E’ primavera ma questi versi li dedico alla mia stagione preferita, quella dell’autocritica, del ripensamento, del torpore, del riposo casalingo dopo la stagione delle uscite, delle foglie che cadono dopo il profluvio del verde, a ricordarci che tutto è caduco, che l’autunno genera riflessione. E siccome la primavera genera riposo, non ho voglia di dedicarle un verso. Preferisco dormire…

Bianco salmastro d’un mare di cristallo
echeggia ancor nella mia mente
odor del mare d’estate
tra mille rivoli di calde giornate.
Tutto è finito e torna come
stagioni d’antica memoria
non più la spiaggia non più
il sole, cadon le foglie
ma nessuno le guarda.
Muore l’estate, giunge l’inverno
inesorabile nel buio divenire
cala il sole più presto che prima,
giunge la notte a cullar
i nostri affari, cadon le foglie
ma nessuno le guarda.
sapore di vino accompagna serate
svuotate le strade e presto
giunge malinconia
che, compagna fedele
conduce in lungo cammino
in l’estate e poi a te, autunno
con le foglie che cadon
ma nessuno le guarda.

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