Salvini ha dichiarato guerra agli ambulanti che ogni giorno vendono mercanzia varia sulle spiagge delle località turistiche d’Italia, emanando una circolare con ad oggetto Prevenzione e contrasto dell’abusivismo commerciale e della contraffazione. “Spiagge sicure – Estate 2018”. Cosa prevede la circolare? Perché la scelta di Arci Lecce di tutelare gli ambulanti e i clienti in caso di sanzioni ha destato le ire di Salvini?
Tutto ha avuto inizio quando il Ministro Salvini (con l’obiettivo di colpire gli ambulanti) ha annunciato la messa a punto di un piano chiamato spiagge sicure, a cui si è limitato solo a dare un forte impatto mediatico, dato che la circolare in oggetto richiama la Direttiva generale per l’attività amministrativa e per la gestione relativa all’anno 2018, pubblicata il 1 marzo 2018 dall’ex Ministro Minniti, mentre la sanzione (fino a 7.000 €, per cui si è parlato tanto) è prevista dalla legge n. 99/2009, la quale punisce con la sanzione amministrativa pecuniaria da 100,00 € fino a 7.000 € l’acquirente finale che acquista a qualsiasi titolo cose che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti e in materia di proprietà industriale (c.d. contraffazione). Tra l’altro non ha inventato nemmeno il nome, dato che fu trovato, nel 2014, dall’allora Ministro Alfano.
Le intenzioni di Salvini, almeno mediaticamente, sono quelle di rafforzare il controllo sulle spiagge prevedendo contributi economici per quegli Enti locali interessati, ossia quelli che gestiscono località marine i cui flussi turistici siano superiori a 500 mila presenze, sulla base dei dati del 2016, che vogliano aderire all’iniziativa.
In buona sostanza la circolare riprende provvedimenti già impostati dai precedenti Ministri, ma lascia l’onere del controllo e della repressione agli Enti locali interessati e alle rispettive polizie locali, i quali dovranno quindi subire un impegno in più, molto cospicuo in termini di utilizzo di risorse umane e strumentali, ma che riceveranno un contributo economico non meglio quantificato e probabilmente insufficiente a coprire anche solo l’assunzione di pochi ausiliari. Difatti nella circolare si legge che i comuni, o da soli o in concerto con altre amministrazioni, dovranno garantire un presidio diffuso e sistematico sugli arenili e nelle relative strade di accesso. Vien da sé immaginare che in una qualsiasi località marina le strade di accesso al mare sono così tante e le coste così lunghe che rispettare la circolare, prevedendo un cospicuo impiego di uomini e mezzi, è praticamente impossibile.
Ma non è questo il problema.
Il problema maggiore, che rappresenta la debolezza nonché la confusione concettuale che si evince nella circolare, sta nelle definizioni e in ciò che nelle intenzioni del proponente si vorrebbe contrastare, ossia la produzione, la diffusione e il consumo di merci contraffatte, nonché l’abusivismo commerciale.
Insomma, secondo Salvini si dovrebbe agire contro:
- chi opera abusivamente, ossia privo di Partita IVA e licenza comunale.
- chi produce, vende e compra prodotti contraffatti;
L’abusivismo commerciale
Al di là di quanto enfaticamente raccontato tramite i mezzi d’informazione, non verranno colpiti tutti gli ambulanti, ma solo una piccola parte. Facciamo tre distinti esempi, giusto per capire meglio di cosa stiamo parlando.
Esempio n. 1. L’ambulante marocchino che vende materassini, salvagente, ciambelle e braccioli, che possiede regolare Partita IVA e licenza concessa dal Comune in cui ha sede la ditta, potrà continuare a vendere la sua mercanzia, dato che non si tratta di prodotti contraffatti, ma di prodotti generici regolarmente acquistati da un fornitore. Ora, se la merce è, per esempio, pericolosa perché priva del marchio CE oppure acquistata in nero, questo è un problema che esula dalla normativa in oggetto, la quale punta a colpire la contraffazione e non l’evasione fiscale o la conformità dei prodotti alle direttive europee sulla sicurezza dei prodotti.
