tengono in vita il sistema economico italiano, come nessuna parola viene detta sulla prossima crisi finanziaria imminente.

E’ questo che ci si aspetta dalla politica: correggere le storture del sistema economico globale ormai basato sullo sfruttamento del sistema produttivo. Nulla, niente critica, niente azioni in tal senso. Solo esultanza per una crescita che in realtà non è crescita e che presto sarà di nuovo recessione. E così via, per chissà quanto tempo ancora. 

In questo quadro non vedo cosa ci sia da esultare. Vedo invece un grottesco tentativo di mistificare la realtà e farci credere che le attuali politiche messe in campo dalla maggioranza siano efficaci e portino dei risultati.

L’unico risultato che vedo, però, è un saldo pari a zero in termini di disoccupazione, pochi lavoratori che mantengono una fetta di collettività parassitaria e un paese che nel complesso arranca. E se non crolla è proprio grazie a quelle 23 milioni di persone che ogni giorno si fanno il culo per non farci affondare, nonostante tutto, anche nonostante l’inconferenza del governo giallo-verde.

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