Un’umile poesia dedicata al nettare degli dei.

mi rintano nel tuo mondo
onirico e sognante.
Sfuggo la realtà
fatta di gemiti e sospiri.
Mentre tu,
amico fedele,
lenisci le mie ferite
e mi rendi ebbro,
or che scrivo versi stolti,
figli di un sogno infame.
Ahi quanto vorrei
condurre un’equa vita,
abitudinaria e retta.
La ragione m’induce, sai,
a simili stoltezze,
ma la tua dolce mano
mi conduce,
ogni notte,
per le notti,
a vagar
tr’armoniosi prati
sospinti dal vento
sorretti dal sogno.
E la mattina
maledico te,
ma la notte
t’incontro,
ancora una volta,
come ogni volta.
E ti maledico,
mentre bacio il bicchiere.

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