Esempio n. 2. L’ambulante italiano che vende cocco bello e cocco fresco o acqua fresca, gelati e mandorle fresche, che lo fa giusto per sbarcare il lunario e che vediamo sulle nostre spiagge sin da quando eravamo bimbi, ma che non ha regolare licenza o Partita IVA, sarà colpito dal provvedimento e quindi chiunque comprerà da lui potrà rischiare l’applicazione della sanzione mentre a lui saranno sequestrati i prodotti nonché i proventi dell’attività. Tra l’altro rischia anche provvedimenti da parte dell’ASL di competenza, dato che non può vendere prodotti manipolati (per esempio il cocco tagliato o le mandorle sciacquate e imbustate) senza possedere i requisiti di cui all’HACCP in materia di sicurezza alimentare.
Esempio n. 3. Il ragazzo senegalese che vende braccialetti, collanine, occhiali da sole e altra mercanzia varia, se è regolarmente assunto dall’Azienda che gli rifornisce la merce, potrà continuare a lavorare senza problemi, se invece è irregolare, ossia lavora in nero e senza alcun titolo (come nell’esempio precedente), allora subirà gli effetti di cui al provvedimento, per abusivismo commerciale.
Quindi è scorretto dire che tutti gli acquisti in spiaggia saranno colpiti dalla sanzione. Perché non tutti sono irregolari o vendono merci contraffatte.
La contraffazione
Per quanto riguarda il concetto di contraffazione, saranno colpiti solo quegli ambulanti e i rispettivi clienti che trattano prodotti di imitazione che replicano, senza autorizzazione, un prodotto o un marchio originale. Così, ad esempio, chi vende o acquista scarpe o indumenti con impressi marchi famosi, a prezzi stracciati (e quindi molto probabilmente contraffatti) sarà punito con l’ammenda di cui alla legge sopra citata oltre che, penalmente, per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.).
Tuttavia la circolare lascia un po’ perplessi su due aspetti.
Si punisce la contraffazione solo sulle spiagge
Ossia colpire gli ambulanti
Anzitutto perché premiare con contributi economici solo quei comuni costieri che aderiscono alla lotta contro la contraffazione quando, in realtà, il grosso delle vendite di prodotti contraffatti avviene in città, persino in negozi con regolare licenza, lungo le vie più affollate dei centri urbani e, in genere, in tutti i luoghi turistici, siano essi costieri o meno? Quindi, secondo questa circolare, solo i comuni costieri (e non tutti, solo quelli con molte presenze turistiche) riceveranno i fondi, mentre gli altri dovranno vedersela con le proprie finanze.
Ma il problema principale è un altro ed è il problema che ci dà contezza di quanto questi provvedimenti siano finalizzati solo ad ottenere consensi e non – come dovrebbe essere – a contrastare efficacemente il fenomeno della contraffazione.
Si punisce solo l’ultima ruota del carro
Salvini e il suo Senatore Marti, dopo aver saputo che ARCI Lecce ha dichiarato di voler fornire gratuito patrocinio a tutti quelli che verranno colpiti dai provvedimenti sanzionatori, hanno prontamente dichiarato: Sulle nostre spiagge ogni giorno vengono smerciate quantità industriali di oggetti contraffatti che danneggiano la nostra economia e i nostri commercianti. La lotta per la legalità comincia proprio dalla strada e da queste situazioni su cui si è sempre chiuso un occhio. Chi ci perde ogni volta che compriamo un articolo di un ambulante abusivo? La nostra economia, le imprese oneste e lo Stato che non intasca le tasse di un articolo venduto in nero. Tra l’altro molti degli oggetti venduti in spiaggia non sono a norma e spesso rischiano di essere dannosi per la nostra salute. L’Arci dovrebbe lottare per la legalità sulle nostre spiagge e altrove. È solo il rispetto della legge che può garantire i commercianti onesti e la salute dei cittadini. Dire che si è disposti a dare assistenza legale gratuita a chi non rispetta le leggi significa essere dalla parte dell’abusivismo, del lavoro nero, della contraffazione, dell’irregolarità e di chi non paga le tasse. Non ci può essere tolleranza con tutto ciò che alimenta un mercato nero devastante per lo Stato e le imprese oneste”.
