Niente. Non c’è nulla da fare. Ho provato a leggere (due volte) il libro di Allen Carr è facile smettere di fumare se sai come farlo. Alcune tra le persone che conosco hanno smesso dopo aver letto (e compreso) il libro, che – tra parentesi – ritengo molto interessante nel far leva su alcuni macigni psicologici che ci portano a sedimentare alcune abitudini (o vizi che dir si voglia). Ho provato pure con la sigaretta elettronica. Risultato: ora continuo a fumare e ci ho aggiunto pure la sigaretta elettronica nei tempi in cui prima non fumavo. Quindi, di fatto, fumo di più. Ma in fondo lo ammetto, un poco (ma poco) sono svogliato a smettere. E poi, quando scrivo fumo. E quando fumo…non scrivo, ma vabbè, volevo rendere poetica una figura che di poetico ha poco (cioè, fumare). Allora sai che faccio? Pubblico una poesia sul fumo. Non per invogliare qualcuno a farlo, ma solo perché una notte mi è venuto di scriverla. Sicché, la pubblico.

Fumo

un odore acre
si spande per la stanza
mentre i rivoli di fumo
colorano di grigio
le bianche mura
e le basse volte.
Una sigaretta
e un’altra ancora
mentre mi pento
ch’è già mattina.
Albeggia lungo le finestre
e i galli, co’ loro cantare
m’inducon a desistere
mentre la mente
nell’anima conflittuale
perenne mi chiama
a regolar sonno
e membra riposo.
Eppur son qui
a scriver inutili versi
solo per me
solo per dirmi
ch’è mattina.
Vado a dormire
non prima di scrutar
la cenere
che ultima si posa
nella creta smaltata,
ad accompagnar
altre cicche
di quotidiana memoria.

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