Siamo il popolo della spazzatura

Ogni giorno, nei miei continui spostamenti, vedo sulle piazzole di sosta o nelle campagne o nelle periferie dei paesi tonnellate di spazzatura abbandonate così, alla bene e meglio. I più virtuosi tra gli sporcaccioni lasciano l’immondizia abbandonata nei sacchetti di plastica – in modo da facilitarne la raccolta – mentre il resto di quei luridi, zozzi, criminali e imbecilli, abbandonano le proprie schifezze così, in bella vista, senza curarsi nemmeno di raggrupparle in un misero sacchetto.

Ed è così che mentre passeggio allegramente per le periferie mi ritrovo, tutto accatastato, bucce della frutta e componenti di vecchi PC, tubetti di cosmetici vuoti e carcasse di elettrodomestici, vecchie scarpe e bottiglie di birra.

Mi sono sempre chiesto il motivo che spinge questi dementi ad accollarsi il rischio di:

  • prendere la spazzatura
  • caricarla in macchina (a vista, senza sacchetti)
  • attendere il momento propizio
  • scaricarla nelle campagne e scappare via, come dei ladri

Quando poi sarebbe più facile raggrupparla per tipologia e fare la raccolta differenziata. Che poi la raccolta differenziata si fa pure porta a porta, quindi ci risparmi pure la benzina e non hai bisogno di spostarti da casa! E se penso che i rifiuti speciali passano a ritirarli a domicilio e ti è sufficiente prenotare il ritiro via web, comodamente seduto davanti al tuo cazzo di PC o di telefono, mi chiedo come mai sei così deficiente da non saperlo.

Tra l’altro appare assai curioso che quando pizzicano questa gente (già, perché qualche comune avveduto piazza le fototrappole in campagna e spesso becca gli sporcaccioni), poi vai a scoprire che sono gli stessi che sui social esprimono il proprio apprezzamento per la terra in cui vivono, sostenendo che è la più bella del mondo. Non sono mai riuscito a capire l’associazione tra l’apprezzare e il deturpare un territorio.

Detto ciò, il punto di quest’articolo è: siamo un popolo di spazzaturai incalliti. Abbiamo ormai insito nel nostro DNA il concetto del compra&getta, per cui appena acquistiamo qualcosa si scatena nel nostro subconscio un meccanismo per cui quella cosa, prima o poi (anzi, più prima che poi) dobbiamo gettarla via per far posto a qualcos’altro da comprare e poi gettare, e così via. Sarà ciò l’origine e l’effetto del consumismo? Non so, ma sicuramente è una causa e conseguenza del proliferare di tanti negozi di cinesi!

Le cineserie da quattro soldi

Pensiamoci un attimo. Fermiamoci a riflettere. Lo sappiamo benissimo che le cacate cinesi durano al massimo un giorno. E allora perché compriamo un cellulare che costa 80 euro e all’inserimento della SIM non funziona o una valigia che costa 13 euro e appena ci carichi 2 maglioni pesanti si spacca? Perché prendiamo quel paio di jeans che costano 8 euro e che, appena messi, ci fanno così tanta allergia che la pelle sembra mandarci affanculo? Perché compriamo quel cavetto USB a 2 euro che quando ci attacchi il telefono lo carichi solo se bestemmi la madonna e se lo tieni posizionato in diagonale mentre speri di non muoverlo manco di un millimetro, sennò non carica? Perché poi, in fondo, ci giustifichiamo dicendo: vabbè, costa poco, al massimo lo getto via?

Avete mai pensato a quanto durano oggi le lampadine alogene? Non fai in tempo ad avvitarle ad una lampada che già si fulminano. Voi penserete: vabbè, costano solo un euro. Ma sticazzi no? Un euro per 2 minuti di funzionamento non mi pare un grande investimento! E poi, ancora, perché quando vi arriva un ordine da internet prendete e buttate via la scatola? Quella scatola sarà costata al produttore – chessò – 1 euro? E il ciclo di vita di quella scatola di quanto sarà stato? E’ partita, ha fatto qualche km, è arrivata a casa vostra e voi che fate? La buttate. Lo stesso vale per la plastica della merendina o per la bottiglietta d’acqua da 0,20 litri. Voi andate a comprare una bottiglia d’acqua da 20 centilitri, la bevete in mezzo sorso, la buttate e avete già prodotto spazzatura. Ma ci rendiamo conto della follia di tutto ciò? Quando vi propinano una bottiglia d’acqua da 20 cl e voi la comprate vi rendete conto di quanto siete scemi?

Consumare subito e gettare

Ci rendiamo conto che il ciclo di vita di un sacchetto di una merendina o di una bottiglietta d’acqua è più breve del coito di un italiano medio? Per non parlare di quando andiamo al bar e chiediamo un bicchiere d’acqua. Se ce la danno nel vetro storciamo il naso, mentre nella plastica va bene. Un sorso d’acqua e – ops – abbiamo già prodotto immondizia! E una birra da 0,33 cl quanto dura? Il tempo di una chiacchiera e già è diventata spazzatura. Se penso che siamo un popolo nato dalla civiltà contadina, in cui il culto del risparmio e del riuso era insito nel DNA dei nostri nonni, mi vergogno per ciò che siamo diventati. Se penso che una volta il vetro era così prezioso da essere vuoto a rendere, mentre oggi è tutto vuoto a perdere, mi rattristo per quante risorse gettiamo via, senza accorgercene.

E quindi quotidianamente stupriamo l’ambiente in cui siamo nati e in cui mettiamo al mondo figli che – forse – sarebbe meglio non far crescere. Perché li stiamo crescendo con il culto della spazzatura, quando noi – ormai in avanzata età – siamo cresciuti con genitori e nonni che conservavano tutto, perché non si sa mai se potrà servire. Ma forse i nostri figli, un giorno, sputandoci in faccia, conserveranno quel pezzo di plastica e ci dimostreranno che tutto serve, tutto si riusa, niente è immondizia.

Me lo auguro, davvero, mi auguro che i vostri figli sputino sulla faccia vostra, sporcaccioni di merda.

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