Come dargli torto? Già. Peccato che confonda abusivismo con contraffazione, che nella sua analisi manca un qualsivoglia cenno a chi produce e importa le tonnellate di prodotti contraffatti e pericolosi nel nostro territorio e che non fa alcuna differenza tra ambulanti regolari e irregolari.
Nemmeno un cenno alla presenza, massiccia, costante e in vortiginoso aumento, di negozi gestiti dai cinesi che vendono le proprie merci, all’ingrosso, agli ambulanti o che, come tutti sappiamo, non rilasciano una ricevuta fiscale nemmeno se la pretendiamo. Niente. Sembra quasi che l’intento di Salvini sia quello di colpire l’ultima fase di un lungo processo che vede come protagonisti i produttori di merci contraffatte (che si trovano in Cina ma anche in Italia, in stabilimenti gestiti da cinesi), gli importatori, i grossisti, i negozianti (per non parlare della criminalità organizzata) e, solo infine, gli ambulanti. Questi ultimi sono la parte finale di un processo ben più complesso e colpirli significa non scalfire minimamente il sistema economico che sta dietro alla contraffazione. Ma tant’è. Non si parla di cinesi in Italia, perché sono mediaticamente meno appetibili dei senegalesi che vendono braccialetti sulle spiagge. Non si parla di quante tonnellate di merci contraffatte vengono prodotte a Prato o importate nel porto di Napoli, perché sarebbe troppo complicato da spiegare. L’ambulante è il bersaglio perfetto di una politica che mira al consenso e non alla risoluzione dei problemi.
Qualcuno potrebbe obiettare che è ancora troppo presto per criticare il Governo su quest’aspetto e che l’attuale provvedimento è dettato dall’urgenza di rendere più sicure le spiagge. Certo, ma gli atti parlano chiaro. La circolare fa sì riferimento alla produzione di merci contraffatte, ma si concentra solo sulla lotta agli ambulanti, così come le parole di Salvini sono tutte protese a mettere in luce solo l’ultima fase di un processo più complesso, la fase che tutti vedono con i propri occhi e che possono quindi percepire con i sensi e reagire con la pancia. Parlare del sistema economico che sta dietro alla contraffazione richiede uno sforzo cognitivo sproporzionato rispetto ai risultati attesi e non provoca consensi immediati né tifo da stadio, così come parlare della silente invasione cinese diventa impopolare, dato che i cinesi vengono spesso visti come quelli che ripopolano le aree commerciali, pagano le tasse e quindi fanno del bene all’economia italiana, senza però curarsi di comprendere che il loro sistema economico, qui, si basa sull’importazione massiccia di prodotti di scarsa qualità, spesso contraffatti e che i proventi delle vendite di tali merci non vengono spesi in Italia, ma spostati in Cina, in particolare presso ICBC e Bank of China, che tra l’altro sono tra le 10 banche con la maggiore capitalizzazione al Mondo. Quindi, in questo sistema di economia reale che vediamo crescere ogni giorno e per cui restiamo impassibili, noi, in Italia, non ci guadagniamo nulla, anzi, contribuiamo a indebolire sempre più la nostra economia. Quindi gli ambulanti sono il falso problema, mentre il vero problema non viene minimamente preso in considerazione né dalla politica né tanto meno dai media.
Ma come si può spiegare tutto questo (e attenzione, ho solo toccato la superficie) senza rischiare di non ottenere consensi o di trovare flebili reazioni da parte dell’elettorato? Salvini, come spesso si è detto, è perennemente in campagna elettorale e il suo scopo non è quello di gestire il suo Dicastero, ma di salire nei sondaggi con l’obiettivo di governare da solo.
Per chi è arrivato in fondo all’articolo, un paio di regali:
Qui trovi la circolare del 11 luglio 2018
Qui una riflessione su un paio di fatti di cronaca relativi ad ambulanti nel Salento
Buona lettura.